Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mille genitori e fratelli per l’addio a Carlotta «Non potevi aspettarci?»

Palloncini, lacrime e canzoni nel campo sportivo

- Pierfrance­sco Carcassi

FOSSO’ «Non potevi aspettare? Non potevamo andarcene insieme?». Lo chiede la migliore amica di Carlotta Cassandro davanti alla sua bara bianca decorata di fiori. Troppo forte per una ragazzina, il messaggio lo legge la mamma al microfono, nello stadio di Fossò. Davanti, intorno, seduti sulle sedie, o sull’erba, in piede, mille persone, tutti «genitori» e «fratelli» per un giorno di Carlotta, 14 anni soltanto, trovata morta nel suo letto il 2 luglio, probabilme­nte per un’anomalia del cuore che non si era mai manifestat­a in alcun modo prima. Una ragazza sportiva, gioiosa, amante del canto e della danza, conosciuta da tutti. Aveva appena fatto gli esami di terza media ed era pronta per iscriversi al liceo.

Davanti alla bara bianca, seduti sull’erba, i suoi compagni di scuola, quelli con cui aveva festeggiat­o in pizzeria per la fine dell’anno scolastico, negli ultimi giorni di giugno: parlavano le loro magliette bianche, con un cuore e una scritta rossa, «Ciao Carlotta».

Poco distante da loro, vicino all’altare allestito davanti a una delle porte da calcio, il sorriso di Carlotta: era ritratta nelle grandi fotografie rivolte verso le quasi ottocento sedie che occupavano il campo a un metro e mezzo l’una dall’altra. Tutte piene per lei. «Era un angelo che forse abbiamo ospitato senza saperlo – ha detto il sacerdote, che la conosceva fin da piccola – perché solo di notte si vedono le stelle».

C’era tutto il paese ieri mattina e uno spiegament­o di vigili, protezione civile, Croce rossa per garantire le norme di sicurezza ma anche per soccorrere chi poteva sentirsi male. Durante il funerale, volontari distribuiv­ano bottigliet­te d’acqua a combattere il caldo.

Una cerimonia organizzat­a all’aperto per permettere a più persone possibile di salutare Carlotta: così hanno voluto Romeo, il papà, e Barbara, la mamma, seduti in prima fila. Niente fiori, loro richiesta, ma donazioni all’Associazio­ne ricerche cardiopati­e aritmiche di Padova e alla fondazione Città della Speranza per la ricerca scientific­a. «Terremo vivo il tuo ricordo in ogni occasione – hanno detto i familiari – hai portato tanta allegria. Per noi non possono esserci saluti, ma sappiamo che ci accompagne­rai da lassù con il tuo sorriso». Quel sorriso è indimentic­abile per l’intera comunità di Fossò. «I figli sono figli di tutti», ha spiegato la sindaca Federica Boscaro nell’esprimere il cordoglio. «Il paese è costernato ma una persona conta per quello che lascia: anche se breve, una vita che ha seminato gentilezza e allegria, o anche sofferenza in grado di far crescere, vale come cento anni». A intervalla­re i ricordi al microfono di amici, compagni e insegnanti, scrosci di applausi. Altri applausi dopo le note de «Il mio canto libero» di Lucio Battisti, eseguita dal coro della scuola media in cui cantava Carlotta, che l’ha preparata in videoconfe­renza durante la quarantena, in vista del saggio finale. I ragazzi, con gli occhi gonfi di commozione, hanno circondato Carlotta in un ultimo abbraccio simbolico. Attorno a alla bara, insieme, hanno liberato nel cielo palloncini bianchi, sulle note di pianoforte, tra gli applausi. Poi l’intero stadio si è alzato in piedi, in silenzio. Era il momento degli ultimi quattro palloncini: sono volati dalle mani della mamma, del papà e dei fratelli di Carlotta.

 ??  ?? La commozione e i fiori Un momento del funerale di Carlotta Cassandro, che è stato celebrato nello stadio di Fossò (Errebi)
La commozione e i fiori Un momento del funerale di Carlotta Cassandro, che è stato celebrato nello stadio di Fossò (Errebi)

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