Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quasi 1500 cattedre senza docenti
Carenze soprattutto nelle materie scientifiche, scattano le chiamate in altre regioni
VENEZIA Una caccia disperata ad aule, palestre e anche agli insegnanti. A oggi sono ancora 1.420 le cattedre scoperte nella Città metropolitana, distribuite tra le scuole di ogni ordine e grado. Ed è una corsa contro il tempo per trovare i professori entro il 14 settembre. Le carenze sono soprattutto nelle materie scientifiche, con classi di concorso quasi vuote. E ora la soluzione è quella di pescare docenti dalle graduatorie di altre province o addirittura regioni.
VENEZIA Una caccia disperata ad aule, palestre e anche agli insegnanti. A oggi sono ancora 1.420 le cattedre scoperte nella Città metropolitana, distribuite tra le scuole di ogni ordine e grado. Buchi enormi che costringono ufficio scolastico e istituti all’ennesima corsa contro il tempo per trovare, entro il 14 settembre, i professori per coprirle. «Erano 1.916 le cattedre scoperte – spiega Giovanni Giordano, Snals Scuola – ieri ci sono state le nomina di personale nelle graduatorie ma sono stati coperti solo 496 posti e quindi, contando anche il sostegno, restano 1.420 cattedre che a oggi non hanno un professore».
La situazione più delicata riguarda i professori delle materie scientifiche delle superiori e delle medie perché le classi di concorso erano praticamente vuote. Ma dove si troverà questo esercito di insegnanti in tempo per il suono della prima campanella? Si proverà prima con la call veloce: si andranno a pescare professori dalle graduatorie di altre province o regioni che sono meno in sofferenza. Bisognerà però trovare personale che ha dato disponibilità al trasferimento. «Credo che saranno pochissimi i prof che verranno arruolati con la call veloce – dice Giordano – chi accetta il ruolo deve essere disposto a trasferirsi per 5 anni. Non credo che un insegnante di Palermo dia la disponibilità a venire a Venezia per così tanto tempo». Quindi? «Alla fine, dal 6 settembre – aggiunge Fabio Barina, Gilda – si assisterà al solito ricorso alle supplenze. Come ogni anno si copriranno i buchi in questo modo ma a discapito della continuità didattica e dei lavoratori». Ma dal 6 settembre al 14, sarà una vera corsa e, come ogni anno, la prospettiva è che molti professori vengano trovati a scuola già iniziata.
Quest’anno, però, non è uguale agli scorsi. Il covid ha infatti rivoluzionato tutto e le scuole stanno studiando forme di didattica innovative. In centro storico, dove circa il 20 per cento degli studenti delle superiori potrebbe proseguire con la didattica a distanza (dad), i presidi si stanno organizzando. Da settimane il liceo Benedetti-Tommaseo, per esempio, sta predisponendo la strumentazione per la dad. Ma tutto è ancora fumoso. Tra le proposte di didattica avanzate dall’ufficio scolastico regionale c’è anche quella che, nelle classi che non riescono a ripartire totalmente in presenza, piccoli gruppi, a rotazione, possano fare attività extra in altri spazi della scuola. «In questo modo, a turno - critica però Giordano – gli studenti perderebbe ore delle lezioni principali». C’è poi un altro spettro. Per le classi prime di ogni ordine e grado è prevista la possibilità dello sdoppiamento per formare due gruppi più
"Giordano Preoccupa la questione dei possibili licenziamenti in corso anno
piccoli. «Dovrebbero essere assunti nuovi professori per seguire una delle due “nuove” classi figlie dello sdoppiamento – critica Giordano – ma questi nuovi assunti, se per caso si tornasse alla dad a causa dell’epidemia, verrebbero subito licenziati perché le classi sdoppiate verrebbero riunite per le lezioni in streaming. E’ una cosa assurda che lede la dignità dei lavoratori e il diritto all’istruzione».
Il caos riguarda gli istituti di ogni ordine e grado con gli insegnanti delle scuole dell’infanzia che sono sul piede di guerra. «Il 31 agosto protesteremo davanti all’ufficio scolastico regionale – annuncia Alessandra Michieletto, presidente veneziana e nazionale del Comitato a tutela dei docenti dell’infanzia e della primaria – è una protesta nazionale. Per l’infanzia non è stato fatto nulla e ripartiremo esattamente come abbiamo chiuso a marzo. I gruppetti di bambini hanno gli stessi numeri dell’anno scorso con picchi di 28 alunni per sezione. Non è poi prevista la misurazione della febbre all’ingresso a scuola: una follia».