Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mose su con marea a 130 Fondi, scontro con lo Stato per lavori e manutenzio­ni

Dossier sulle procedure per alzarlo: dal 30 giugno città protetta

- F. B.

VENEZIA Il conto alla rovescia è cominciato: il 30 giugno il Mose sarà pronto per essere alzato, tanto che è in programma la prova per chiudere tutte e tre le bocche di porto contempora­neamente. Il primo di una serie di «test» che si potranno ripetere anche durante l’autunno per contenere i danni alla città e ai residenti, dell’acqua alta. Non a caso la corsa contro il tempo dei commissari del Consorzio Venezia nuova in questi mesi è stata motiva da problemi di sicurezza pubblica. Il punto è proprio questo: a che livello di marea alzarlo? Perché i 110 centimetri definiti durante il Comitatone riguardano la gestione ordinaria, ma in questo caso si tratterebb­e di emergenza in quanto il Mose non è ancora finito e collaudato.

Nei prossimi mesi verranno stabilite tutte le procedere e regole da seguire (già abbozzate dal Provvedito­rato alle Opere pubbliche) ma è molto probabile che la quota venga indicata in 130/140 centimetri. E’ stato ribadito anche questo ieri durante la terza riunione della cabina di regia convocata dal prefetto di

Venezia Vittorio Zappalorto a cui hanno partecipat­o tutti i soggetti coinvolti direttamen­te o indirettam­ente nella gestione del Mose: dalla Città metropolit­ana al Porto, dalla Capitaneri­a alla commissari­a straordina­ria Elisabetta Spitz. I problemi comunque non mancano, sia tecnici (anche se gli ultimi test a Malamocco con un’onda di oltre un metro hanno escluso vibrazioni alle paratoie) che economici. Non è un caso che la tensione sia salita nel momento in cui i commissari hanno battuto cassa trovando l’opposizion­e dell’avvocato dello Stato Stefano Cirillo. Il risultato è che sono in corso solo i lavori urgenti agli impianti indispensa­bili per il funzioname­nto del sistema Mose, per tutti gli altri ( come ad esempio le compensazi­oni ambientali indicate dall’Unione Europea ma anche quelli che servono per le criticità trovate, la sostituzio­ni di alcune parti e la manutenzio­ne) rimangono in stand by. Per l’avvocato dello Stato i lavori sono già stati pagati (al vecchio Consorzio) e se alcune opere devono essere ripristina­te, i fondi li devono trovare i commissari, che continuano a contestare la linea, anche perché le tre aziende (Mantovani, Condotte e Gls Fincosit) non ci sono più. In mezzo ci stanno le imprese costrette a minacciare di fermare i lavori se non vengono pagate. A quanto pare basterebbe che arrivasser­o i 413 milioni di interessi dei mutui non spesi, per ristorare la cassa e superare l’impasse, ma la vicenda continua da tre anni senza arrivare ad una conclusion­e.

Nel frattempo però ci si sta preparando a proteggere Venezia dall’acqua alta. Domani ci sarà l’ultimo test parziale, quello che prevede l’innalzamen­to del le bar r iere di Chioggia e Malamocco, poi la prima prova totale che vedrà la completa chiusura della laguna il 30 giugno. La data ieri mattina è stata confermata, anche se non è escluso che possa slittare di qualche giorno qualora emergesser­o problemi da risolvere. Sarà il test decisivo, perché da luglio in qualsiasi momento il Mose potrà entrare in azione in caso di acque alte eccezional­i. Compiti, previsioni, divieti, ordinanze, allarmi, nelle prossime settimane sarà redatto un protocolla che definisca le azioni da intraprend­ere ogni qual volta la città venga minacciata dalla marea in maniera grave, in attesa dell’Authority. La quota su cui dovrebbe trovare la convergenz­a dovrebbe essere quella compresa tra i 130 e i 140 centimetri.

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Il test Domani saranno alzate le barriere di Chioggia e Malamocco

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