Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Case di riposo, spazi Covid Manovra da 200 milioni
Piano di riorganizzazione ospedaliera e del territorio varato dalla Regione. Nuovo documento dei virologi
VENEZIA Diventa operativo il Piano di riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza sanitaria, ospedaliera e territoriale deliberato dalla giunta Zaia in ottemperanza al decreto Rilancio, che a tale scopo ha incrementato di 3 miliardi e 250 milioni il Fondo sanitario nazionale. Al Veneto sono stati destinati 101,5 milioni di euro per aumentare i letti di Terapia intensiva (in realtà già portati dagli attuali 825 a 840 dalla delibera del 19 maggio scorso), semi-intensiva (343) e Malattie infettive (1085), per interventi su Pronto Soccorso e Suem 118. Ulteriori 35,1 milioni arriveranno da Roma per concludere nuove assunzioni, benché tale voce comporti un costo finale di 128,7 milioni: 29,8 sono già stati spesi per i 1600 sanitari assunti da marzo, 23,8 milioni serviranno a finanziare i prossimi contratti a tempo indeterminato, 55,9 a rafforzare l’organico di Terapia intensiva, 13,6 milioni sono destinati agli infermieri di famiglia e 5,6 agli operatori dell’emergenza territoriale.
Intanto, si comincia. Sul fronte ospedaliero, il preTriage dedicato ai sospetti pazienti Covid e ora insediato nelle tende allestite dalla Protezione civile davanti ai 43 Pronto Soccorso si sposterà prima in strutture mobili poi in spazi fissi, prefabbricati o locali interni agli stessi poli di emergenza. Il tutto per garantire percorsi differenziati tra soggetti colpiti da qualsiasi infezione e gli altri. Saranno inoltre potenziate le centrali operative del Suem 118, con altro personale.
Ma le novità più consistenti riguardano l’assistenza territoriale e le case di riposo. «Allargheremo a un maggior numero di persone l’assistenza domiciliare, ora erogata a 30mila veneti — annuncia Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale — e assumeremo altri infermieri di famiglia: il governo ne dispone uno ogni 50mila abitanti. Ne abbiamo già 200 nelle Medicine di gruppo integrate e negli altri studi associati dei medici di base, ne prenderemo ulteriori 441. Lavoreranno in parte nei Distretti, per le cure primarie in ambulatorio, e in parte a supporto dei medici di famiglia non ancora associati, anche per visite a domicilio». Confermate le Unità speciali di continuità assistenziale, almeno fino al 31 dicembre: sulle 97 previste, per un totale di 619 medici, sono già operative 51, con 228 camici bianchi che affiancano i dottori di famiglia nell’assistenza e nella somministrazione di farmaci a casa di pazienti non più solo colpiti dal coronavirus ma anche cronici e fragili, e gli specialisti nelle visite nelle case di riposo. «Crescerà pure il personale dei Dipartimenti di Igiene e Sanità pubblica, perché arriveranno un infermiere o un tecnico o un assistente sanitario ogni 10mila abitanti — aggiunge Lanzarin —. Condurranno indagini epidemiologiche, contribuiranno al contact tracing, cioè alla ricostruzione di movimenti e contatti dei casi positivi al Covid-19, e fungeranno da raccordo tra ospedale e territorio, anche attraverso le Centrali operative territoriali».
E poi si apre il grande capitolo dei Centri servizi per anziani, con tre livelli di intervento. Il primo riguarda l’introduzione di un direttore sanitario, nominato e pagato dalla Regione, ogni 230 letti. Il che significa che le grandi strutture potranno averne più di uno e le piccole essere governate da uno unico. Restano comunque sia il dottore interno sia il coordinatore medico, che farà da collegamento con l’Usl di riferimento. Saranno mantenuti, ed è il secondo livello di intervento, i team di specialisti (geriatra, infettivologo, cardiologo) creati per gestire all’interno delle case di riposo i casi più complessi. Il terzo livello scatterà nel momento in cui dovesse presentarsi un ritorno del virus ad alta intensità e riguarda l’attivazione di una struttura per provincia dove eventualmente ricoverare gli ospiti di residenze per anziani contagiati dal Covid-19, per evitare commistioni con gli altri. Il piano comporterà entro fine anno l’assunzione di mille infermieri, a partire dai 600 che si laureranno in ottobre. «E’ una programmazione strategica, epocale — dice il governatore Luca Zaia — perché costruita sull’esperienza accumulata nei 124 giorni di gestione dell’emergenza e su quanto si può migliorare. Saremo ancora più performanti se il Covid19 tornerà. Lo facciamo con orgoglio, è una svolta che può cambiare il corso della storia sanitaria veneta».
Non cambia invece l’aria tra scienziati, sempre divisi su molti aspetti della pandemia. L’ultima novità è il documento firmato da dieci specialisti e ricercatori, tra cui il professor Giorgio Palù, virologo e consulente della Regione, e il dottor Roberto Rigoli, coordinatore delle 14 Microbiologie del Veneto. Insieme ribadiscono due concetti: una marcata riduzione dei sintomatici e dei ricoveri e un costante incremento di pazienti con bassa o molto bassa carica virale. E poi toccano un tema discusso: «La comunità scientifica internazionale si sta interrogando sulla reale capacità di soggetti con pochi sintomi o asintomatici di trasmettere l’infezione » . Ieri intanto 11mila tamponi hanno identificato solo un nuovo contagio. Ci sono però altre due vittime.
Infine una curiosità rivelata dall’ Arpav:dur ante il lockdown a Vo’ Euganeo polveri sottili e ossidi di azoto sono crollati ai valori più bassi del Veneto.
" Lanzarin:« Ci sarà anche un direttore sanitario nominato dalla Regione»