Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Marghera, un miliardo per la ripartenza green Terminal per le auto

Ente zona: togliere i vincoli. Progetto per l’area ex Sirma

- Francesco Bottazzo

MESTRE Porto Marghera resiste con le unghie e con i denti. Anzi i segnali di ripresa e rilancio ci sono tutti: «Adesso bisogna però sbloccare quei vincoli che limitano lo sviluppo, come la burocrazia e i problemi per lo scavo dei canali e le bonifiche » , dice Sergio Lucchi, riconferma­to presidente dell’Ente Zona, nella sua relazione. Durante l’emergenza sanitaria Marghera ha continuato a produrre (il 51 per cento delle imprese rientravan­o all’interno dei codici autorizzat­i) «segno che il tessuto industrial­e ed imprendito­riale rappresent­a settori produttivi essenziali e strategici». E per il futuro c’è già un miliardo di euro sul piatto per nuove produzioni e riconversi­oni, in cui in molti casi i lavori sono già cominciati.

C’è ad esempio l’ampliament­o dello stabilimen­to della Fincantier­i che porterà ad all’installazi­one della più grande gru a cavalletto d’Europa, ma anche altre infraelett­rica strutture che porteranno alla realizzazi­one di otto navi da crociera da qui al 2027, con l’incremento di quasi cinquemila addetti. C’è poi la riconversi­one della centrale termoPalla­dio di Fusina per la quale Enel ha prospettat­o diverse centinaia di milioni per riconverti­re l’impianto da carbone a gas metano. Lavori anche alla centrale

Edison, in bioraffine­ria e la realizzazi­one di un «parco fotovoltai­co» su una superficie complessiv­a di oltre cinque ettari in un primo lotto e di due in un secondo, su aree dismesse e bonificate che hanno difficoltà per una riconversi­one su base produttiva (solo il primo progetto porterà ottomila pannelli solari). All’Autorità portuale di Venezia è stato presentato invece il progetto per la realizzazi­one di un terminal di sbarco di autovettur­e da Magazzini Generali, società riconducib­ile alla famiglia Gavioli, proprietar­ia dell’area ex Sirma su cui dovrebbe insistere. Le navi cargo che partono da Turchia e Algeria e arrivano in Europa non t rove - rebbero più sbocco a Capodistri­a in via di saturazion­e, Marg h e r a p o - trebbe essere una buona alternativ­a. Non mancano però i problemi logistici ai quali il progetto potrebbe andare incontro, evidenziat i anche da l - l’Ente zona industrial­e: da quelli di compatibil­ità urbanistic­a all’impatto sul traffico marittimo delle imprese che già operano in Canale Sud, molte delle quali a rischio di incidente rilevante quali Versalis, San Marco Petroli, Decal, e la Venice Lng che realizzerà l’impianto di gas naturale liquefatto.

La fotografia scattata su Porto Marghera evidenzia un’area dove insistono 916 aziende per un totale di 11.826 addetti, entrambi in crescita rispetto agli anni precedenti. Viene confermata la vocazione industrial­e e portuale, il settore manufattur­iero rappresent­a il 13 per cento delle imprese, quello logistico il 21, ma l’imprendito­ria è sempre più differenzi­ata, prova ne è la rilevanza del terziario avanzato, soprattutt­o per numero di addetti (oltre un quinto del totale). La maggior parte delle imprese però ha una dimensione limitata se l’83,5 per cento delle aziende impiega meno di 16 addetti e oltre il 94 ne impiega meno di 51 . «Adesso acceleriam­o sull’applicazio­ne della zona logistica speciale e togliamo qui vincoli che ci bloccano — l’appello di Lucchi — a partire dallo scavo dei canali con un nuovo protocollo fanghi. Ma devono essere velocizzat­i anche i tempi delle bonifiche».

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