Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Separazione, la Regione contro il ricorso sul quorum
La Regione si costituisce al Tar contro il ricorso sul quinto referendum per la divisione di Venezia e Mestre proposto da Marco Sitran. L’udienza si terrà a dicembre e deciderà se il quorum era dovuto o meno. Secondo la giunta, che ha indetto la consultazione, era necessario; così, di fronte all’esito delle urne, il 28 gennaio il Consiglio regionale aveva deliberato «il non passaggio agli articoli della proposta di legge in oggetto», vale a dire la separazione di Venezia e Mestre poiché a fronte di 207.432 elettori, alle urne si erano presentati solo 44.888 e il numero degli astensionisti (162.544) era stato nettamente superiore. Sitran aveva depositato al Tar il ricorso prima ancora del voto e contestava la decisione di considerare valido il risultato solo se la metà più uno degli aventi diritto si fosse espresso con un «Sì» o un «No» sulla divisione del capoluogo. Il mese scorso ha depositato dei motivi aggiunti, chiedendo di annullare l’esito e anche la delibera di Palazzo Ferro Fini che non ha separato Venezia e Mestre perché solo il 22% della popolazione si è mostrata interessata alla questione. Fosse stato anche l’1 per cento, secondo l’avvocato autonomista veneziano, la cosa doveva procedere perché la maggioranza dei voti non è dovuta in un referendum consultivo e, volendo, la Regione avrebbe potuto procedere alla divisione. L’Ufficio di presidenza di palazzo Ferro Fini presieduto da Roberto Ciambetti (Lega), e composto dai vice Massimo Giorgetti (Più Italia) e Bruno Pigozzo (Pd) e dai segretari Antonio Guadagnini (Partito dei Veneti) e Simone Scarabel (5S) invece ritiene che al legislatore regionale non è vietato dall’articolo 133 della Costituzione disporre un quorum per tutti i referendum e, anzi, prevedere un numero minimo di partecipanti al voto è essenziale per decidere: «Una bassa percentuale di votanti non merita di essere presa in considerazione come utile e significativa al fine di procedere ad una modifica di circoscrizioni comunali», dice, spiegando che in definitiva è un’assicurazione che le decisioni del Consiglio Regionale siano prese su una base di ragionevolezza, senza andare contro la volontà della maggioranza dei cittadini. Per questo ha dato mandato all’avvocatura di costituirsi in giudizio ed esporre le ragioni del Consiglio davanti al Tar. * (mo. zi.)