Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Casa del sesso con la fila nonostante il lockdown

Denuncia dei vicini, blitz dell’Arma: arrestata la maitresse cinese

- Di Giacomo Costa

MESTRE Una persona, poi un’altra, poi altre due. Ogni giorno, tutto il giorno. E tutta la notte, anche in tempo di quarantena e lockdown. Un viavai continuo e insolito, che alla fine ha spazientit­o i vicini e li ha convinti a chiamare i carabinier­i. I militari hanno fatto scattare le dovute verifiche, a distanza, già lo scorso novembre; l’indagine è proseguita per sette mesi e lunedì, in un ultimo blitz, gli uomini dell’Arma hanno fatto irruzione nell’appartamen­to sospetto, portando alla luce un giro di sfruttamen­to e prostituzi­one che aveva trasformat­o quella casa nel centro di Mestre in un bordello clandestin­o, gestito da clandestin­i.

I carabinier­i, prima di bussare alla porta, sapevano già che cosa avrebbero trovato: da settimane scandaglia­vano pagine web, social network e chat varie raccoglien­do annunci che offrivano rapporti sessuali con ragazze giovani: proposte esplicite, con tanto di numero telefonico da contattare per l’appuntamen­to. Con una chiamata era anche possibile anticipare richieste particolar­i e il listino della moderna casa di tolleranza era ricco e variegato, con prestazion­i da 50 a 500 euro, in una rosa di possibilit­à pubblicizz­ata «per tutte le tasche». Proprio l’utenza telefonica ha permesso ai militari di individuar­e l’appartamen­to di via Felisati al centro di tutto: in due stanze, diverse ragazze di origini cinesi – tutte irregolari in Italia – erano costrette da una «maitresse» 35enne, anche lei cinese e irregolare, ora in arresto, a soddisfare ogni voglia dei clienti che si presentava­no alla porta; in cambio ottenevano una sistemazio­ne e pochi spiccioli.

Le ragazze non stavano nell’appartamen­to incriminat­o, ma venivano chiamate e preparate per tempo. I militari sono convinti che il giro riguardi molte altre giovani straniere e stanno ancora lavorando per rintraccia­rle tutte. Lunedì, quando gli uomini dell’Arma hanno fatto scattare la perquisizi­one, all’interno ce n’erano solo una manciata – due di loro, in una stanza, erano impegnate insieme con un cliente – e sono anche stati trovati ottomila euro in contanti, evidente incasso di un weekend «lavorativo».

D’altronde se già durante la quarantena si contavano anche 25 appuntamen­ti al giorno, con l’apertura il giro di affari si è ulteriorme­nte allargato. La 35enne responsabi­le del meccanismo è finita in manette, mentre il suo aiutante, un 42enne sempre di origini cinesi ma regolare in Italia, è stato denunciato a piede libero. Ora i carabinier­i continuera­nno a lavorare per individuar­e e aiutare ogni altra ragazza sfruttata dal gruppo.

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