Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Siero dei guariti nuova speranza «Non per tutti»
Stringenti i criteri per diventare donatore: sotto i 50 anni e, se donna, solo se non si sono avuti figli. Palù: «Mancano trial scientifici rigorosi, ma giusto tentare»
PADOVA Sarà a Padova il quartier generale della «Banca del sangue» destinata alla sperimentazione della cura a base di plasma iperimmune per guarire i malati di Covid-19. Il professor Palù: «Mancano ancora trial scientifici rigorosi ma è giusto tentare». Il dottor Zuin: «Ma non può essere una soluzione di massa, non è così semplice trovare un donatore idoneo».
Zuin
Incredibile confusione fra plasma terapia e vaccino. Il plasma è una via da percorrere ma non una panacea
Dici «plasma iperimmune» e la speranza di una cura per il Covid-19 si accende all’istante. È comprensibile. Il governatore Luca Zaia ha salutato la nascita della «Banca del sangue» in Veneto. Padova sarà il quartier generale del progetto con il Centro trasfusionale in cui le prime sacche di plasma vengono già conservate come munizioni per un’eventuale campagna d’autunno. Ma dalla speranza, confortata dai primi risultati su pazienti Covid, all’ultima teoria complottista («Si sapeva ma non essendo un business come il vaccino ce lo tengono nascosto)il passo è breve. Il tema l’ha cavalcato anche l’ex vice premier Matteo Salvini. Il dilagare di catene di Sant’Antonio in cui sedicenti medici spiegano come la cura definitiva al virus sia tutta lì, nel sangue dei guariti, fa infuriare i medici.
L’ultimo a sfogarsi con un lungo post è stato il luminare padovano Andrea Zuin. «Sono un chirurgo toracico - premette - e quindi non mi occupo direttamente della sperimentazione sul plasma ma la disinformazione su questo come su altri temi è incredibile. Anche perché quella del plasma è senz’altro una via promettente, lo dico in base al confronto diretto con i colleghi che lo stanno sperimentando, ma difficilmente sarà una soluzione di massa. Confondere, poi, la plasmaterapia con il vaccino (sta accadendo anche questo) non è ammissibile». Il dottor Zuin spiega con pazienza che si confonde spesso anche la plasmaferesi con la plasmaterapia ma «mentre la plasmaferesi è una depurazione del sangue del paziente da anticorpi dannosi, una sorta di dialisi, la plasmaterapia prevede di ottenere plasma pulito e ricco di immunoglobuline“buone” da un soggetto guarito per iniettarlo in un soggetto malato». Ma perché difficilmente questo processo diventerà di massa? Le risposte sono molteplici: per i vincoli stringenti di ammissione alla donazione ad esempio. «La scelta è stata ristretta a persone guarite entro i 50 anni di età e, per le donne, a quelle che non hanno avuto figli visto che gravidanza e parto innescano la produzione nel corpo della donna di altro genere di anticorpi. - spiega il dottor Zuin - Non è così semplice trovare un donatore idoneo. Faccio il caso di due colleghe entrambe guarite e quindi potenzialmente idonee: una aveva sviluppato molti anticorpi e sarà donatrice, l’altra no. In più, non si possono prelevare quantitativi infiniti da un donatore. In sintesi, è una strada promettente e Padova ha tutte le caratteristiche per percorrerla ma il plasma non è la panacea per tutti i mali».
Al netto dei complottisti,