Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Maciste non ce l’ha fatta «Papà hai lottato da guerriero» La famiglia dona gli organi

Cristiano Argagnotto morto dopo lo schianto a San Secondo

- Gi.Co.

VENEZIA Ha lottato per quasi cinque giorni, tenuto in coma farmacolog­ico dai medici dell’ospedale dell’Angelo, ma alla fine non ha potuto nulla contro le terribili ferite che gli aveva procurato lo scontro della sua barca contro una delle briccole di San Secondo.

Cristiano Argagnotto, 51 anni, è morto nella notte tra domenica e lunedì, anche se già domenica pomeriggio, quando dai medici è stata dichiarata la morte cerebrale, sui social si potevano leggere tantissimi messaggi di cordoglio per «Maciste», come tutti chiamavano Argagnotto. Messaggi di affetto, dei tanti amici che elogiavano il suo spirito e la capacità di essere sempre pronto ad aiutare gli altri. Infatti la famiglia ha dato il proprio consenso all’ultimo gesto di generosità di «Maciste», la donazione degli organi. Dal giorno dell’incidente sulla pagina facebook di Cristiano Argagnotto e dei suoi familiari, si sono susseguiti i «duri i banchi Maciste» di amici da ogni angolo della città. Ma non è bastato. Il figlio Thomas tutti i giorni ha scritto per il padre un pensiero per darsi forza e darla a lui, che lottava in ospedale. «Non avevamo un bel rapporto — ha scritto qualche giorno fa con sincerità — ma sapevamo che eravamo inseparabi­li, pronti a correre sia per uno che per l’altro. Ho avuto un segnale, appena ho finito di parlarti ti ho guardato in viso, avevi una lacrima: sono convinto che tu mi abbia ascoltato».

Il 51enne, che è la prima vittima della laguna nel 2020, è stato per anni dipendente di una ditta di trasporti acquei con sede ai Tre Archi, ma nel 2018 aveva perso il posto e viveva con lavori saltuari che non gli garantivan­o la stabilità che avrebbe desiderato per sè e i figli.

In tanti però lo ricordavan­o soprattutt­o per il suo passato da appassiona­to calciatore, con la maglia verde e bianca dell’Alvisiana; uno dei suoi storici compagni di squadra, Matteo Secchi di Venessia.com, ricorda bene le loro imprese in area: «Era instancabi­le, abbiamo giocato tanto assieme. L’ho rivisto pochi giorni prima dell’incidente, mi ha raccontato di un periodo difficile da cui cercava di uscire». Residente a Castello, negli ultimi anni Argagnotto aveva anche dovuto affrontare la separazion­e dalla moglie - con cui aveva avuto i due figli - e una complicata operazione per motivi di salute che lo aveva debilitato anche nell’umore.

L’incidente che lo ha ucciso si è consumato intorno alle 17 di mercoledì, forse a causa di un malore o di una distrazion­e che ha fatto finire la barca che guidava contro una briccola a tre pali; assieme a lui altri due amici, uno rimasto a sua volta ferito. «Maciste» però è quello che ha avuto la peggio, battendo la testa contro il legno. La sua situazione, clinicamen­te complessa, ha tenuto amici e parenti in sospeso per cinque giorni. Alla fine, però, non c’è davvero stato niente da fare. «Sono contento di essere stato con te fino all’ultimo, sono contento che tu abbia lottato come un guerriero - ha scritto Thomas nell’ultimo saluto a suo padre - So che adesso veglierai su me e mio fratello: eravamo il tuo orgoglio e tu eri il nostro, voglio solo che tu sappia che sono fiero di te! Adesso trova la pace e prima o poi ci rivedremo per assaporare di nuovo quella dolcezza tra padre e figlio e cancellare l’amarezza di questo mondo. Che tu possa avere il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle». PRINTED AND DISTRIBUTE­D BY PRESSREADE­R PressReade­r.com +1 604 278 4604 ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY COPYRIGHT AND PROTECTED BY APPLICABLE LAW

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Cristiano Argagnotto aveva fatto per molto tempo il trasportat­ore in laguna, conosceva bene tutti i canali
Una vita in barca Cristiano Argagnotto aveva fatto per molto tempo il trasportat­ore in laguna, conosceva bene tutti i canali

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