Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Jesolo, denunciati i tre picchiatori il tunisino pestato rischia la vista
Nei guai dei trentenni del posto. Si cerca un quarto ragazzo
JESOLO Sono stati identificati tre dei quattro aggressori che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno picchiato un 38enne tunisino fino a ridurlo in fin di vita, a due passi da piazza Milano a Jesolo. Si tratta di tre jesolani di 30 anni, risultati incensurati. Tutti denunciati ma si cerca un quarto uomo. Per loro è scattata la denuncia. Sono stati individuati grazie alle telecamere di sorveglianza.
JESOLO ( VENEZIA) Sono stati identificati tre dei quattro aggressori che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno picchiato un 38enne tunisino fino a ridurlo in fin di vita, a due passi da piazza Milano a Jesolo. Si tratta di tre jesolani di 30 anni, risultati incensurati. Per loro è scattata la denuncia.
I carabinieri della compagnia di San Donà sono riusciti a trovarli analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza e i video della violenza girati dai passanti con il telefonino, sovrapposti alle dichiarazioni di testimoni che hanno assistito all’attacco del «branco», dileguatosi subito dopo il massacro. Gli indizi, poi, erano sugli stessi corpi dei 30enni denunciati: uno aveva una contusione al ginocchio e alla mano, un altro delle escoriazioni al viso. Il terzo, il dito di una mano fratturato.
I giovani potrebbero rispondere di lesioni personali gravissime in concorso ma non è escluso che l’ipotesi di reato cambi a seconda dello stato di salute della vittima. L’uomo aggredito si trova in Rianimazione all’ospedale dell’Angelo di Mestre: ieri è stato operato nel tentativo di ridurre i traumi al volto ma rischia gravi complicazioni e potrebbe perdere la vista. Alle spalle ha diversi precedenti e fu già aggredito nel 2013 a Padova da un pusher armato con una mazza da baseball e una katana, davanti a una sala da gioco.
Intanto le indagini proseguono. Ci sarebbero nuovi filmati in via di acquisizione da parte dei militari, e si cerca almeno un altro partecipante all’aggressione. Secondo i testimoni tutto sarebbe cominciato con il tunisino che, sotto l’effetto di alcol e stupefacenti, avrebbe infastidito a lungo gli avventori di un bar.
«Lo avevamo già mandato via intorno alle 23, quando era arrivato ubriaco chiedendo di poter bere una birra. In passato avevamo avuto proanimi
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Il barista Quell’uomo era già stato mandato via perchè importunava i clienti: era ubriaco
blemi con lui in un paio di occasioni, l’ultima volta quest’inverno, tanto che gli avevamo detto di non farsi più vedere qui dentro», spiega il titolare del bar di piazza Milano all’esterno del quale è iniziata la discussione culminata con il pestaggio. Un locale tranquillo, molto frequentato dai giovani della zona per un aperitivo dopo il lavoro e dai turisti per un drink.
«Quella sera – riprende il barista – dopo che lo avevamo allontanato è tornato e ha iniziato a discutere con un gruppo di ragazzi che si erano seduti fuori a bere una cosa in relax, come fanno tutti i nostri clienti. Se n’è andato nuovamente ma poi è tornato ancora, in auto, a cui ha rotto lui stesso i finestrini, con un taser e del peperoncino spray, e a quel punto ha cominciato ad alzare i toni, ad offendere anche una ragazza e ha lanciato degli oggetti contro i giovani che poi si sono allontanati con lui».
Poco prima, quando gli si stavano scaldando, lo stesso imprenditore aveva allertato le forze dell’ordine per segnalare quanto stava avvenendo fuori dal suo locale. Erano circa le 3.40 di notte. Di lì a poco, il brutale pestaggio. «Mi dispiace davvero tanto per quello che è successo – continua il barista – e spero con tutto il cuore che il ragazzo si riprenda presto. Chi lo conosce sa che spesso alza il gomito, così lo evita. C’è però da dire che è una persona conosciuta alle forze dell’ordine, che mi risulti abbia a sua disposizione due veicoli e una moto pur non disponendo della patente, non so come possa continuare a creare problemi ai locali della città».
Il nuovo episodio di violenza, dopo la rissa collettiva in piazza Mazzini dello scorso 21 giugno, ha già riacceso la sorveglianza sulla movida jesolana, che rischia di subire un nuovo giro di vite. E i commercianti temono che possa essere l’inizio di una demonizzazione dei locali. «Condanniamo ogni tipo di violenza – afferma Angelo Falappa, presidente di Confcommercio San Donà Jesolo – ma i locali non possono essere sempre colpevolizzati. È ora di finirla di attribuire ai gestori ogni tipo di responsabilità e ogni mancanza delle istituzioni». E ha poi rivolto un appello alle autorità: «Facciano i controlli e sanzionino chi non rispetta le regole, senza colpire nel mucchio».