Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Marghera, un miliardo per la ripartenza green Terminal per le auto
Ente zona: togliere i vincoli. Progetto per l’area ex Sirma
MESTRE Porto Marghera resiste con le unghie e con i denti. Anzi i segnali di ripresa e rilancio ci sono tutti: «Adesso bisogna però sbloccare quei vincoli che limitano lo sviluppo, come la burocrazia e i problemi per lo scavo dei canali e le bonifiche » , dice Sergio Lucchi, riconfermato presidente dell’Ente Zona, nella sua relazione. Durante l’emergenza sanitaria Marghera ha continuato a produrre (il 51 per cento delle imprese rientravano all’interno dei codici autorizzati) «segno che il tessuto industriale ed imprenditoriale rappresenta settori produttivi essenziali e strategici». E per il futuro c’è già un miliardo di euro sul piatto per nuove produzioni e riconversioni, in cui in molti casi i lavori sono già cominciati.
C’è ad esempio l’ampliamento dello stabilimento della Fincantieri che porterà ad all’installazione della più grande gru a cavalletto d’Europa, ma anche altre infraelettrica strutture che porteranno alla realizzazione di otto navi da crociera da qui al 2027, con l’incremento di quasi cinquemila addetti. C’è poi la riconversione della centrale termoPalladio di Fusina per la quale Enel ha prospettato diverse centinaia di milioni per riconvertire l’impianto da carbone a gas metano. Lavori anche alla centrale
Edison, in bioraffineria e la realizzazione di un «parco fotovoltaico» su una superficie complessiva di oltre cinque ettari in un primo lotto e di due in un secondo, su aree dismesse e bonificate che hanno difficoltà per una riconversione su base produttiva (solo il primo progetto porterà ottomila pannelli solari). All’Autorità portuale di Venezia è stato presentato invece il progetto per la realizzazione di un terminal di sbarco di autovetture da Magazzini Generali, società riconducibile alla famiglia Gavioli, proprietaria dell’area ex Sirma su cui dovrebbe insistere. Le navi cargo che partono da Turchia e Algeria e arrivano in Europa non t rove - rebbero più sbocco a Capodistria in via di saturazione, Marg h e r a p o - trebbe essere una buona alternativa. Non mancano però i problemi logistici ai quali il progetto potrebbe andare incontro, evidenziat i anche da l - l’Ente zona industriale: da quelli di compatibilità urbanistica all’impatto sul traffico marittimo delle imprese che già operano in Canale Sud, molte delle quali a rischio di incidente rilevante quali Versalis, San Marco Petroli, Decal, e la Venice Lng che realizzerà l’impianto di gas naturale liquefatto.
La fotografia scattata su Porto Marghera evidenzia un’area dove insistono 916 aziende per un totale di 11.826 addetti, entrambi in crescita rispetto agli anni precedenti. Viene confermata la vocazione industriale e portuale, il settore manufatturiero rappresenta il 13 per cento delle imprese, quello logistico il 21, ma l’imprenditoria è sempre più differenziata, prova ne è la rilevanza del terziario avanzato, soprattutto per numero di addetti (oltre un quinto del totale). La maggior parte delle imprese però ha una dimensione limitata se l’83,5 per cento delle aziende impiega meno di 16 addetti e oltre il 94 ne impiega meno di 51 . «Adesso acceleriamo sull’applicazione della zona logistica speciale e togliamo qui vincoli che ci bloccano — l’appello di Lucchi — a partire dallo scavo dei canali con un nuovo protocollo fanghi. Ma devono essere velocizzati anche i tempi delle bonifiche».