Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I guariti dal virus superano i malati Dal Ben: mai mandato positivi nelle Rsa Ematologia si allarga «Area Covid resta a Dolo»
Molti negativizzati nelle case di riposo. Ieri però contagi in risalita, focolaio al Policlinico San Marco
Lo sforzo di questi due mesi è stato quasi tutto concentrato alla guerra contro il coronavirus. Ma la sanità veneziana (e non solo) guarda anche avanti e il direttore generale Giuseppe Dal Ben e il suo staff hanno deciso di «approfittare» della situazione di emergenza per dare il via a un piano di revisione dell’intero Ospedale dell’Angelo di Mestre. Complice infatti lo stop alle attività in molti reparti, si è deciso di avviare un «domino» che parte da una necessità cruciale – allargare gli spazi del reparto di Ematologia, il cui lavoro è in costante crescita – e dalla possibilità di creare così dei «poli funzionali» di altre specialità. «Da tempo era sentita l’esigenza di offrire al reparto spazi più ampi e adeguati per consentire lo sviluppo dell’attività di trapianti allogenici - spiega il dg Dal Ben - Contiamo di completare la riorganizzazione prima dell’estate: ci potrà essere qualche disagio per l’utenza, che cercheremo di ridurre al minimo, ma restituiremo un ospedale migliore».
Ematologia si sposterà così dall’attuale 5° piano al 6°, al posto dell’Ortopedia. Ma saranno interessati anche la Nefrologia, la Geriatria e la Gastroenterologia. «Al 2° piano avremo finalmente - spiega Chiara Berti, direttore dell’Ospedale - un settore tutto dedicato alla BreastUnit, con chirurgia del seno e Chirurgia plastica. Al 5° piano metteremo insieme Neurochirurgia e Ortopedia, per la gestione congiunta dei traumatizzati che necessitano di interventi chirurgici». Sempre allo stesso piano la Nefrologia, la Medicina e la Gastroenterologia daranno vita ad un polo internistico. Un’altra area omogenea della chirurgia di Testa-Collo si realizzerà al 6° piano, con Otorinolaringoiatria, Chirurgia Maxillo-facciale e ’Oculistica».
Dal Ben ieri ha poi ribadito che l’ospedale di Dolo, passata l’emergenza che lo ha trasformato in Covid Hospital, tornerà pian piano alle sue funzioni originarie. Resterà un’area – «ricavata in uno spazio attualmente vuoto», ha precisato – dedicata ai pazienti malati di coronavirus che dovessero continuare ad arrivare. Una risposta alle preoccupazioni di sindaco e politica.
VENEZIA Le due curve sono state convergenti per settimane e ora il momento «simbolico» tanto atteso è arrivato. Ieri nel Veneziano il numero dei guariti dall’inizio dell’epidemia ha superato quello degli attualmente positivi: i primi sono infatti 1.069, i secondi 1.035. Il sorpasso è uno dei dati incoraggianti sottolineati dal dg dell’Usl 3 Giuseppe Dal Ben. «Il picco è stato superato – ha infatti detto Dal Ben – ma il passaggio alla fase due è il più delicato e non va abbassata la guardia. Ripeto l’appello a rimanere a casa il più possibile».
Anche perché le situazioni complicate sono ancora tante, a partire dalle case di riposo, sorvegliate speciali dell’Usl 3 e finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Venezia che ha aperto un’indagine conoscitiva per capire se ci sono stati errori nella gestione dell’emergenza e ha delegato i carabinieri del Nas di Treviso. Proprio intorno alle case di riposo, poi, non mancano le polemiche. Qualche giorno fa Paolo Dalla Bella, direttore della coop che gestisce l’Adele Zara di Mira – una delle strutture più colpite con sei morti – ha detto che il primo ospite positivo della struttura sarebbe stato inviato a metà marzo nella casa di riposo dall’ospedale di Dolo (dove avrebbe contratto il virus) senza che gli fosse prima effettuato il tampone, diventato successivamente (a cavallo del 20 marzo) obbligatorio per tutti gli ingressi. «Non esiste, non abbiamo mandato nessun ospite positivo nelle strutture per anziani – ha replicato ieri Dal Ben – e se prima il tampone non veniva effettuato è perché non c’era
"
Il dg Usl 3 Il picco pare superato, ma il passaggio alla fase 2 è delicato e non va abbassata la guardia
motivo di farlo. Su Mira la situazione è complessa e la stiamo studiando».
Ma la Adele Zara non è l’unica che vive una situazione di emergenza. Sono diverse le strutture in difficoltà, anche se la situazione pare in miglioramento. Nelle 31 strutture del territorio dell’Usl 3, il 14 aprile su 3.479 ospiti erano positivi in 315. «Oggi sono 170 – ha aggiunto Dal Ben – e lo stesso calo c’è stato rispetto agli operatori: il 14 aprile i positivi erano 137, oggi sono 94». La diminuzione dei malati è dovuta alla negativizzazione di molti ospiti e operatori che apre spiragli incoraggianti per il futuro. «Continueremo a supportare le case di riposo - ha aggiunto il direttore generale dell’Usl Serenissima – anche se va sempre ricordato che sono enti indipendenti: ma la nostra presenza è costante per verificare se le direttive che diamo vengano attuate».
Tra le situazioni più critiche c’è sicuramente quella della Residenza Venezia di Marghera, che ha 76 ospiti positivi su 115 e dove sono decedute già nove persone. «Il nostro primario di geriatria sta seguendo la Residenza – ha detto Dal Ben – e abbiamo mandato anche il primario del pronto soccorso. La maggior parte degli ospiti non ha comunque un quadro clinico critico». Al momento, quindi, non è al vaglio l’evacuazione della struttura, come contemplato
"Filippi (Usl 4) Da noi i contagi hanno riguardato solamente la casa di riposo Francescon
dal piano socio-sanitario per le situazioni più critiche: in quel caso i pazienti sarebbero trasferiti in altre strutture, per esempio a Noale, a Villa Salus, al Policlinico San Marco. «Per ora non c’è questa ipotesi - ha concluso - poi le situazioni le valutiamo giorno per giorno».
Ma la partita non riguarda solo l’Usl 3. Nell’Usl 4 su circa 1200 ospiti delle case di riposo sono risultati positivi in 37. «Se si esclude la struttura di Cinto Caomaggiore che è stata attivata per accogliere pazienti positivi dimessi dall’ospedale e in via di guarigione – ha spiegato il direttore dei servizi sociosanitari Mauro Filippi – i contagi riguardano solo la Residenza France
scon di Portogruaro». Il coronavirus non interessa però solo le case di riposo (oltre 50 morti dall’inizio dell’epidemia) ma tutto il territorio. Se ieri i ricoverati sono scesi a 199 (meno 10) dei quali 18 in terapia intensiva (meno 5), ci sono stati però 88 nuovi positivi. Un numero elevato, causato dalla refertazione di diversi tamponi nell’Usl 4 che attendevano da tempo. Nei giorni scorsi il direttore generale Carlo Bramezza aveva accusato il laboratorio dell’Usl 3 di aver tenuto in freezer i tamponi mandati dal Veneto orientale. «Non abbiamo nessun freezer», ha chiuso la polemica ieri Dal Ben.
Intanto si è aperto un nuovo fronte. Alcuni operatori del Policlinico San Marco di Mestre hanno infatti contratto il virus. «Ci è stato mandato dal pronto soccorso dell’Angelo un paziente poi risultato positivo – ha precisato il direttore sanitario Renzo Malatesta – ma non potevano saperlo, si era presentato per un altro problema e ha sviluppato il virus successivamente. Ha contagiato alcuni infermieri e sono in corso le indagini epidemiologiche». Non si fermano nemmeno i decessi. Sono sette le nuove vittime. Gilberto Parisotto, 94enne di Marghera; Wilma Bruscanin 89enne di San Polo; Fernanda Coi, 99enne mestrina; Maria Della Regina, 89enne di Camponogara; Luigi Candian, 74enne di Strà. Sempre ieri si sono spente Giovannina Schiavo, miranese di 94 anni, e un’anziana di Cazzago, entrambe ospiti della residenza La Salute di Fiesso d’Artico, giunta a un totale di 16 vittime.