Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mascherine a prezzi record sequestrate oltre 40 mila e date alla Protezione civile
VENEZIA Ci sono quelle non certificate ma comunque rivendute con un ricarico da usura, e ci sono quelle con tanto di marchio Ce intercettate prima che partissero per l’estero senza alcun permesso. Nella corsa alle mascherine ogni lasciata è persa, a meno che non si metta di traverso la Guardia di finanza. Ieri, nel Veneziano, le fiamme gialle ne hanno sequestrate (e in parte redistribuite) oltre 40 mila; le prime 6.480 erano state bloccate nei giorni scorsi al terminal di Fusina: erano tutte certificate, la marcatura europea a testimoniarne l’efficacia, ma erano dirette oltre confine e, in questa situazione d’emergenza, per inviare fuori dall’Italia dispositivi di protezione individuale tanto preziosi serve un preventivo nulla osta specifico che, in questo caso, mancava. Le mascherine sono state bloccate e, ieri mattina, consegnate alla protezione civile di Marghera dal governatore Luca Zaia. Più articolata la vicenda emersa nel
Portogruarese, che ha riguardato ben 22 mila pezzi. A risvegliare l’interesse dei finanzieri la segnalazione di una cittadina, che lamentava il costo eccessivo delle mascherine in un negozio del territorio. Le fiamme gialle sono quindi andate a controllare, riuscendo così a risalire al fornitore: una società trevigiana che, a sua volta, acquistava i prodotti da un grossista di origini cinesi, ma anche lui attivo nella Marca; questi recuperava le mascherine online, da canali cinesi, pagandole circa 50 centesimi l’una. Di passaggio in passaggio, da un venditore all’altro, le scorte vedevano il loro valore gonfiarsi fino ad essere vendute al dettaglio per oltre cinque euro al pezzo, quindi con una ricarica superiore al 400 per cento. Come se non bastasse le mascherine in questione non sarebbero state regolari: mancava la marcatura comunitaria o, comunque, l’autocertificazione prevista dal decreto legge del 17 marzo, che permette alle aziende di confermare in autonomia le caratteristiche tecniche del loro prodotto. Il rappresentante legale dell’azienda è stato quindi segnalato in procura con l’ipotesi di frode in commercio: nelle perquisizioni ne sono state trovate altri 5 mila pezzi e 15 mila ferme alla dogana dell’aeroporto.