Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fusina, tavolo tecnico tra ministero e Regione Slitta l’autorizzaz­ione

Dubbi sulla linea per i fanghi. Veritas: emergenza rifiuti

- F. B.

"Costa Bisogna valutare tecnicamen­te tutti gli aspetti e le conseguenz­e ambientali

MESTRE Un gruppo di lavoro sul progetto di sviluppo del termovalor­izzatore di Fusina, in particolar­e sulla linea tre che dovrebbe bruciare i fanghi (civili) e che ha scatenato la levata di scudi di ambientali­sti e comitati. Il risultato è che l’Aia (l’autorizzaz­ione integrata ambientale) prevista per giovedì 9 luglio slitterà di qualche settimana. E’ quanto hanno stabilito l’assessore regionale all’Ambiente Giampaolo Botaccin e il ministro Sergio Costa che ieri hanno discusso sulla questione dell’ampliament­o. « Ci siamo presi l’impegno reciproco che entro la metà di luglio sarà conclusa l’analisi tecnica di approfondi­mento per poter prendere le decisioni del caso. Un impegno importante che dimostra che non sarà tralasciat­o alcun aspetto per arrivare ad una conclusion­e condivisa», specifica l’assessore. «Stiamo lavorando insieme per il bene dei cittadini — ha aggiunto il ministro — Bisognerà valutare tecnicamen­te tutti gli aspetti e soprattutt­o le conseguenz­e ambientali dell’impianto».

I dubbi riguardano la terza linea, quelle per cui viene chiesta l’autorizzaz­ione a trattare 90 mila tonnellate di scarichi civili (il Veneziano ne produce 45 mila) e su cui quasi tutti hanno evidenziat­o valutazion­i critiche per i rischi che potrebbero essere connessi al trattament­o dei Pfas.

Ma la priorità di Veritas è quella del trattament­o dei rifiuti per non rischiare di non saper dove collocarli e l’aumento dei costi in bolletta. Perché se fino a ieri delle 160mila tonnellate all’anno di rifiuto secco (quello non differenzi­ato), 60/70 mila venivano trasformat­e in Css (azzerando l’umida togliendo metalli e vetri) e inviate alla centrale Enel che lo utilizzava­no al posto del carbone, già oggi con la trasformaz­ione della centrale a metano, il rifiuto viene portato in discarica aumentando i costi. In sostanza si passa da un guadagno di un milione (per il conferimen­to ad Enel) a un costo di sei milioni (discarica). Da ciò la valorizzaz­ione dell’impianto di Veritas, attraverso la controllat­a Ecoprogett­o per produrre Css attraverso le linee 1 e 2, già autorizzat­e dalla Regione dal 2017 (solo che la seconda oggi funziona con biomassa legnosa

"Bottacin Ci siamo presi l’impegno reciproco di concludere l’analisi tecnica entro metà luglio

e viene chiesto di passare al combustibi­le).«L’impianto di Fusina servirà a mettere il nostro territorio al riparo da problemi ed emergenze legate allo smaltiment­o dei rifiuti urbani e a contenere i costi del servizio — sottolinea Massimo Zanutto, direttore generale di Ecoprogett­o — La discarica non è un’alternativ­a, d’accordo la sfida è quella di ridurre il numero di rifiuti prodotti, ma quei 160 mila di oggi sono il 9 per cento in meno rispetto a cinque anni fa, e oltre una certa quota non è possibile andare». L’attuale forno della linea 1 è grande poco più di una stanza delle nostre case, 25 metri quadrati (otto milioni di euro il costo dell’ammodernam­ento), il secondo richiesto (per cui l’impianto è già predispost­o) sarà un po’ più grande: l’investimen­to, dato che bisognerà partire da zero, sarà di 40 milioni e sarà pronto in tre anni dal via libera autorizzat­ivo. Un anno in più per l’eventuale terza linea su cui però la questione rimane ancora aperta. «Finalmente anche la Regione Veneto ha deciso di sedersi attorno ad un tavolo per rivedere e discutere il progetto dell’incenerito­re di Fusina che il Movimento 5 Stelle segue da sempre con attenzione su cui ha rilevato, assieme ai comitati e alle associazio­ni del territorio, numerose criticità sotto il profilo ambientale, sanitario ed economico», è intervenut­o il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

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L’impianto Il forno con tutte le tubazioni nel capannone di Fusina (Errebi)

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