Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Legge speciale, grandi navi e scavi sul palco va in scena la sfida elettorale
Brugnaro: 150 milioni all’anno. Il governo: su Venezia impegno già massimo. Fanghi, protocollo pronto
"De Micheli Crociere presto la soluzione Musolino, verifica in corso: prendo decisioni sui fatti
VENEZIA Chi gli ricorda che il Comune e la Regione avevano chiesto 150 milioni di euro (a testa) per la salvaguardia di Venezia e della laguna da inserire nella Legge speciale, e che il governo non ha dato ancora risposte, viene definito «ingeneroso». «L’impegno su Venezia è massimo, siamo arrivati a oltre 100 milioni sull’ultima acqua alta, abbiamo lavorato per creare le premesse per far pervenire alla città finanziamenti europei cospicui già deliberati (79 per il Veneto, ndr), stiamo lavorando al protocollo fanghi e alla struttura per gestione del Mose, nessuno può dire che Venezia trova il governo distratto. Poi ognuno fa le sue valutazioni», sottolinea il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma il sindaco Luigi Brugnaro continua a chiedere quei 150 milioni («Faccio come nello sport, pressing senza fare fallo, prima o poi...», dice): sono i soldi per scavare i canali, fare le manutenzioni delle fondamenta, ristrutturare le case. «Vorrei ricordare a tutti che le risorse che il governo ci dà sono risorse nostre. Si chiama sussidiarietà e io ci credo molto, è nella Costituzione», precisa. La sensazione però è che il governo abbia dato, o quasi, e per quel centinaio e passa di milioni bisognerà aspettare la prossima Legge di bilancio. All’orizzonte però c’è un Comitatone che potrebbe essere convocato entro la fine di luglio. All’ordine del giorno avrebbe dovuto esserci il tema delle grandi navi, ma l’emergenza sanitaria ha rinviato tutto, più probabile è che serva (così come previsto dalla legge) per la suddivisione dei fondi: una quarantina di milioni ulteriori di Legge speciale da spartire tra i Comuni della gronda lagunare con Venezia che fa la parte del leone. «Eravamo arrivati a confrontare le alternative al passaggio delle crociere davanti a San Marco nei giorni precedenti lo scoppio del coronavirus — spiega il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli — Adesso da un paio di settimane abbiamo ripreso in mano il dossier su cui decideremo a breve». Del resto anche ieri il sindaco aveva ricordato l’impasse del governo sul tema («Nel 2017 il Comitatone aveva individuato una soluzione: Marghera per le navi più grandi e Marittima tramite il Vittorio Emanuele per le più piccole, ma niente è ancora stato fatto»), ma anche sul protocollo fanghi, che sembra in dirittura d’arrivo con l’introduzione nel Decreto Semplificazioni, durante la conversione. Il testo dovrebbe ricalcare quello predisposto da tempo con l’aggiunta tra i ministeri competenti di quello della Sanità, oltre a Ambiente e Infrastrutture.
Sullo sfondo c’è la crisi al vertice del Porto di Venezia con il bilancio bocciato il 18
giugno scorso e il presidente Pino Musolino che rischia di essere commissariato. «Stiamo ultimando le verifiche sul bilancio e sugli atti che hanno portato alla mancata approvazione — ha precisato il ministro De Micheli, che ha avuto un colloquio con Musolino — Tendenzialmente prendo decisioni sui fatti e vorrei fare così».
Il test del Mose però è stato anche palcoscenico dei primi «fuochi» di campagna elettorale. Se il sindaco ha tessuto le lodi del presidente della Regione Luca Zaia elogiando la collaborazione, il governatore ha lanciato l’assist al governo per la ricostituzione del magistrato alle Acque «sotto il controllo del Comune», il ministro pd alle Infrastrutture ha chiamato in causa i due sottosegretari dem Martella e Baretta (candidato sindaco del centrosinistra) sottolineando gli impegni mantenuti nei confronti di Venezia. «I soldi, vero Andrea e Pier Paolo, li abbiamo messi noi», ha sottolineato dal palco.