Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Virus, è allarme. I giorni folli del paziente zero
Covid dai Balcani. L’indice di contagio risale a 1,63, Zaia: ricoveri coatti per chi si oppone. Sotto accusa manager vicentino
L’indice di contagio Rt è schizzato da 0,43 a 1,63 in una settimana. Colpa (anche) del «focolaio balcanico» legato al manager vicentino tornato da un viaggio di lavoro in Serbia. Con lui, in auto, viaggiavano 3 colleghi, tutti contagiati fra Vicenza, Verona e Padova più una donna che ha avuto contatti con lui al rientro in Italia. L’uomo, ha rifiutato inizialmente il ricovero, la donna è stata riluttante nel fornire ai sanitari, impegnati nella ricostruzione dei possibili contagi, la lista delle persone con cui era venuta in contatto. Il governatore Zaia, infuriato, annuncia la linea dura: «Siamo pronti a ricoveri coatti e pugno di ferro sull’isolamento domiciliare. Per lunedì avremo una nuova ordinanza per evitare ciò che il senso civico dovrebbe già impedire: continuare ad andare in giro anche se si sa di poter essere contagiati».
«Per colpa di qualcuno (irresponsabile) non si fa più credito a nessuno» ringhia Luca Zaia dopo aver sputato due numeri che fanno tutta la differenza del mondo: il Veneto ha ora un Rt, l’indice di contagio, a 1,63 mentre una settimana fa era 0,43. Tradotto, con 24 focolai attivi, il Veneto è passato, nella classificazione del virus, da «area con rischio basso» a «rischio elevato». L’adagio, mutuato dal bancone del bar di paese, è un «classic Zaia» come direbbero gli americani ma la delusione e la frustrazione per l’ultimo incredibile focolaio che dalla Serbia ha contagiato tre province, Vicenza, Verona e Padova, appaiono inedite. Ottantanove persone positive al Covid a causa di una sola auto che dai Balcani è tornata in Veneto sono un sonoro ceffone agli sforzi erculei che avevano fatto della nostra regione un modello da imitare.
Così il governatore annuncia per lunedì un’ordinanza che dia un giro di vite sui temi dei ricoveri e dell’osservanza dell’isolamento domiciliare «servono ricoveri coatti, e tolleranza zero per chi viola l’isolamento - incalza Zaia -. Ho già dato mandato alle aziende sanitarie essere severissime e, dove possibile, procedere anche con le denunce». A far infuriare il governatore, infatti,sono i comportamenti dei protagonisti del nuovo focolaio balcanico. Il paziente zestata ro, un imprenditore del vicentino ora in rianimazione (approfondimenti nell’articolo a fianco ndr) ha rifiutato il ricovero «fornendoci - sillaba, incredulo, Zaia - i contatti fino al 28 sera, giorno in cui aveva già avuto conferma d’essere positivo al tampone. Significa che ha ignorato anche l’isolamento previsto per legge. La signora curata a Schiavonia e contagiata dalla stessa persona, per giorni ha tergiversato nel fornire i contatti sociali e di lavoro. Non esiste, per me dovrebbe scattare la carcerazione o il Tso, il trattamento sanitario obbligatorio non vale solo per i malati mentali. Questa non è una dittatura ma abbiamo un piano sanitario da far rispettare per il bene di tutti. Faremo la sequenza di questi contagi per essere sicuri che non sia un ceppo diverso di Covid». Sul caso intervengono anche due ministri, Federico D’Incà «il virus non è sconfitto, mantenere alta la guardia» e Francesco Boccia «Nonostante alcune condotte irresponsabili, confermate anche oggi nel caso veneto, la reazione dei sistemi sanitari territoriali per il contenimento del Covid-19 è immediata e la risposta eccellente».
Zaia però vuole di più «abbiamo armi spuntate. Parlerò con Stefano Bonaccini (presidente della Conferenza delle Regioni ndr) e con il ministro della Salute Roberto Speranza, noi faremo la nostra ordinanza e stiamo sviscerando tutti i possibili appigli legali secondo le nostre competenze ma il governo deve fornirci uno strumento più efficace dell’ammenda perché, a casa mia, una vita vale ben più di 1.000 euro». Il governatore è un fiume in piena e mette in dito nella piaga spiegando che con il Dpcm di metà maggio, i risvolti penali (articolo 650 del codice penale) alla violazione della quarantena sono stati ridotti a una sanzione di 1.000 euro, appunto. L’impennata nell’indice di contagio, però, spiegano in Regione, non è giustificabile soltanto dagli ultimi focolai, «sta succedendo ciò che vi avevo paventato nelle settimane scorse - ragiona il governatore - assembramenti e comportamenti sconsiderati. Continuando di questo passo non dobbiamo chiederci se il virus tornerà in ottobre, è già qui».
Zaia non cita il caso del Pride Village di Padova ma ci pensa il consigliere regionale patavino Luciano Sandonà: «Credo sia il caso di proporre al Comune di Padova la sospensione, se non la chiusura, di manifestazioni come il Pride Village, affinché i veneti non debbano pagare un’altra volta amaramente lo scotto dell’irresponsabilità e della sconsideratezza di pochi». Intanto il governatore specifica che «per ora» non ci sarà un inasprimento delle misure di contenimento e che il piano di promozione turistica procederà come da programma. Resta il problema di chi arriva da Paesi extra Schengen come l’ultimo caso dalla Serbia. «Il tema c’è tutto - allarga le braccia Zaia - dovrebbero mettersi in quarantena volontaria...».
Dura la replica dei consiglieri regionali del M5s: «Zaia annuncia un’ordinanza severa e incolpa il governo di non fornirgli strumenti “di polizia” ma è da marzo che dice “il virus sta scomparendo”». Il governatore tira dritto e sul focolaio balcanico conclude: «È gravissimo, leggete questa storia con gli occhi di un malato oncologico o immunodepresso...così non va».
Zaia
Leggete questa storia con gli occhi di una persona immunode pressa o di un paziente oncologico.. Trovo sia gravissimo che ci sia chi continua a uscire di casa anche se sa d’essere malato: mette a rischio gli altri
M5s
Zaia chiede strumenti «di polizia», come multe salate, trattamenti sanitari obbligatori, isolamenti coatti ma è da marzo che va dicendo che il virus sta scomparendo. Ora invoca poteri, e la sua biosorveglianza?.