Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
A Noale 67 contagiati Case di riposo in ripresa prime visite dietro il vetro
Lungodegenza svuotata e sanificata. Tanti anziani negativizzati
VENEZIA Un focolaio impressionante, con il contagio di 67 persone in tutto: 40 pazienti (di cui 3 deceduti, l’ultimo è stato Gino Pivato mercoledì) e 27 operatori, tra cui un medico ricoverato. L’ingresso del coronavirus nella Lungodegenza dell’ospedale di Noale ha portato l’Usl 3 alla decisione di svuotarlo per sanificarlo, mentre i pazienti non contagiati sono già stati trasferiti in un’altra ala. «E’ la conferma di quanto dobbiamo essere rigorosi nei comportamenti - sottolinea Daniele Giordano (Cgil) - Qui non si tratta di ricercare colpe, bensì comprendere che questo subdolo virus è molto pericoloso».
Lo sanno bene le case di riposo del territorio, molte delle quali in queste settimane hanno dovuto combattere in maniera pesante contro il Covid. E mentre alcuni dei famigliari si stanno rivolgendo a vari studi legali per capire se le strutture abbiano osservato tutte le precauzioni dovute e i carabinieri del Nas stanno acquisendo la documentazione su incarico della procura di Venezia, in quelle più martoriate si tira un sospiro di sollievo, cercando di tornare alla normalità. Per esempio alla Adele Zara di Mira, dove ci sono stati 6 decessi e oltre una trentina di positivi. «Ora i positivi nella struttura sono 4 e in questi giorni abbiamo riaperto la possibilità di visite dei parenti dall’esterno, attraverso una vetrata, senza contatti», spiega Paolo Dalla Bella, referente della coop che gestisce la struttura. Lunedì invece partiranno gli incontri in una delle case di riposo più martoriate, « La Salute » di Fiesso d’Artico, che è arrivata ad avere 85 ospiti positivi: 19 sono deceduti, ma gli altri in struttura si sono tutti negativizzati. «E’ una bellissima notizia che ci è arrivata oggi (ieri, ndr) - dice il direttore Alberto Toneatto - Ne restano 5 in ospedale, ma solo 2 sono ancora positivi». Ed è proprio per questo che sarà permesso un colloquio, seppur protetti da un vetro. «L’impossibilità di vedere i propri famigliari è stata vissuta in maniera molto dolorosa dai nostri pazienti - continua Toneatto - Questo è un primo passo. Ma per il futuro saremo rigidissimi sia nelle aperture che nei nuovi ingressi». Proprio a Fiesso mercoledì sono arrivati i Nas ad acquisire le cartelle cliniche delle vittime.
Anche la Francescon di Portogruaro (13 decessi) ieri ha comunicato che 26 pazienti si sono negativizzati e ne restano ancora 18 di positivi. «Un miglioramento che ci fa ben sperare», dice la presidente Sara Furlanetto, che in questi giorni sta incontrando tutti i famigliari. Il Rotary di Portogruaro ha inoltre donato 5 tablet per rendere ancor più accessibili le videochiamate con i parenti. Il Centro Nazaret di Zelarino conta invece un solo paziente ancora positivo. «Erano 19, ne sono deceduti purtroppo due in struttura e due in ospedale - dice il presidente Massimiliano Cristofoli Prat - Anche gli operatori positivi erano 19 e ora sono guariti tutti». Una trentina erano invece i pazienti ancora positivi della Residenza Venezia di Marghera, una delle strutture più sotto accusa. «Domani (oggi, ndr) verrà eseguito il terzo tampone - spiegano dal gruppo Orpea - Abbiamo attivato un numero verde per dare più comunicazioni e c’è una persona esclusivamente dedicata alle videochiamate».
Il bollettino regionale di ieri ha registrato altri 15 positivi, che portano il totale a 2573 nel Veneziano, ma quelli attuali sono scesi di un’altra cinquantina fino a 564, grazie a 62 negativizzati in più (totale 1769). Anche gli isolati sono sempre meno (661), così come i ricoverati (da 186 a 179), mentre i dimessi hanno superato quota 400 (403). Focolaio di Noale a parte, sono segnali positivi di un superamento della fase acuta. Restano due problemi: continuano i decessi, uno a Dolo e uno a Villa Salus, mentre mercoledì è morto al Civile Pier Ferruccio Berolo, storico ballerino della Fenice, primo ricoverato a Venezia nell’ormai lontano 24 febbraio; il personale, soprattutto al Covid Hospital di Dolo, è stremato, anche psicologicamente. «Serve un sostegno, per esempio una rotazion e d e l p e r s o n a l e , p e r stemperare la situazione», conclude Giordano.
Personale stremato La proposta della Cgil per il Covid Hospital di Dolo: «Rotazione del personale»