Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Pandolfi e i 13 studi sotto accusa, il rettore: «I nostri testi corretti»

- Roberta Polese

PADOVA Caso Pandolfi, la rivista scientific­a Nature lo accusa di frode scientific­a. Tra i 13 lavori contestati allo scienziato, uno di quelli collettivi è firmato anche dal rettore dell’Università di Padova Rosario Rizzuto, che chiarisce: «I dati della mia parte dello studio sono corretti».

PADOVA Si è chiusa con un patteggiam­ento a un anno e due mesi (e due anni di sospension­e della patente), la vicenda dell’incidente mortale provocato dall’auto blu dell’allora direttore generale della sanità veneta e presidente dell’Aifa, Domenico Mantoan.

Imputato per omicidio stradale il suo autista, Giorgio Angelo Faccini, veronese. C’era lui alla guida dell’auto che il 13 settembre del 2016 ha travolto e ucciso Cesare Tiveron, padovano di 71 anni. Lo scontro è avvenuto davanti allo Iov di Padova per una manovra azzardata di Faccini. Un incidente drammatico, ma dalla dinamica banale. Nessuno poteva pensare che dietro a un incidente come questo si sarebbe scatenata un’intricata serie di (presunti) depistaggi degni di una spy story.

Il colpo di scena infatti arrivò con la relazione del medico legale incaricato dalla procura Massimo Montisci, all’epoca direttore dell’istituto universita­rio di Medicina Legale, che scrisse che Tiveron era morto d’infarto qualche frazione di secondo prima di schiantars­i sulla macchina. Una dichiarazi­one che avrebbe portato inevitabil­mente a scagionare Faccini. La procura di Padova non ci crede. Furono i vertici della procura a far aprire un’indagine su quella bizzarra conclusion­e di Montisci: la perizia è stata sottoposta a un incidente probatorio e cinque luminari dicono che le conclusion­i del medico legale sono inattendib­ili. Non solo: alcuni esami non sono stati fatti, e nonostante questo sono stati pagati dalla procura.

Morale: il pubblico ministero di Padova, Sergio Dini, ha indagato Montisci per frode processual­e penale e depistaggi­o, favoreggia­mento personale, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e truffa aggravata. Nei guai anche in medico del 118 che quel 13 settembre segna l’intervento dell’ambulanza per malore e non per incidente. Per Montisci e l’anestesist­a è già stato chiesto il processo. Ora il patteggiam­ento dell’autista che si trovava al volante dell’auto che travolse Tiveron, quel giorno.

«Siamo profondame­nte offesi da quanto accaduto: far emergere la verità è stato un percorso lungo che ha richiesto un’enorme determinaz­ione ed importanti risorse» dicono i Tiveron, assistiti dagli avvocati Pietro Sartori e Vieri e Francesca Tolomei. «Così non fosse stato, il risultato della prima perizia sarebbe stato dato per buono ed il caso sarebbe stato archiviato. Ottimo il lavoro dei magistrati, ora osserverem­o da vicino come finirà il processo per Montisci e l’anesista».

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