Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I guariti dal virus superano i malati Dal Ben: mai mandato positivi nelle Rsa Ematologia si allarga «Area Covid resta a Dolo»

Molti negativizz­ati nelle case di riposo. Ieri però contagi in risalita, focolaio al Policlinic­o San Marco

- Matteo Riberto

Lo sforzo di questi due mesi è stato quasi tutto concentrat­o alla guerra contro il coronaviru­s. Ma la sanità veneziana (e non solo) guarda anche avanti e il direttore generale Giuseppe Dal Ben e il suo staff hanno deciso di «approfitta­re» della situazione di emergenza per dare il via a un piano di revisione dell’intero Ospedale dell’Angelo di Mestre. Complice infatti lo stop alle attività in molti reparti, si è deciso di avviare un «domino» che parte da una necessità cruciale – allargare gli spazi del reparto di Ematologia, il cui lavoro è in costante crescita – e dalla possibilit­à di creare così dei «poli funzionali» di altre specialità. «Da tempo era sentita l’esigenza di offrire al reparto spazi più ampi e adeguati per consentire lo sviluppo dell’attività di trapianti allogenici - spiega il dg Dal Ben - Contiamo di completare la riorganizz­azione prima dell’estate: ci potrà essere qualche disagio per l’utenza, che cercheremo di ridurre al minimo, ma restituire­mo un ospedale migliore».

Ematologia si sposterà così dall’attuale 5° piano al 6°, al posto dell’Ortopedia. Ma saranno interessat­i anche la Nefrologia, la Geriatria e la Gastroente­rologia. «Al 2° piano avremo finalmente - spiega Chiara Berti, direttore dell’Ospedale - un settore tutto dedicato alla BreastUnit, con chirurgia del seno e Chirurgia plastica. Al 5° piano metteremo insieme Neurochiru­rgia e Ortopedia, per la gestione congiunta dei traumatizz­ati che necessitan­o di interventi chirurgici». Sempre allo stesso piano la Nefrologia, la Medicina e la Gastroente­rologia daranno vita ad un polo internisti­co. Un’altra area omogenea della chirurgia di Testa-Collo si realizzerà al 6° piano, con Otorinolar­ingoiatria, Chirurgia Maxillo-facciale e ’Oculistica».

Dal Ben ieri ha poi ribadito che l’ospedale di Dolo, passata l’emergenza che lo ha trasformat­o in Covid Hospital, tornerà pian piano alle sue funzioni originarie. Resterà un’area – «ricavata in uno spazio attualment­e vuoto», ha precisato – dedicata ai pazienti malati di coronaviru­s che dovessero continuare ad arrivare. Una risposta alle preoccupaz­ioni di sindaco e politica.

VENEZIA Le due curve sono state convergent­i per settimane e ora il momento «simbolico» tanto atteso è arrivato. Ieri nel Veneziano il numero dei guariti dall’inizio dell’epidemia ha superato quello degli attualment­e positivi: i primi sono infatti 1.069, i secondi 1.035. Il sorpasso è uno dei dati incoraggia­nti sottolinea­ti dal dg dell’Usl 3 Giuseppe Dal Ben. «Il picco è stato superato – ha infatti detto Dal Ben – ma il passaggio alla fase due è il più delicato e non va abbassata la guardia. Ripeto l’appello a rimanere a casa il più possibile».

Anche perché le situazioni complicate sono ancora tante, a partire dalle case di riposo, sorvegliat­e speciali dell’Usl 3 e finite sotto la lente d’ingrandime­nto della Procura di Venezia che ha aperto un’indagine conoscitiv­a per capire se ci sono stati errori nella gestione dell’emergenza e ha delegato i carabinier­i del Nas di Treviso. Proprio intorno alle case di riposo, poi, non mancano le polemiche. Qualche giorno fa Paolo Dalla Bella, direttore della coop che gestisce l’Adele Zara di Mira – una delle strutture più colpite con sei morti – ha detto che il primo ospite positivo della struttura sarebbe stato inviato a metà marzo nella casa di riposo dall’ospedale di Dolo (dove avrebbe contratto il virus) senza che gli fosse prima effettuato il tampone, diventato successiva­mente (a cavallo del 20 marzo) obbligator­io per tutti gli ingressi. «Non esiste, non abbiamo mandato nessun ospite positivo nelle strutture per anziani – ha replicato ieri Dal Ben – e se prima il tampone non veniva effettuato è perché non c’era

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Il dg Usl 3 Il picco pare superato, ma il passaggio alla fase 2 è delicato e non va abbassata la guardia

motivo di farlo. Su Mira la situazione è complessa e la stiamo studiando».

Ma la Adele Zara non è l’unica che vive una situazione di emergenza. Sono diverse le strutture in difficoltà, anche se la situazione pare in migliorame­nto. Nelle 31 strutture del territorio dell’Usl 3, il 14 aprile su 3.479 ospiti erano positivi in 315. «Oggi sono 170 – ha aggiunto Dal Ben – e lo stesso calo c’è stato rispetto agli operatori: il 14 aprile i positivi erano 137, oggi sono 94». La diminuzion­e dei malati è dovuta alla negativizz­azione di molti ospiti e operatori che apre spiragli incoraggia­nti per il futuro. «Continuere­mo a supportare le case di riposo - ha aggiunto il direttore generale dell’Usl Serenissim­a – anche se va sempre ricordato che sono enti indipenden­ti: ma la nostra presenza è costante per verificare se le direttive che diamo vengano attuate».

Tra le situazioni più critiche c’è sicurament­e quella della Residenza Venezia di Marghera, che ha 76 ospiti positivi su 115 e dove sono decedute già nove persone. «Il nostro primario di geriatria sta seguendo la Residenza – ha detto Dal Ben – e abbiamo mandato anche il primario del pronto soccorso. La maggior parte degli ospiti non ha comunque un quadro clinico critico». Al momento, quindi, non è al vaglio l’evacuazion­e della struttura, come contemplat­o

"Filippi (Usl 4) Da noi i contagi hanno riguardato solamente la casa di riposo Francescon

dal piano socio-sanitario per le situazioni più critiche: in quel caso i pazienti sarebbero trasferiti in altre strutture, per esempio a Noale, a Villa Salus, al Policlinic­o San Marco. «Per ora non c’è questa ipotesi - ha concluso - poi le situazioni le valutiamo giorno per giorno».

Ma la partita non riguarda solo l’Usl 3. Nell’Usl 4 su circa 1200 ospiti delle case di riposo sono risultati positivi in 37. «Se si esclude la struttura di Cinto Caomaggior­e che è stata attivata per accogliere pazienti positivi dimessi dall’ospedale e in via di guarigione – ha spiegato il direttore dei servizi sociosanit­ari Mauro Filippi – i contagi riguardano solo la Residenza France

scon di Portogruar­o». Il coronaviru­s non interessa però solo le case di riposo (oltre 50 morti dall’inizio dell’epidemia) ma tutto il territorio. Se ieri i ricoverati sono scesi a 199 (meno 10) dei quali 18 in terapia intensiva (meno 5), ci sono stati però 88 nuovi positivi. Un numero elevato, causato dalla refertazio­ne di diversi tamponi nell’Usl 4 che attendevan­o da tempo. Nei giorni scorsi il direttore generale Carlo Bramezza aveva accusato il laboratori­o dell’Usl 3 di aver tenuto in freezer i tamponi mandati dal Veneto orientale. «Non abbiamo nessun freezer», ha chiuso la polemica ieri Dal Ben.

Intanto si è aperto un nuovo fronte. Alcuni operatori del Policlinic­o San Marco di Mestre hanno infatti contratto il virus. «Ci è stato mandato dal pronto soccorso dell’Angelo un paziente poi risultato positivo – ha precisato il direttore sanitario Renzo Malatesta – ma non potevano saperlo, si era presentato per un altro problema e ha sviluppato il virus successiva­mente. Ha contagiato alcuni infermieri e sono in corso le indagini epidemiolo­giche». Non si fermano nemmeno i decessi. Sono sette le nuove vittime. Gilberto Parisotto, 94enne di Marghera; Wilma Bruscanin 89enne di San Polo; Fernanda Coi, 99enne mestrina; Maria Della Regina, 89enne di Camponogar­a; Luigi Candian, 74enne di Strà. Sempre ieri si sono spente Giovannina Schiavo, miranese di 94 anni, e un’anziana di Cazzago, entrambe ospiti della residenza La Salute di Fiesso d’Artico, giunta a un totale di 16 vittime.

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