Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Indice del contagio, c’è un minimo aumento
Nella settimana dall’11 al 17 maggio è risalito a 0,56
Rispetto a due settimane fa l’«Rt» del Veneto, ovvero l’indice di contagiosità di una malattia già in circolazione tra la popolazione, è passato da 0,41 a 0,56. Lo comunica l’Istituto superiore di Sanità, che però individua per la regione un’incidenza settimanale «intermedio-bassa» e segnala l’assenza di uno stato di allerta.
VENEZIA L’aumento è davvero minimale, ma rispetto a due settimane fa l’«Rt» del Veneto, ovvero l’indice di contagiosità di una malattia già in circolazione tra la popolazione, è passato da 0,41 a 0,56. Lo comunica l’Istituto superiore di Sanità, che individua per la regione un’incidenza settimanale «intermedio-bassa», ovvero di 3,85 positivi al coronavirus ogni 100mila abitanti, un andamento dell’infezione in decremento e un «basso aumento di trasmissione e attuale impatto del Covid-19 sui servizi assistenziali». Infine segnala l’assenza di uno stato di allerta. Eppure l’Rt è maggiore rispetto allo 0,51 della Lombardia, che accusa ancora un’incidenza «alta», e allo 0,49 dell’Emilia Romagna. Dove l’incidenza, secondo l’Iss, resta «intermedio-alta».
«Il nuovo indice Rt di 0,56 ci è stato comunicato venerdì sera —spiega Francesca Russo, a capo del Dipartimento regionale di Prevenzione — viene calcolato dal ministero della Salute sulla base dei dati inviati dalle Regioni. Non cambia nulla per il Veneto, questo è un parametro molto instabile perché legato appunto alla quotidiana segnalazione dei casi, anche a quelli all’inizio dei sintomi, che possono cambiare. Sulla base di tali indicatori il ministero fa un conteggio automatico ed esprime il livello di contagiosità: l’importante è che si mantenga sotto l’1, perché allora significa che in quella regione la trasmissione del virus è bassa». Lo 0,56 si riferisce alla settimana tra l’11 e il 17 maggio, che definisce appunto un rischio limitato. «Non abbiamo nessuna allerta — aggiunge Russo — e tale parametro è collegato alla capacità del nostro sistema sanitario di contenere l’epidemia. Se l’andamento continuerà a essere questo, resteremo a bassa contagiosità, situazione appropriata rispetto alle azioni che si vogliono portare avanti per le riaperture delle attività produttive e sociali. Non sappiamo però come e quando i nuovi comportamenti (la movida nelle piazze per esempio, ndr) influiranno sulla curva del contagio. Una delle misure principali per scongiurare una recrudescenza della malattia, è evitare l’assembramento, condizione primaria di rischio».
Precisa Silvio Brusaferro,
dell’Istituto superiore di Sanità: «La curva epidemica è stabile e in calo. Cresce la quota di pazienti asintomatici perché le Regioni stanno sempre più incrementando il contact tracing (il monitoraggio dei positivi e dei loro contatti,
ndr). I dati mostrano come il lockdown abbia funzionato, anche nelle zone dove si è registrata una più alta circolazione del virus. Non possiamo allentare le misure sul distanziamento sociale e l’igiene delle mani — aggiunge il presidente dell’Iss — ma potremo avere più libertà. L’obiettivo è di evitare la ripartenza di curve epidemiche e relativo nuovo aumento di contagi nelle regioni».