Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Ho esordito zittendo Casson ma ho cercato di essere imparziale»
VENEZIA «Al primo Consiglio tolsi la parola al senatore Casson perché aveva sforato il tempo. Me lo ricordano sempre tutti, oggi mi fa sorridere il ricordo di questa me stessa giovane, inesperta, con una grande responsabilità, che esercitava con rigore la regola per conquistare autorevolezza». Aveva addosso l’etichetta di Presidente-Miss Linda Damiano, quando il 2 luglio del 2015 assunse la massima carica dell’assemblea di Ca’ Farsetti. «Tutti ricorderanno le critiche. Emotivamente, se torno indietro, vedo me stessa proiettata in un mondo nuovo e sconosciuto, che ingaggiavo una sfida a me stessa di dimostrare cosa potevo fare al di là dell’aspetto fisico. Ieri all’ultima seduta mi sono commossa: questi cinque anni per me sono stati un onore, mi hanno arricchito grazie ad una squadra straordinaria e al sindaco che è un grande motivatore. Anche le critiche dell’opposizione mi hanno fatto crescere». L’eccessivo rigore, la lealtà alla maggioranza fucsia, le sono state spesso rimproverate. «Ho spesso tolto la parola anche ai miei: credo di avercela messa tutta per essere imparziale». Col senno di poi, qualcosa da correggere c’è sempre. Più squadra tra tutte le donne dell’assemblea, ad esempio. Ma due fiori all’occhiello se li appunta volentieri: l’impegno per le donne e il nuovo regolamento comunale. «L’ottobre rosa, col vaporetto rosa per la diagnosi precoce del cancro al seno, che nasce da mie esperienze: spero venga mantenuto anche nella prossima legislatura». E il regolamento del consiglio che ha sfrondato i tempi e il lessico della democrazia: tutto declinato al maschile, cinque minuti per parlare, interpellanze e interrogazioni riunificate, il numero legale ridotto, il canguro per saltare il filibustering, il question time. «E’ stata la mia creatura, il mio parto — sorride — 24 sedute di commissione per mettere tutti d’accordo: neanche il bilancio». La più grande soddisfazione: aver riempito di orgoglio la madre. «Il mio pilastro. Viviamo insieme io e lei. Ha fatto tanti sacrifici per me e vedere i suoi occhi commossi ogni volta che mi vede in tv o sul giornale, mi riempie di gioia. Questi miei cinque anni non li dimenticherò mai. Sono stati un successo, un onore, una gioia, una crescita e un’esperienza anche sua» .