Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Porto, apertura del governo «No al commissario» Tempi e navi, i dubbi di Giri
Spessotto: mossa politica. La Uil boccia i conti: bisogna scavare
VENEZIA «Il presidente Pino Musolino ha dimostrato ottime qualità manageriali e bloccarne l’attività sarebbe un atto irresponsabile e incomprensibile». L’apertura al presidente dell’Autorità di sistema portuale arriva da quel ministero delle Infrastrutture che ne avrà in mano le sorti, se entro il 30 giugno il bilancio dell’ente non verrà approvato. Il sottosegretario Salvatore Margiotta parla di «azione di palazzo strumentale» e «assurdi tatticismi politici»: «Escludo che si possa pensare di commissariare un porto come Venezia e un presidente che ha lavorato bene».
Giovedì il comitato di gestione ha bocciato il bilancio 2019: solo Musolino ha votato sì, mentre si sono opposti Fabrizio Giri e Maria Rosaria Campitelli, rappresentanti di Città metropolitana e Regione. Il presidente del Porto prima ha detto che il termine non è perentorio, poi ha auspicato di ricucire con i due enti, ma il tempo stringe. Non aiuta lo scontro pesante con i due «ribelli», che l’hanno accusato anche di aver «strumentalizzato» la situazione dei 160 lavoratori delle Clp di Venezia e Chioggia, dicendo che lo stop al bilancio bloccava anche l’integrazione salariale prevista dal decreto «Rilancia Italia», così come la riduzione dei canoni per le imprese. Una bugia, per Giri e Campitelli, secondo i quali basterebbe una variazione sul bilancio 2020. Ma dal Porto spiegano che senza consuntivo approvato non è possibile.
Il tema dello scontro – almeno quello esplicito visto che secondo gli oppositori del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro sarebbe lui (e secondariamente nel governatore Luca Zaia) il « mandante » di questo attacco a Musolino – è il terminal di Fusina e quell ’ a ccordo con l a Veni ce Ro.Port.Mos. (gruppo Mantovani), che prevede 9 milioni di euro in più ai privati per finire la seconda darsena e un allungamento della concessione dal 2052 al 2062, a fronte però di uno spostamento dei rischi sui privati. «L’atto è già stato approvato il 20 gennaio», ripete il presidente. Quel giorno però Campitelli era assente, mentre Giri votò contro.
E a verbale fece mettere tutti i suoi dubbi: da un lato quelli di metodo, in quanto contestò a Musolino di aver firmato da solo l’accordo, senza coinvolgere il comitato, dall’altro quelli di merito. Intanto sui tempi, perché nell’accordo si diceva che per non perdere i fondi Ue i lavori dovevano finire al 31 marzo 2020, appena due mesi dopo. « Ignoro totalmente a che punto sia il concessionario in merito a questa scadenza così ravvicinata e importante», aveva detto Giri. Aveva poi messo in dubbio l’importo dei lavori eseguiti (si parlava di 80 milioni) e aveva criticato la cancellazione del riferimento alla crocieristica, per la quale Fusina era un’opzione. «Non si è mai affrontata la proposta di project financing di Vtp», aveva rilevato. Per lui inoltre si sarebbero dovute valutare meglio altre ipotesi alternative, compresa la revoca.
Di «mossa politica» parla anche la deputata Arianna Spessotto (M5s), che pure in passato aveva già chiesto il commissariamento di Musolino. Mentre Umberto Zerbini della Uil è stato l’unico a bocciare il bilancio nell’organismo di partenariato. «Il Porto fa utili perché non si scava, se non si trovano i siti di conferimento la colpa non è mia - ha detto - Il presidente va spesso in missione all’estero, con i relativi costi, ma in termini di traffico i risultati sono zero».