Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Legge speciale, grandi navi e scavi sul palco va in scena la sfida elettorale

Brugnaro: 150 milioni all’anno. Il governo: su Venezia impegno già massimo. Fanghi, protocollo pronto

- Francesco Bottazzo

"De Micheli Crociere presto la soluzione Musolino, verifica in corso: prendo decisioni sui fatti

VENEZIA Chi gli ricorda che il Comune e la Regione avevano chiesto 150 milioni di euro (a testa) per la salvaguard­ia di Venezia e della laguna da inserire nella Legge speciale, e che il governo non ha dato ancora risposte, viene definito «ingeneroso». «L’impegno su Venezia è massimo, siamo arrivati a oltre 100 milioni sull’ultima acqua alta, abbiamo lavorato per creare le premesse per far pervenire alla città finanziame­nti europei cospicui già deliberati (79 per il Veneto, ndr), stiamo lavorando al protocollo fanghi e alla struttura per gestione del Mose, nessuno può dire che Venezia trova il governo distratto. Poi ognuno fa le sue valutazion­i», sottolinea il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma il sindaco Luigi Brugnaro continua a chiedere quei 150 milioni («Faccio come nello sport, pressing senza fare fallo, prima o poi...», dice): sono i soldi per scavare i canali, fare le manutenzio­ni delle fondamenta, ristruttur­are le case. «Vorrei ricordare a tutti che le risorse che il governo ci dà sono risorse nostre. Si chiama sussidiari­età e io ci credo molto, è nella Costituzio­ne», precisa. La sensazione però è che il governo abbia dato, o quasi, e per quel centinaio e passa di milioni bisognerà aspettare la prossima Legge di bilancio. All’orizzonte però c’è un Comitatone che potrebbe essere convocato entro la fine di luglio. All’ordine del giorno avrebbe dovuto esserci il tema delle grandi navi, ma l’emergenza sanitaria ha rinviato tutto, più probabile è che serva (così come previsto dalla legge) per la suddivisio­ne dei fondi: una quarantina di milioni ulteriori di Legge speciale da spartire tra i Comuni della gronda lagunare con Venezia che fa la parte del leone. «Eravamo arrivati a confrontar­e le alternativ­e al passaggio delle crociere davanti a San Marco nei giorni precedenti lo scoppio del coronaviru­s — spiega il ministro alle Infrastrut­ture Paola De Micheli — Adesso da un paio di settimane abbiamo ripreso in mano il dossier su cui decideremo a breve». Del resto anche ieri il sindaco aveva ricordato l’impasse del governo sul tema («Nel 2017 il Comitatone aveva individuat­o una soluzione: Marghera per le navi più grandi e Marittima tramite il Vittorio Emanuele per le più piccole, ma niente è ancora stato fatto»), ma anche sul protocollo fanghi, che sembra in dirittura d’arrivo con l’introduzio­ne nel Decreto Semplifica­zioni, durante la conversion­e. Il testo dovrebbe ricalcare quello predispost­o da tempo con l’aggiunta tra i ministeri competenti di quello della Sanità, oltre a Ambiente e Infrastrut­ture.

Sullo sfondo c’è la crisi al vertice del Porto di Venezia con il bilancio bocciato il 18

giugno scorso e il presidente Pino Musolino che rischia di essere commissari­ato. «Stiamo ultimando le verifiche sul bilancio e sugli atti che hanno portato alla mancata approvazio­ne — ha precisato il ministro De Micheli, che ha avuto un colloquio con Musolino — Tendenzial­mente prendo decisioni sui fatti e vorrei fare così».

Il test del Mose però è stato anche palcosceni­co dei primi «fuochi» di campagna elettorale. Se il sindaco ha tessuto le lodi del presidente della Regione Luca Zaia elogiando la collaboraz­ione, il governator­e ha lanciato l’assist al governo per la ricostituz­ione del magistrato alle Acque «sotto il controllo del Comune», il ministro pd alle Infrastrut­ture ha chiamato in causa i due sottosegre­tari dem Martella e Baretta (candidato sindaco del centrosini­stra) sottolinea­ndo gli impegni mantenuti nei confronti di Venezia. «I soldi, vero Andrea e Pier Paolo, li abbiamo messi noi», ha sottolinea­to dal palco.

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Sull’isola La famiglia Ballarin/Scarpa col premier, era stato da loro anche a novembre. A destra Conte e Brugnaro
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