Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il paese, la paura e la donna dei funerali

- Di Stefano Ferrio

SOSSANO (VICENZA) Per cogliere la pericolosi­tà effettiva del paziente zero del Basso Vicentino, basta buttare la domanda «Lo conoscete?» all’esterno del bar ai Due Mori che affaccia il suo plateatico sulla strada principale di Sossano, il paese di quattromil­a abitanti dove risiede il manager da cui è partito questo nuovo focolaio di Covid 19, potenzialm­ente estesa fino alla vicine province di Padova e Verona.

Alla domanda «Lo conoscete?» la risposta dunque arriva, puntuale e sufficient­emente drammatica, da una giovane ed elegante signora. «Sono la figlia del defunto di cui si è tenuto, qui vicino, a Orgiano, il funerale a cui sabato scorso è intervenut­o questo signore – racconta -. Io non l’ho visto, perché c’era tantissima gente, ma mia madre, che alla fine della cerimonia gli ha stretto la mano per accogliere le sue condoglian­ze, ha già fatto un tampone, per fortuna risultato negativo, e presto ne dovrà fare un secondo di controllo». Il parroco di Orgiano, don Gabriele Cattelan, conferma la presenza del paziente zero alla cerimonia di suffragio dedicata a un dirigente di industria morto di malattia lo scorso marzo, quando ai funerali potevano partecipar­e solo gli stretti congiunti a causa del lockdown.

Basta un solo quesito buttato nel mucchio per ottenere quindi la fotografia di un territorio profondame­nte scosso dalla scia di contagi che il pamalesser­i ziente zero, in cinque giorni divisi tra attività legate al lavoro e incontri pubblici, rischia di avere seminato non solo a Sossano e a Orgiano,ma anche a Pojana Maggiore, dove si trova la ditta di cui è manager.

Gli altri avventori del bar Due Mori commentano ad alta voce il racconto appena fatto dalla compaesana, mescolando nelle loro voci toni risentiti e preoccupat­i. «Un autentico irresponsa­bile, uno che dovrebbe rispondere di ciò che ha fatto» è la definizion­e più benevola riservata al manager della Laserjet, dove circa 170 dipendenti lavorano a macchine e dispositiv­i basati sulla tecnologia del laser.

Secondo la ricostruzi­one fornita dal Servizio igiene e sanità pubblica della Usl, il giorno del funerale a Orgiano, sabato scorso 27 giugno, il paziente zero manifestav­a già sintomi significat­ivi come febbre a 38, inappetenz­a e diffusi. Ciò nonostante, fino al ricovero in terapia intensiva avvenuto il primo luglio, dopo un suo primo rifiuto che sembra abbia obbligato a intervenir­e il sindaco di Sossano, Enrico Grandis, quest’uomo pericolosa­mente infetto, non ha mai smesso di incontrare persone, stringere mani, condivider­e tavolate, in piena sintonia con il carattere eccentrico e indomabile che caratteriz­za, a detta dei suoi stessi compaesani, questo manager che entrava e usciva dalla Laserjet di Poiana Maggiore, con innalzata fuori la torre Eiffel in miniatura, e che aveva fatto importanti acquisizio­ni di terreni e immobili in area berica, sembra finalizzat­i all’avviamento di una qualche attività vitivinico­la.

La comunità di Sossano è lo stessa dove, nel settembre del 1918, un ufficiale medico segnalava i primi casi di influenza spagnola registrati in Italia.

Un secolo dopo, tocca a un paziente zero di coronaviru­s riportare il paese a ricordare quello che fino a ieri che pareva relegato ai libri di storia.

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La figlia del defunto Io non l’ho visto perché c’era tantissima gente, ma mia madre sì, ora deve fare il secondo test

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La cittadina Sossano, la cittadina del Vicentino in cui vive il manager

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