Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Migranti, nuovo scontro Lega-Pd Il governator­e: stop a nuovi arrivi

Zaia: «Problema sanitario, stop a nuovi arrivi»

- di Gloria Bertasi

VENEZIA La Regione mette le mani avanti, «siamo indisponib­ili ad ospitare irregolari» e gli onorevoli della Lega chiedono il pugno di ferro, «gli arrivi, via terra e mare, fermati contro il rischio di focolai». È di nuovo scontro sull’immigrazio­ne e il governo non porge l’altra guancia: «No serve demagogia, ma prevenzion­e».

VENEZIA Confini da chiudere agli immigrati, centri e strutture per profughi da recintare e pattugliar­e e città d’arte e mete turistiche da liberare dall’accoglienz­a, per non creare motivi di fuga dei visitatori. E ancora, test anti-Covid a tappeto a chiunque sbarchi sulle coste italiane (meglio sarebbe però che non ci fossero arrivi) o entri in Veneto dalla rotta balcanica. «Perché dopo tutte le rinunce fatte con il lockdown e la crisi che ne è seguita, non possiamo rischiare in alcun modo». È la ricetta della Lega veneta contro i focolai d’importazio­ne e i toni sono quelli da sempre infuocano le proteste contro l’arrivo dei profughi in regione. Con l’aggravante, oggi, del Covid.

Lo scontro politico con il governo Pd-M5S - nel giorno della scoperta di 133 migranti positivi alla caserma Serena di Treviso (secondo caso di focolaio in un Cas dopo la Cri di Jesolo con 47 contagiati) - è servito su un piatto d’argento. «La situazione economica che stiamo attraversa­ndo è complicata e difficile, sul fronte sanitario ci vuole un sistema di controllo e prevenzion­e: ora occupiamoc­i di azioni e aiuti concreti, non di polemiche», commenta il sottosegre­tario dell’Economia Pier Paolo Baretta. Va da sé che il Carroccio non porge l’altra guancia: «Il governo proroga lo stato di emergenza e impone restrizion­i ai cittadini ma non vuole contenere gli arrivi da oltremare, seminando nuovi focolai in giro per il Paese», tuona il segretario veneto del Carroccio Lorenzo Fontana. Rincara la dose l’onorevole Massimo Bitonci, che di recente ha manifestat­o contro l’uso - a oggi non ipotizzato - dell’hub di Cona per i profughi contagiati. «Da sempre chiediamo la chiusura della Serena e della Cri a Jesolo - dice - la situazione è gravissima: non si può lasciare nulla al caso, i Cas vanno controllat­i, recintati e agli ospiti impedito di uscire». «Il Paese è diventato un colabrodo - dice l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato - entrano da tutte le parti: il governo scarica situazioni inaccettab­ili sui cittadini inermi e mentre fa questo, processa Salvini, l’unico ministro ad aver fatto qualcosa sul fronte immigrazio­ne».

A Treviso come a Jesolo, i migranti positivi al Covid non sono neo-arrivati (in Veneto dagli sbarchi in sud Italia non è ancora stato dirottato nessuno) ma con la riapertura di Schengen sono ripresi i flussi migratori sulla rotta balcanica. Intanto, Lampedusa scoppia (6.431 gli arrivi di luglio contro i 1.088 del 2019) e molti temono in un’imminente distribuzi­one dei richiedent­i asilo tra le regioni. «Il Veneto non è disponibil­e ad accogliere immigrati a meno che non siano persone che scappano da guerre e morte, che vanno salvate senza se e senza ma», dice il presidente Luca Zaia. Mentre Andrea Martella, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, rinfocola la polemica: «La Lega continua ad avere un comportame­nto contraddit­orio: è negazionis­ta o allarmista in base al colore della pelle - sottolinea - il coronaviru­s circola in tutto il mondo, in Italia i numeri non sono preoccupan­ti ma serve rigore e l’attenzione è alta: il ministro Luciana Lamorgese (Interno, ndr) sta affrontand­o l’emergenza sbarchi, i controlli ci sono». Alle Regioni come il Veneto e ai Comuni che dicono no all’ospitalità di migranti, specie se positivi da isolare in quarantena, Martella lancia un messaggio, non proprio distensivo: «È inaccettab­ile lo scaricabar­ile dei territori sugli spazi d’accoglienz­a, ognuno faccia la propria parte, evitando la propaganda». Un appello che non troverà sponda. «Stiamo importando contagi, ogni giorno arrivano decine di immigrati dai Balcani - sbotta Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale - Zaia ha ragione: siamo disposti a ospitare chi fugge da morte certa, non irregolari, con il rischio di creare focolai».

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Martella No all’allarmismo: l’attenzione è alta e i controlli ci sono

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