Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Ovovia, progetto sbagliato» La replica: poca manutenzione
La difesa dell’ingegnere. Perizia senza messa in moto
VENEZIA «L’errore è progettuale e concettuale. La difficoltà intrinseca del doppio passaggio pilone-slitta e slitta-pilone che coinvolge l’ovetto non è mai stata superata». Qualche errore di costruzione c’è stato (per esempio saldature mal eseguite, oppure la porta d’accesso della cabina troppo stretta), ma si è rimediato. E comunque non è ciò che ha portato al mancato funzionamento dell’impianto; quanto piuttosto quel complesso meccanismo («un prototipo») per cui l’ovetto rosso prima saliva in verticale e poi procedeva in orizzontale lungo il ponte. Venerdì pomeriggio, alle 14.10, l’ovovia che avrebbe dovuto portare i diversamente abili attraverso il ponte di Calatrava è stata rimossa: quasi due milioni sono stati spesi per realizzarla, 60 mila euro per toglierla. Ma resta aperta la questione della responsabilità di questo «fallimento tecnico ed economico», come l’ha definito l’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto.
Una prima indicazione l’ha data la Corte dei Conti, che aveva aperto un fascicolo per danno erariale, ma si è dovuta fermare di fronte alla ricostruzione del suo consulente. Secondo l’ingegnere fiorentino Paolo Leggeri – come scritto nella frase citata all’inizio – la colpa sarebbe del progettista, l’ingegner Renato Vitaliani: figura però esclusa dalla giurisdizione della procura contabile. Il procuratore Paolo Evangelista, però, nel suo provvedimento di archiviazione, invitava il Comune a rivalersi su di lui ed è in corso una perizia disposta dal tribunale. Vitaliani però non ci sta a passare per il responsabile del «fallimento». «L’idea di quel dispositivo non è stata mia, ma posso solo dire che funzionava - commenta - Il problema è che aveva bisogno di un uso e una manutenzione quotidiana, che non sono stati fatti. Il meccanismo era delicato e si fermava perché stava fermo per giorni». L’ingegnere, il cui curriculum è lunghissimo e prest igioso, ricorda anche il caos tra le imprese: il Comune l’aveva affidata alla Cignoni, la stessa che stava realizzando il ponte, che a sua volta l’aveva subappaltata alla varesina Pmp, poi fallita. Ma soprattutto lascia capire che la fretta fu una cattiva consigliera, perché la decisione fu presa sotto la spinta mediatica di chi accusava il Comune di non aver pensato ai disabili.
Tutte questioni su cui deciderà un giudice. Ma Vitaliani e il suo avvocato Ruggero Sonino sono rimasti colpiti dalla rimozione, perché una delle loro richieste era proprio quella di mettere in moto l’ovovia, per vedere se funzionasse o meno. Richiesta a cui il Comune aveva detto no per i costi del riavvio e così il giudice ha detto al perito di andare avanti. E ora l’ovovia ha fatto l’ultimo «volo» verso un deposito di Boscolo Bielo.