Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Terminal Mantovani la guerra non si ferma
Presidente contro Regione e Città, gelo del governo. Il nodo del terminal di Fusina
Nuove bordate tra il presidente del Porto Musolino e i rappresentanti di Regione e Città Metropolitana nel consiglio di gestione. A bilancio bocciato il commissariamento si avvicina e il governo non pare intenzionato a salvare il presidente. Il nodo del contendere è il termin di Fusina costruito in project financing da Mantovani, l’azienda del Mose
Il governatore del Veneto VENEZIA Luca Zaia e il sindaco di Venezia e della Città metropolitana Luigi Brugnaro ribadiscono di non essere i «mandanti politici» della bocciatura del bilancio del Porto di Venezia da parte del comitato di gestione. Il presidente Pino Musolino e i due consiglieri «ribelli» Maria Rosaria Campitelli e Fabrizio Giri (che rappresentano Palazzo Balbi e Ca’ Corner) continuano a «darsele di santa ragione» e il fronte dello scontro si allarga dai soldi dati a un’azienda del gruppo Mantovani – con il sottinteso che si tratta dell’azienda che capitanava il Mose, ora in concordato preventivo – per il terminal di Fusina a quelli post-Covid alle imprese e ai lavoratori. E dopo che giovedì sera c’era stato un profluvio di dichiarazioni pro-Musolino da parte di Pd e Italia Viva, ieri a Palazzo Chigi la cautela regnava sovrana: il governo, in primis il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, che ha la competenza sui porti, vuole vedere tutte le carte prima di decidere se ci siano i presupposti di un commissariamento del Porto lagunare o se «salvare» Musolino. Il termine per l’approvazione del bilancio scade il 30 giugno e ieri il presidente ha rilanciato l’ipotesi di una nuova riunione a breve per superare l’impasse. Una cosa però è certa: anche, ma non solo, per questo scontro, sia a Roma che a Venezia sono ormai pochissimi a scommettere su un suo secondo mandato: e la sua è una poltrona ambita.
Giovedì è scoppiata la bomba, quando Campitelli e Giri hanno deciso di bocciare il bilancio. Il nodo centrare, scritto in tre pagine di dichiarazioni di voto, è la mancata condivisione della revisione del piano economico finanziario del terminal di Fusina, che ha portato a dare ai privati più soldi (9 milioni) e più anni (10) di concessione: nel merito, ovviamente, ma anche nel metodo, visto che hanno accusato Musolino di aver tenuto loro nascosti i passaggi che hanno portato all’accordo. Ma tutti hanno pensato anche agli scontri tra Musolino e Brugnaro in questi anni: il primo ha infatti stoppato il nuovo garage multipiano in Marittima, ha battagliato con Ca’ Farsetti sullo sviluppo urbanistico delle aree di confine portuali, da ultimo ha perfino mandato un esposto sul parcheggio creato su un terreno del sindaco a Marghera e servito da una navetta per Venezia. «Su questo tema invito alla prudenza - ha però ribadito ieri Brugnaro - il voto è arrivato da due esperti stimati, evidentemente avevano le loro motivazioni. Attenzione a chi volesse piazzare una scommessa politica, strumentalizzando la questione». Sulla stessa linea Zaia: «Bisogna togliersi dalla testa l’idea di una regia occulta - ha affermato - Non dico che il porto non abbia funzionato, ma qui si parla di questioni di bilancio e non mi sembra che siamo in presenza di tecnicismi buttati lì». Il governatore invita Musolino a «controdedurre»: «Ma lasciamo fuori la politica da queste questioni».
Musolino ieri è tornato all’attacco di Campitelli e Giri. «La procedura su Fusina si è chiusa con il voto favorevole del comitato di gestione del 20 gennaio (in cui però Giri votò contro, mentre Campitelli non c’era, ndr) e non può essere un motivo valido per votare no a un consuntivo di bilancio - ha ribadito - Questo non comporterà alcun beneficio alla comunità portuale, ma stroncherà sul nascere la possibilità di erogare, a sostegno delle categorie più colpite, 6 milioni di euro previsti dal decreto legge “Rilancia Italia”». Il presidente, nella conferenza stampa di giovedì, ha coinvolto anche i presidenti delle due compagnie di lavoratori portuali, e ieri i due «rivali» l’hanno invitato, sdegnati, a «non strumentalizzare nulla e nessuno», sottolineando che il decreto non vincola i fondi all’ok definitivo al bilancio. «Il Porto è finanziariamente solido, come dice il presidente, e non può essere un problema reperire i soldi nelle pieghe dell’attuale bilancio di previsione - scrivono i due membri - Quanto alla riduzione dei canoni, l’avanzo di amministrazione è una delle possibili poste finanziarie indicate, ma non certo l’unica». La conclusione è poi ironica,
In difficoltà Comunque vada, difficile che Musolino resti presidente per il secondo mandato
"Zaia Bisogna togliersi dalla testa l’idea di una regìa occulta
quando sottolineano la « coerenza » di Musolino: «Nulla ci ha detto quando ha firmato l’accordo dei 9 milioni - concludono - e nulla ci ha detto oggi, quando invece si tratta di sostenere i lavoratori del Porto». «Non posso commentare falsità palesi e aperte dimostrazioni di ignoranza di procedure amministrative perché farei violenza a quel minimo di intelligenza che mi riconosco», è la durissima replica del presidente.
Che in conclusione, però, rilancia l’ipotesi di una «composizione bonaria» del problema. «Intendo riconvocare il comitato e chiudere una vicenda assurda - afferma - Se dovesse mancare la disponibilità, intendo rivolgermi alle Istituzioni competenti per ristabilire la verità, amministrativa, ma anche storica».