Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Terroristi kosovari liberi a settembre
Confermata la condanna in Cassazione, ma si avvicina il fine pena per due di loro
VENEZIA Dake Haziraj e Fisnik Bekaj sono stati condannati in via definitiva a 4 anni, ma questo significa che a settembre, grazie agli sconti, dovrebbero uscire dal carcere. Dovrà invece aspettare il 2021 Arjan Babaj, l’ideologo del gruppo, che aveva invece avuto una pena di 5 anni. Ieri la Corte di Cassazione ha confermato le condanne dei giovani kosovari accusati di aver creato a Venezia una cellula dell’Isis che sarebbe stata pronta anche a fare un attentato.
VENEZIA Prima il settimo atto aggiuntivo, che qualcuno aveva letto come uno stop alle opere complementari, con l’ipotesi di togliere la «regia» degli interventi al Consorzio Venezia Nuova e trasferirla al Provveditorato alle opere pubbliche. Poi il piano dei lavori degli stessi commissari del Cvn, che avevano adombrato come a rischio le opere di compensazione ambientale, chieste dall’Unione Europea proprio per mitigare gli impatti sulla laguna delle dighe mobili, se non verranno erogati i fondi mancanti per concludere l’opera: ovvero quel miliardo e 101 milioni di euro, di cui 570 ancora solo sulla carta. Ipotesi che già nei giorni scorsi i senatori del M5s Mauro Coltorti, presidente della commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama, e Orietta Vanin scongiuravano e su cui ieri sono arrivate due nuove censure: quelle della consigliera comunale pentastellata Elena La Rocca e dei Verdi.
«Non possono essere stralciate tout court dal progetto le opere di mitigazione, che servono a ridurre l’impatto di milioni di metri cubi di cemento sulle tre bocche di porto», dice La Rocca. «Tali opere non sono facoltative, ma un obbligo che lo Stato italiano si è assunto nei confronti dell’Ue per chiudere l’ennesimo contenzioso legale in materia ambientale», sottolineano invece i Verdi, denunciando i ritardi e proponendo la «chiusura della gestione fallimentare del concessionario unico» e il ripristino del Magistrato alle Acque. Il provveditore Cinzia Zincone precisa però che quella parte non è assolutamente cancellata, ma è anzi prioritaria. «Le opere di mitigazione sono importantissime e in tutti questi anni abbiamo insistito sempre per farle andare avanti - spiega Zincone, che proprio nei giorni scorsi aveva chiesto ai commissari di rivedere il cronoprogramma che le posticipava fino al 2023 - L’ipotesi di sottrarle al concessionario, ancora da verificare, è un ultimo tentativo per farle, non per non farle». Zincone aveva anche scritto a Coltorti e Vanin per negare un’altra accusa, quella che il settimo atto aggiuntivo fosse una sorta di «condono» nei confronti delle cause contro le vecchie imprese per i lavori fatti male. «Abbiamo ripagato questi danni pur di andare avanti, ma solo come anticipazione di spesa rispetto alla responsabilità che verrà accertata - scrive il provveditore - Abbiamo chiesto, prima di mettere in campo altro denaro, almeno una diffida alle imprese esecutrici». La parte transattiva proposta – ma non ancora accettata dai commissari – riguardava invece l’azzeramento tra le penali che avrebbe potuto chiedere il Provveditorato e le riserve del Cvn.
Intanto lo scontro tra l’ufficio del Mit e il pool di imprese si è spostato sulle cerniere. Il Cvn ha infatti presentato nelle scorse settimane il progetto di ritensionamento delle 10 barre d’acciaio che legano ognuna delle 156 parti «femmina» ai cassoni, del valore di 4 milioni. Ma il Provveditorato ha chiesto documenti, ritenendola una spesa non prioritaria. Il Consorzio ha però sostenuto che fosse un intervento urgente, oltretutto già previsto dopo 3 anni, altrimenti c’è il rischio che entri acqua nei cassoni. Prossima riunione il 29 aprile.