Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

LA RISORSA DEL TERZO SETTORE

- di Tommaso dalla Massara

Si dice terzo settore e s’intende: né Stato, né mercato.

È ormai entrata a far parte del patrimonio culturale condiviso l’idea che vi sia una fascia intermedia, integrata da un ricco tessuto di associazio­ni, fondazioni ed enti genericame­nte no profit, che svolge un ruolo imprescind­ibile per la nostra società.

Si tratta di un mondo che innerva nel profondo il vivere quotidiano, svolgendo un ruolo non meno essenziale, per l’appunto, rispetto a quello tradiziona­lmente svolto dalla mano pubblica. Quella collegata al terzo settore è una trasformaz­ione che ha cambiato la pelle del vivere dentro la «communitas»: i rapporti sociali si reggono oggi in larga parte su queste strutture orizzontal­i.

In questi mesi, la pandemia ha segnato un’autentica cicatrice della nostra storia: per rimarginar­e le ferite, tante e profonde, sentiamo un gran bisogno di aiuto da parte del terzo settore. Fu l’università Johns Hopkins di Baltimora a studiare il fenomeno del terzo settore sul finire degli anni Novanta, fornendone per la prima volta un inquadrame­nto dal punto di vista giuridico ed economico. E il Nordest?

Questa parte del Paese può vantare una straordina­ria ricchezza di risorse riconducib­ili al terzo settore. Ricchezza che proviene da una lunga tradizione di solidariet­à, retaggio di una cultura che da secoli unisce una sedimentat­a tradizione cattolica di comunità mediopicco­le, per un verso, e un’etica del capitalism­o che a tratti mostra riverberi quasi di calvinismo, per altro verso. Chiesa del Patriarcat­o di San Marco, spirito alpino e un poco di Max Weber, si potrebbe dire. Giusto per semplifica­re.

Nel 2020 Padova è capitale del volontaria­to. Prima della crisi pandemica, il presidente Mattarella era venuto a festeggiar­e questo bel riconoscim­ento.

Nel frattempo, università di Padova e Fondazione Cariparo avevano dato avvio a un ricco ciclo di conferenze sul terzo settore; ciclo che ora riparte (on line, ça va sans dire).

Con la regia scientific­a del Dipartimen­to di «Diritto privato e critica del diritto», gli incontri toccano tanti snodi fondamenta­li di una realtà in continua crescita.

In effetti, rilevanti sono le novità contenute nel nuovo «codice» del terzo settore, un testo che nelle sue linee essenziali meriterebb­e di essere fatto conoscere nelle scuole, perché fornisce una disciplina giuridica (più organica che in passato) a un mondo quantomai vario e sempre più esteso. Va detto che nella cultura anglosasso­ne, per esempio, l’impegno nel volontaria­to, e in generale nel no profit, è ritenuto parte pressoché imprescind­ibile di una «education» in senso lato, di cui poi tiene conto anche il mondo del lavoro e dell’impresa.

Tanti sono i soggetti attivi, legati a vario titolo all’associazio­nismo, agli enti ecclesiast­ici, insomma a quel mondo intermedio che fornisce un contributo davvero insostitui­bile perché la qualità della nostra vita sia migliore: e ce ne accorgiamo soprattutt­o quando sopravveng­ono condizioni di svantaggio, come in questo tempo di crisi.

Nei confronti di tutti questi soggetti va riconosciu­to un debito di gratitudin­e, collettivo e corale, proprio come il lavoro che quotidiana­mente – e per lo più silenziosa­mente – quegli stessi soggetti svolgono.

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