Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il sì di Buffett e l’astensione della Diocesi Cattolica, ecco il voto sulla spa
VERONA Il sì di Buffett e delle Coldiretti, l’astensione della Curia, l’assenza di Palladio e Fondazione Cariverona. C’è la fotografia definitiva del voto nell’assemblea di Cattolica per il passaggio a spa del 31 luglio, approvato con il 70% dei voti. Il quadro è nel verbale dell’assemblea pubblicato ieri dalla società. E nella distribuzione del voto capitario è significativo quello, già anticipato, del primo socio, la General Reinsurance che fa capo alla Berkshire Hathaway di Buffett, presente in assemblea con il 5% delle azioni sul 9% posseduto, che vota a favore della spa e del nuovo statuto e all’ingresso in consiglio del dg Carlo Ferraresi. Un sì su tutta la linea alla società significativo, rispetto all’accordo con Generali e che chiude agli americani la possibilità di uscire con il recesso.
Nel campo del sì alla spa spiccano gli oltre cento voti favorevoli delle Coldiretti locali italiane, schierate con il loro ex presidente Paolo Bedoni. E poi, oltre ai due voti (con quello di Asco servizi) di Confcommercio Verona e al sì in controtendenza sul modello cooperativo di Confcooperative Verona, quelli delle Fondazioni Banca del Monte di Lombardia con il 4,9% (8,5 milioni di azioni) e del suo presidente Aldo Poli, vicepresidente vicario in Cattolica (detiene personalmente 225 mila azioni), e della trentina Fondazione Cassa Trento e Rovereto (937 mila azioni). Sì su tutta la linea anche per l’avvocato Giuseppe Lovati Cottini e per Luigi Frascino (che risulta richiedente anche per altri soci: Architettura futura, Amici del Taburno, Credit Network & Finance, La dormiente del Sannio, Sogim srl, Ragout insieme per l’enogastronomia antica e Techne), gli animatori dell’iniziativa del Buon governo, ora favorevoli della spa e di Generali.
Assenti in assemblea (come già a giugno) invece Fondazione Cariverona con l’1,06% e Palladio Holding con il 2,04%, che a giugno aveva votato no all’aumento di capitale; per entrambi aperta l’opzione recesso. L’altro voto di rilievo è quello della Diocesi di Verona (144 mila azioni, quasi lo 0,1%), richiedente il voto lo stesso vescovo Giuseppe Zenti. In prima linea contro la spa, la Curia si astiene su trasformazione e statuto mentre per il consiglio vota Michele Giangrande, candidato alternativo al dg Carlo Ferraresi. Si astiene anche la Pieve clericale di Cerea (45 mila azioni), mentre vota contro la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù (ottomila azioni). Si dividono nel voto gli ex amministratori delegati: da Giovanni Battista Mazzucchelli (diecimila azioni) sì su tutta la linea, da Alberto Minali (47 mila azioni) due no e voto per Giangrande.