Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bunker, copri-microfoni e sedie alternate: parte il processo ai casalesi
Sicurezza anti-Covid, lo Spisal dà l’okay alle udienze
MESTRE Gli ispettori dello Spisal sono arrivati in aula bunker ieri mattina e hanno dato il via libera: le due maxi stanze sono sufficienti con una sedia sì e una no utilizzabili, e dunque non sarà necessario – come paventato – l’«abbattimento» della paretina che le divide; anche l’impianto di aria condizionata garantisce un ricambio secondo le linee guida tecnicoscientifiche. «L’unico problema - spiega il presidente del tribunale di Venezia Salvatore Laganà - riguarda la stanza delle camere di consiglio: lì il ricambio non c’è. I giudici dovranno tenere la mascherina oppure farle nell’aula principale, facendo uscire le parti». Il tribunale ha inoltre comprato dei copri-microfono, che andranno sostituiti ogni volta che cambia l’avvocato, cosa che però dovrebbe accadere solo nei maxi-processi.
Tutto è pronto dunque per questa mattina, quando alle 9.45 si aprirà il primo troncone del processo ai casalesi di Eraclea, quello che si svolge con il rito abbreviato di fronte al gup Michela Rizzi. Un’udienza rapida, probabilmente, in cui verrà fatto il calendario anche alla luce di chi vorrà essere interrogato. Sono 25 gli imputati che hanno scelto questo rito, che in caso di condanna garantisce lo sconto di un terzo della pena, perlopiù coloro che hanno collaborato con la procura – per esempio l’imprenditore sandonatese Christian Sgnaolin, l’unico veneto nella «cupola» secondo l’accusa, che si è «pentito» e infatti ora è detenuto in una località segreta – o posizioni più defilate. Non mancano però i «pezzi da novanta»: come Graziano Teso, l’ex sindaco che per i pm fu il primo ad aprire le porte del Comune alla banda guidata da Luciano Donadio nel 2005, oppure l’avvocato Annamaria Marin, storico difensore del boss, che secondo l’accusa gli avrebbe rivelato informazioni riservate. O come il poliziotto Moreno Pasqual, che avrebbe aiutato Donadio in cambio di piccoli favori. L’11 giugno si aprirà invece il maxi-processo dibattimentale di fronte al collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio, in cui gli imputati saranno addirittura 46: 45, tra cui Donadio con i suoi due figli, erano stati rinviati a giudizio a febbraio e a loro si aggiungerà l’ex sindaco Mirco Mestre, che aveva scelto l’immediato e la cui posizione è stata accorpata in una rapida udienza giovedì scorso. In quella sede si è costituita parte civile con l’avvocato Fabio Pinelli anche la Regione Veneto, che invece nell’abbreviato ha mancato il termine ed è dunque solo presente senza poter interloquire o chiedere i danni.
Lo Spisal ha poi iniziato anche la verifica degli uffici della Cittadella della Giustizia. «Tutto bene a parte qualche ufficio sovraffollato per il quale abbiamo ricevuto l’indicazione di un numero massimo di persone contemporaneamente presenti - riferisce la presidente della Corte d’appello Ines Marini - Basterà il “lavoro agile” e qualche turnazione». Problema che ha anche la procura. «Purtroppo questa sede è stata creata con stanze molto piccole e lo smart working non funziona, perché il personale da casa non può collegarsi al sistema del ministero - dice il procuratore capo Bruno Cherchi - Noi già abbiamo il 30-40 per cento di scoperture, così lavorare diventa difficilissimo».