Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pellestrina e il bimbo nato dopo l’alluvione
Il premier: «Ma il sindaco ha sganciato i schei? »
VENEZIA «Ha sganciato i schei, come li chiamate voi?», dice alla gente di Pellestrina che lo circonda indicando il sindaco Luigi Brugnaro. Il lembo di terra più lontano da Venezia che divide mare e laguna ha visto più volte il premier in otto mesi, che negli ultimi vent’anni. Giuseppe Conte c’era stato un paio di giorni dopo l’acqua granda di novembre portato dal sindaco, nella zona più colpita dalla furia del mare. «Grazie presidente di essere tornato qui, è il segno che lo Stato c’è», gli dice uno degli abitanti. «Noi ci siamo stati e ci siamo ancora oggi. Dobbiamo fare di tutto per risolvere i problemi», la risposta. Più di un’ora a discutere con la gente, vedere i lavori in corso per proteggere l’isola da altre maree eccezionali, entrare nelle case andate sott’acqua, soprattutto in quelle che aveva visto nei giorni dell’emergenza. «Mi tremano ancora le mani», mostra la signora Scarpa dopo la foto assieme al marito e alla figlia scattata sull’uscio di casa.
Il presidente ormai in maniche di camicie («Vi siete già messi comodi», aveva detto scendendo dalla barca a collaboratori e sindaco già senza giacca) era sceso al piano sotto, il 12 novembre completamente invaso dall’acqua fino al soffitto. «L’ultima volta che sono stato qui — ha raccontato circondato dalla gente — c’erano le case travolte dall’acqua, i mobili e i divani in calle, volevo vedere se i soldi stanziati sono stati spesi bene». Gli operai sono al lavoro sul perimetro dell’isola per ricostruire il muretto travolto dall’acqua e comunque troppo basso per proteggere l’isola dalla marea della laguna. Prima arrivava a 173 centimetri dal livello dell’acqua, fra qualche settimana l’altezza arriverà a sfiorare i due metri (196) grazie all’intervento promosso dal commissario straordinario all’emergenza (il sindaco Luigi Brugnaro) con uno stanziamento di tre milioni di euro. «Ma devono funzionare anche le pompe», sottolinea un abitante. Il problema di otto mesi fa però sembra risolto con i lavori in corso per alzare la centralina, le dieci motopompe acquistate grazie alla raccolta fondi promossa dal Corriere della Sera e dal Tg di La7 (900 mila euro), quattordici stazioni di sollevamento e i gruppi elettrogeni che arriveranno prima dell’anno.
«Si ricorda di me?», domanda Conte a una signora, a fianco della figlia. «Certo. E neanche lei si è dimenticato di noi. Abbiamo avuto anche i rimborsi». «Ogni promessa è debito», chiosa il premier incuriosito dalle porte aperte delle case. Entra anche in una con un fiocco azzurro appeso
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Se tiene il governo? Certo, altrimenti come faccio a darvi i soldi?
fuori, c’era stato con l’acqua ovunque, ci ritorna con la famiglia «allargata». Questa volta splende il sole, la gente sorride, dalle cucine escono i profumi del pranzo. «Avete sistemato tutto», dialoga Conte mettendo dentro la testa nella casa di Letizia Mion. Lei sorride, fa la fotografa, per giorni ha scattato immagini della desolazione, l’acqua dentro le case, la gente seduta a guardare la devastazione. «Ho studiato e raccolto foto dell’alluvione del 1966, ma mi mancava qualcosa, mi mancavano le persone, gli sguardi, i volti, la fragilità di chi ha perso tutto e deve rimboccarsi le maniche. Le ho fotografate». Il passo successivo? «Una mostra, sindaco, facciamo una mostra», il premier chiama Brugnaro.
«Ma presidente, tiene il governo?», la curiosità un signore dalla finestra di casa. «Certo che tiene, altrimenti come vi do i soldi?». Tutto finisce in una risata collettiva, come il saluto al momento di risalire in barca. «Presidente, è un bravo ragasso ». Poi via di corsa, verso Celeste per un pranzo veloce prima di partire per l’Olanda.