Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
LA SCOSSA DI VERONA, ESERCITO NELLE PIAZZE CONTRO LA MOVIDA
Il capoluogo scaligero boccia gli assistenti civici: «Inutili»
VERONA Contro gli eccessi della movida a Verona, soprattutto in piazza Erbe, arrivano i rinforzi. Il sindaco Federico Sboarina ha annunciato che da oggi saranno in città altri 27 militari, che andranno a rafforzare le pattuglie già presenti nel quadro dell’operazione «strade sicure». I soldati saranno impiegati soprattutto nella zona tra corso Porta Borsari e piazza Erbe, ma andranno anche a dare una mano ai loro commilitoni già presenti in piazza Bra. Se questi rinforzi non dovessero bastare, è pronta un’altra ipotesi: se nelle ore più «calde» della movida si dovesse assistere all’arrivo di un numero eccessivo di persone in qualche punto della città (con particolare attenzione a piazza Erbe, specialmente nel fine settimana) la polizia locale e le forze dell’ordine potrebbero intervenire per bloccare le strade di accesso. Se solo ieri si discuteva (e si litigava fra i ministeri degli Affari regionali e dell’Interno) sulla figura dell’«assistente civico», cioè del percettore di reddito di cittadinanza che partecipa su base volontaria al bando della Protezione civile per «pattugliare gentilmente» piazze e spiagge, oggi arriva se mai non si fosse capito dallo scarso entusiasmo degli amministratori veneti un’altra sonora bocciatura.
«Il ministro Boccia aveva fatto un passo avanti, il ministro dell’Interno ha poi fatto 7 passi indietro: e io mi accodo ai molti – ha detto Sboarina – che hanno già detto e ripetuto che questi “assistenti” sarebbero solo inutili, se non addirittura dannosi». Il sindaco ha aggiunto che «ci sarebbero anche i percettori del Reddito di Cittadinanza, che dovrebbero essere disponibili per i cosiddetti Puc, ossia per lavori di Pubblica Utilità Comunale,
e per questo dovrebbero essere iscritti in un apposito portale web, «portale che al momento – ha detto sorridendo Sboarina – ha un numero di iscritti pari esattamente a zero…». La questione-movida è stata ridiscussa ieri mattina dal comitato per l’ordine pubblico, soprattutto in vista del lunghissimo week end che inizierà venerdì sera per concludersi solo martedì 2 giugno.
La strada sembra segnata anche per gli altri capoluoghi delle province venete dove, lo scorso fine settimana, proprio durante il primo week end di fuoco solo la presenza massiccia di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale ha permesso di stroncare sul nascere assembramenti e zuffe dovute al
disposto fra obblighi di distanziamento sociale e alcol. Il sindaco del capoluogo scaligero ha ripetuto come sia tuttora in vigore il decreto che proibisce gli assembramenti, ha rilanciato al senso di responsabilità di tutti affinché si usino sempre le mascherine e si evitino sovraffollamenti, ma ha anche aggiunto che «se qualcuno non lo capisce, una multa di 400 euro per una birra o di 800 euro per 2 birre, è di per sé una cosa che probabilmente responsabilizza…».
Gli appelli al senso civico di veneti sono ripetuti all’infinito da mesi anche dal governatore Luca Zaia che ha scelto un video choc sull’happy hour molto poco «happy» quando porta a un letto di terapia intensiva ma la mossa di «chiamare l’esercito» funzioni quasi più da deterrente simbolico. I militari ci sono già da anni nelle piazze italiane. Con l’operazione «Strade sicure» sono innumerevoli i presidi nelle città ma la richiesta di nuovi militari con lo scopo dichiarato di contenere la movida segna un passaggio di livello nella guerra senza quartiere al rischio di una seconda ondata di contagi.
L’aveva annunciato venerdì scorso il sottosegretario al Viminale Achille Variati: «Non faremo sconti a nessuno». E così è andata. A Padova è stato chiuso uno dei bar al centro delle nottate più calde della movida. Ieri palazzo Moroni ha dato immediata esecuzione dell’ordinanza della Regione con cui è stata disposta la chiusura per cinque giorni di un pubblico esercizio di Piazza dei Signori, a causa della violazione alle norme di prevenzione contro la diffusione del virus Covid-19. Così ieri la Polizia locale ha provveduto ad accertare che il bar avesse rispettato la chiusura disposta dalla Regione con propria ordinanza a seguito della contestazione
violazione amministrativa elevato proprio dagli agenti del Comune l’11 maggio scorso. Il titolare aveva consentito la consumazione sul posto anziché con l’asporto, senza preoccuparsi dell’obbligo di distanziamento sociale da parte degli avventori. Risultato? Una sanzione di 400 euro, e il sindaco Sergio Giordani aveva spedito il fascicolo sul bar alla Regione perché ne disponesse la chiusura.