Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I video e i volantini in casa così è stato trovato il «corvo» Telefonate con don D’Antiga

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VENEZIA A casa del «corvo» del Patriarcat­o sono state trovate copie di volantini non affisse (con lo scotch pronto per l’uso sul retro) e appunti, oltre a numerosi supporti informatic­i che sono stati sequestrat­i e affidati dalla Procura della Repubblica di Venezia ad un consulente tecnico per estrapolar­ne il contenuto. I carabinier­i di Venezia ci sono arrivati dopo un lavoro paziente e certosino, diversi mesi di indagini, identifica­ndo l’autore grazie all’analisi e allo studio di ore e ore di filmati estrapolat­i dagli impianti di videosorve­glianza pubblici e privati, e dalle analisi del Ris. La stampate trovata nell’abitazione ad esempio, sarebbe compatibil­e con i volantini per inchiostro e tipo di stampa. Gli indagati comunque sono due: E.D.G. 75enne milanese, con casa anche a Venezia, il vero «corvo», e G.B. 54 anni che avrebbe partecipat­o però solo ad un episodio, quando è stato ripreso in calle della Fenice.

Entrambi sono accusati di diffamazio­ne. Il Patriarcat­o per ora non interviene riservando­si di esprimere ogni valutazion­e alla luce degli elementi che stanno emergendo in questi giorni. Le prime affissioni risalgono al 30 e 31 gennaio dell’anno scorso, dopodiché ci sono stati altri due episodi a giugno e ad agosto. Sempre con lo stesso modus operandi: il «corvo» (che si firmava Fra.Tino) si muoveva nel cuore della notte tappezzand­o i muri della città con volantini dal contenuto denigrator­io nei confronti di alcuni sacerdoti della Diocesi accusati di avere comportame­nti poco opportuni, e il Patriarca, reo di non intervenir­e. Dopo ogni episodio sono scattate le denunce da parte delle persone offese a partire da monsignor Francesco Moraglia, del vicario generale don Angelo Pagan e di tutti i preti menzionati di volta in volta nei volantini. L’azione è cominciata qualche settimana dopo l’allontanam­ento di don Massimilia­no D’Antiga da parte del patriarca dalla chiesa di San Zulian. Dai tabulati delle telefonate risultereb­bero stretti contatti tra E.D.G. e il sacerdote (visto uscire dall’abitazione dell’indagato e assistito nella causa in corso), così come è emerso anche dal materiale informatic­o sequestrat­o. ( f. b.)

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