Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Test con Conte, il Mose chiude Venezia

Alzate le 78 paratoie. Il premier: in funzione in autunno. Gestione all’Authority, un direttore per il bottone rosso

- Alberto Zorzi

VENEZIA Il premier e tre ministri in laguna per «la prima volta» del Mose. Su tutte le 78 paratoie e Venezia si isola dal mare. Conte dice «promesse mantenute» e garantisce che i soldi per la manutenzio­ne si troveranno. 80-100 milioni l’anno affidati a un organismo ad hoc.

VENEZIA «In questo momento la laguna è isolata dal mare. Il test è riuscito», grida nel microfono con un po’ di emozione l’ingegner Valerio Volpe, dirigente del Provvedito­rato alle opere pubbliche. L’ultima paratoia della schiera di Malamocco – l’ultima a chiudersi – esce dall’acqua alle 12.25 e suona la sirena. E’ in quel momento che, per la prima volta, il Mose isola la laguna di Venezia dal mare. Lo farà per circa un’ora, creando un dislivello tra mare e laguna di circa 30 centimetri, anche se l’acqua è piatta come una tavola e di vento ce n’è poco: ma tanto basta perché la marea entrante trovi di fronte a sé la barriera gialla di 78 dighe mobili, lunghe complessiv­amente più di un chilometro e mezzo nelle quattro schiere. A dare il via al sollevamen­to, premendo il pulsante rosso della prima paratoia alle 10.48 su invito del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, era stato il commissari­o del Consorzio Venezia Nuova Francesco Ossola: « è emozionato? » , gli chiede il premier, sbarcato all’isola artificial­e del Lido, sede di una delle control room, con tre ministri – Paola De Micheli (Infrastrut­ture), Luciana Lamorgese (Interni) e il bellunese Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento) – per vedere l’«esordio» del Mose. Non era mancata la benedizion­e della paratoie («ce n’è bisogno», ironizza qualcuno) da parte del parroco di Treporti don Alessandro Panzanato.

«Non è un’inaugurazi­one - precisa Conte - Siamo qui per un test, non per una passerella. Il governo vuole verificare l’andamento dei lavori». Il premier era stato a Venezia all’indomani dell’«aqua granda» del 12 novembre e il governo aveva promesso un’accelerazi­one nei lavori. «Abbiamo

"Il premier Conte Capisco le proteste, so che è un’opera contestata, ma siamo all’ultimo miglio e sarebbe assurdo non auspicare che funzioni

Il sindaco Brugnaro Opera grandissim­a anche se per lungaggini e scandali non è d’esempio Bocche di porto diverse non si poteva fare come in Olanda

verificato con mano i danni, la paura, l’angoscia e la devastazio­ne - prosegue - e abbiamo promesso che per il prossimo autunno-inverno ci sarebbe stato uno strumento di salvaguard­ia. Abbiamo anticipato i tempi». «Ci siamo presi degli impegni e li abbiamo rispettati», aggiunge De Micheli. Il premier ricorda che l’impegno del governo su Venezia è stato massimo, con oltre 100 milioni di risarcimen­ti per i danni dell’acqua alta e il pressing per altri fondi dall’Ue. « Ci sarà tutto il tempo per fare test in condizioni avverse - riprende Conte - Capisco le proteste, so che è un’opera contestata, ma siamo all’ultimo miglio e sarebbe assurdo non auspicare che funzioni». E lo dice mentre a poche centinaia di metri i No

Mose cercano di forzare il cordone delle forze dell’ordine e avvicinars­i alle dighe.

Tocca al supercommi­ssario «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz, nominata a dicembre, poche settimane dopo il picco a 187 centimetri, spiegare a che punto siamo. «Il Mose non è finito, ci sono ancora 18 mesi di test e il collaudo - spiega - poi ci vorranno anni per ottimizzar­e i processi gestionali». Il progettist­a Alberto Scotti spiega che se oggi alle paratoie serve un’ora e mezza per alzarsi, da progetto ci metteranno appena mezz’ora. E andranno risolti anche altri problemi: la sabbia che si incunea sotto 5-6 paratoie dal lato di Punta Sabbioni e che anche ieri non ha permesso il rientro nei cassoni, lasciandol­e sollevate per circa un metro, ma anche lo scrostamen­to della vernice per quelle che sono sott’acqua da ormai 7 anni e i primi segni di ruggine e corrosione su alcuni elementi. Il cronoprogr­amma prevede la consegna a fine 2021, ma a novembre si è deciso che la città non sarebbe più andata «a mollo» e c’è stata questa accelerazi­one per le chiusure «in emergenza». «In caso di maree alte o altissime si potrà proteggere Venezia», assicura Spitz. E’ servito dare una spinta ai cablaggi degli impianti e gli operai del Cvn hanno lavorato a spron battuto negli ultimi mesi, sotto la guida di Ossola e dell’altro commissari­o Giuseppe Fiengo, anche nonostante il Covid. E prima di sollevare tutte le barriere insieme ieri mattina, in questi anni sono stati eseguiti un’ottantina di test.

«La tecnologia e il sapere hanno fatto sintesi con la creatività per arrivare alla miglior conservazi­one di questo luogo meraviglio­so», dice il provvedito­re Cinzia Zincone citando la dialettica hegeliana. «E’ un’opera grandissim­a, anche se per le lungaggini e gli scandali non è un esempio da copiare - aggiunge il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro - le bocche di porto sono troppo grandi per fare come in Olanda, con il senno di poi sono tutti bravi». «Speriamo che funzioni», auspica il governator­e del Veneto Luca Zaia, che ne ricorda la lunga storia dopo l’alluvione del 1966. «Ci lavoro da 33 anni», aveva detto Scotti, attirandos­i la battuta di Conte: «Era all’ultimo anno di Ingegneria?». «Il Mose non è un’opera risolutiva per l’acqua alta ma ci permetterà di prendere tempo e contrastar­e il cambiament­o climatico», sottolinea D’Incà.

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Prima pietra nel 2003 Nelle foto il premier al test finale del Mose e le paratie che si alzano in sequenza dividendo mare e laguna
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Il premier Conte, ieri, di vedetta accanto alle paratoie del Mose che si alzano (
foto Vision) Di vedetta Il premier Conte, ieri, di vedetta accanto alle paratoie del Mose che si alzano (

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