Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Confartigi­anato ai candidati «Un commissari­o per le opere e tempi da dimezzare»

- di Martina Zambon

VENEZIA «Una scala di priorità fra Alta velocità ferroviari­a, prolungame­nto dell’A27 a nord, dell’A31 verso il Trentino, l’alta velocità fra Venezia e Bologna? Sono tutte prioritari­e perché le aspettiamo da vent’anni». Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato Veneto, quasi sbotta e ricorda, con amarezza, che «non è tutta e sempre colpa del governo, anche il campanilis­mo che ha bloccato per decenni il nodo Tav di Vicenza, ha la sua quota parte di responsabi­lità ad esempio » . L’occasione è la presentazi­one (gli artigiani battono le altre associazio­ni di categoria sul tempo) dei «Position Papers», un dossier che articola i desiderata per l’amministra­zione regionale che verrà. Caso vuole che ieri pomeriggio, poche ore dopo, l’assessore regionale alle Infrastrut­ture, Elisa De Berti, annunci che si è trovata la quadra proprio sull’attraversa­mento di Vicenza, 805 milioni di euro di cui solo 150 finanziati. Passi in avanti che però, secondo gli artigiani, non bastano. «Servono commissari per chiudere cantieri eterni» dice Bonomo. Il riferiment­o, neppure troppo velato, è al recente elenco di opere «strategich­e» inserito

"Bonomo Si spinga sulle unioni di Comuni

"Maset

Il fil rouge per crescere sono le reti

dal governo nel Dl Semplifica­zioni fra cui figura anche la Tav veneta ma il commissari­o è previsto solo per la prosecuzio­ne «light» da Venezia a Trieste per l’adeguament­o della linea storica. «Ormai non è più questione di accelerare - rincara la dose il direttore di Confartigi­anato, Sergio Maset - qui, per tornare in pista, i tempi di realizzazi­one delle opere devono essere dimezzati».

I toni sono duri, non solo da parte dei vertici regionali ma anche di tutti i presidenti provincial­i presenti. «Del resto - chiude Bonomo - essendo un navigante di lungo corso, ripeto le stesse richieste da 5 legislatur­e, a partire dalla sburocrati­zzazione. L’abbiamo visto col nuovo ponte Morandi, ma non deve essere l’eccezione, bensì la regola». Non è tutto da buttare, però, gli artigiani riconoscon­o un buon lavoro da parte della Regione, ad esempio, sulla gestione dei fondi europei anche se, spiegano, si può sempre fare meglio soprattutt­o alla luce del recente accordo sul Recovery Fund. Nella top ten dei desideri, insieme alle opere infrastrut­turali per far correre la ripresa su ferro e su gomma, ricompare il digital divide da colmare: «Per fortuna i bandi regionali non funzionano più col sistema del click day - spiega Bonomo - perché ci sono intere aree della Regione in cui funziona a malapena l’adsl, altro che fibra».

Confartigi­anato articola la proposta ai candidati governator­i in 15 linee e 38 «cantieri». A intessere un progetto di crescita regionale definito «di lungo respiro» è il fil rouge delle reti, spiega Maset. Così per le fusioni di Comuni, pratica ancora poco diffusa e per l’investimen­to sul capitale umano. «È una formazione di alta profession­alità quella che passa per gli Its, gli istituti tecnico superiori» spiega il vicepresid­ente di Confartigi­anato

Roberto Boschetto che mette poi in fila i numeri: «L’anno scorso si contavano 1.094 iscritti,la domanda delle nostre imprese è di almeno il doppio». I tre cardini del documento di Confartigi­anato sono gli stessi che circolano da un po’: competitiv­ità (intesa come internazio­nalizzazio­ne, innovazion­e ed export), «green deal» quindi crescita e sostenibil­ità e, ça va sans dire, digitalizz­azione. Un punto, quest’ultimo, che ha mostrato la corda proprio durante i mesi di lockdown durante i quali le carenze infrastrut­turali e formative sul digitale sono emerse con chiarezza. «Vorremmo scrivere le prossime pagine della storia veneta insieme alla Regione» chiede Bonomo puntando al coinvolgim­ento. E non è una chiusa casuale. Il trevigiano Vendemiano Sartor, già assessore allo Sviluppo con l’ultima giunta Galan, lo dice chiaro e tondo: «C’è stato un tempo in cui le associazio­ni di categoria erano vicine a questo o a quel partito e si veniva consultati dal livello politico, ormai, invece, c’è da porsi la questione se la politica abbia voglia di ascoltarci ancora o no».

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Presidente Agostino Bonomo

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