Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
LA RISORSA DEL TERZO SETTORE
Si dice terzo settore e s’intende: né Stato, né mercato.
È ormai entrata a far parte del patrimonio culturale condiviso l’idea che vi sia una fascia intermedia, integrata da un ricco tessuto di associazioni, fondazioni ed enti genericamente no profit, che svolge un ruolo imprescindibile per la nostra società.
Si tratta di un mondo che innerva nel profondo il vivere quotidiano, svolgendo un ruolo non meno essenziale, per l’appunto, rispetto a quello tradizionalmente svolto dalla mano pubblica. Quella collegata al terzo settore è una trasformazione che ha cambiato la pelle del vivere dentro la «communitas»: i rapporti sociali si reggono oggi in larga parte su queste strutture orizzontali.
In questi mesi, la pandemia ha segnato un’autentica cicatrice della nostra storia: per rimarginare le ferite, tante e profonde, sentiamo un gran bisogno di aiuto da parte del terzo settore. Fu l’università Johns Hopkins di Baltimora a studiare il fenomeno del terzo settore sul finire degli anni Novanta, fornendone per la prima volta un inquadramento dal punto di vista giuridico ed economico. E il Nordest?
Questa parte del Paese può vantare una straordinaria ricchezza di risorse riconducibili al terzo settore. Ricchezza che proviene da una lunga tradizione di solidarietà, retaggio di una cultura che da secoli unisce una sedimentata tradizione cattolica di comunità mediopiccole, per un verso, e un’etica del capitalismo che a tratti mostra riverberi quasi di calvinismo, per altro verso. Chiesa del Patriarcato di San Marco, spirito alpino e un poco di Max Weber, si potrebbe dire. Giusto per semplificare.
Nel 2020 Padova è capitale del volontariato. Prima della crisi pandemica, il presidente Mattarella era venuto a festeggiare questo bel riconoscimento.
Nel frattempo, università di Padova e Fondazione Cariparo avevano dato avvio a un ricco ciclo di conferenze sul terzo settore; ciclo che ora riparte (on line, ça va sans dire).
Con la regia scientifica del Dipartimento di «Diritto privato e critica del diritto», gli incontri toccano tanti snodi fondamentali di una realtà in continua crescita.
In effetti, rilevanti sono le novità contenute nel nuovo «codice» del terzo settore, un testo che nelle sue linee essenziali meriterebbe di essere fatto conoscere nelle scuole, perché fornisce una disciplina giuridica (più organica che in passato) a un mondo quantomai vario e sempre più esteso. Va detto che nella cultura anglosassone, per esempio, l’impegno nel volontariato, e in generale nel no profit, è ritenuto parte pressoché imprescindibile di una «education» in senso lato, di cui poi tiene conto anche il mondo del lavoro e dell’impresa.
Tanti sono i soggetti attivi, legati a vario titolo all’associazionismo, agli enti ecclesiastici, insomma a quel mondo intermedio che fornisce un contributo davvero insostituibile perché la qualità della nostra vita sia migliore: e ce ne accorgiamo soprattutto quando sopravvengono condizioni di svantaggio, come in questo tempo di crisi.
Nei confronti di tutti questi soggetti va riconosciuto un debito di gratitudine, collettivo e corale, proprio come il lavoro che quotidianamente – e per lo più silenziosamente – quegli stessi soggetti svolgono.