Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Superati i mille contagiati e quota cento tra i sanitari «Piano tamponi» in difficoltà
Cinque morti e quarto positivo nelle case di riposo. Test alle commesse
Mille contagiati complessivi,
VENEZIA di cui cento trai dipendenti. Nell’ormai quotidiano conteggio della diffusione del corona virus, al Veneziano è toccato ieri superare due quote simboliche, pur confermandosi la provincia con meno casi tra le «grandi» del Veneto (escluse Belluno e Rovigo). Secondo il bollettino serale dell’Azienda Zero, in provincia ieri c’erano infatti 1031 persone positive al Covid-19, 55 più di venerdì (34 nell’Usl 3 e 21 nell’Usl 4); 297 ricoverati, in crescita di 11 in ventiquattr’ore, anche se calano di 4 (da 66 a 62) quelli in terapia intensiva; quest’ultimo dato, però, va purtroppo collegato anche a quello dei decessi, che ieri sono stati cinque, 4 al «Covid Hospital» di Dolo e uno a Mirano.
I contagi crescono, ma in frenata. Anche perché è in corso un massiccio «piano tamponi» da parte delle due Usl, la 3 e la 4, secondo le indicazioni del governatore Luca Zaia. L’azienda sanitaria Serenissima ha finora sottoposto al test 2303 dipendenti su 7338 (più o meno un terzo, di cui però circa 900 erano già stati controllati a causa di contatti con persone positive) e sta procedendo, in parallelo, al piano «extraospedaliero», che riguarda medici di base, pediatri, operatori di strutture per anziani, guardie mediche, specialisti ambulatoriali e anche farmacisti: a Chioggia sono stati eseguiti già una settimana fa 189 tamponi, 554 a Mestre, mentre sono in corso i 602 nel territorio di Mirano-Dolo (mancano un paio di giorni). In Veneto Orientale sono stati invece «tamponati» 1084 dipendenti su 2461, a cui ne vanno aggiunti altri 1200 circa sul resto della popolazione. Seppur anche in questo dato ben lontani dai casi più drammatici, nell’Usl 3 sono stati trovati 81 sanitari positivi (11 medici, 30 infermieri, 19 oss, 9 operatori di comunità, 12 di altri settori, amministrativi compresi), 24 nell’Usl 4, per un totale di 105. La Uil regione ha chiesto a Palazzo Balbi di avere tutti i dati su contagi e ricoveri del personale, diviso per Usl.
Il piano prevede di concludere i test già ipotizzati (nell’Usl 3 si parla di oltre 11 mila tamponi), ma sono state aggiunge anche altre categorie oltre a quelle sanitarie: le forze dell’ordine, il personale sanitario dell’Inail, i soggetti dei servizi essenziali, partendo dalle commesse dei supermercati, che sono altrettanto esposte. C’è poi l’attività quotidiana, con circa 60-70 tamponi tra sintomatici del pronto soccorso e dei reparti, 200 richiesti da medici di base e pediatri e altri del Dipartimento di Prevenzione. Inoltre a Mestre e Venezia arrivano anche i tamponi dell’Usl 4, che non ha un proprio laboratorio in grado di processarli. «Stiamo procedendo rapidamente con il coinvolgimento di diverse unità operative», assicura il direttore generale dell’Usl 3 Giuseppe Dal Ben.
Ma questa montagna di test sta ingolfando il sistema. Perché è facile dire «20 mila tamponi al giorno», come ha fatto Zaia, assegnandone 1800 quotidiani all’Usl 3, ma poi servono personale e macchinari. Il primo è in arrivo, tanto che sono stati assunti 12 tecnici di laboratorio e si punta a fare
un lavoro H24 con tre turni giorno e notte. Quanto ai macchinari, già oggi dovrebbe esserne attivato uno per il pronto soccorso, che diventerà così autonomo e in grado di dare l’esito in un paio d’ore; un altro doveva entrare in funzione a inizio settimana e si spera lo faccia la prossima. «Altrimenti la quota di tamponi al giorno resta di 700 e servirebbero settimane per avere la risposta - dice Daniele Giordano (Cgil-Fp) - E infatti i tempi si stanno drammaticamente allungando». Non è facile anche l’approvvigionamento di kit e reagenti, che rischiano di fare la fine delle mascherine: introvabili.
Dopo Centro Nazareth, Fatebenefratelli e una struttura a Mira, ieri si è verificato il quarto caso di positività nelle case di riposo veneziane, a Fiesso d’Artico: contagi che hanno costretto anche 25 operatori all’isolamento fiduciario. «Gli operatori delle case di riposo stanno facendo un lavoro eccezionale - dice Francesco Menegazzi (UilFpl) - Idem il personale dell’assistenza domiciliare». La Cgil ha invece chiesto che siano le Usl, che pure non avrebbero competenza, in molti casi dei Comuni, a coordinare il reperimento dei dispositivi di protezione, «per evitare che vi siano Ipab che riescono a reperirli e altre che invece, a causa dei ritardi o delle piccole dimensioni, non siano in grado di proteggere adeguatamente ospiti e operatori».
Nuovi macchinari
A breve in funzione uno per i tamponi del pronto soccorso e uno per quelli generali