Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autorità, «sfida» tra i ministeri Il Miur (escluso) cerca di entrare
Campostrini (Corila): la ricerca va coinvolta. Pressing per incardinarla all’Ambiente
VENEZIA Davanti c’è il ministero delle Infrastrutture, nelle cui mani – secondo l’attuale testo passato in consiglio dei ministri – resta il «timone» della salvaguardia della laguna. Ma alle sue spalle c’è un pressing per rivedere questa gerarchia: da un lato il ministero dell’Università e della Ricerca, anche attraverso il Corila (Consorzio ricerche laguna), sta cercando di entrare nella nuova Autorità, dall’altro c’è chi spinge perché quest’ultima sia non nelle mani del dicastero di Porta Pia, ma di quello dell’Ambiente.
Il Miur è infatti il grande escluso dell’architettura istituzionale disegnata nel decreto legge di un paio di settimane fa, che entro metà ottobre dovrà essere convertito dal Parlamento. E proprio a questo passaggio sta lavorando chi cerca una revisione di alcuni aspetti del nuovo soggetto che avrà in capo non solo la gestione e manutenzione del Mose, ma anche tutto ciò che riguarda la laguna. Il Corila, consorzio che riunisce università ed enti di ricerca ed è guidato dal direttore Pierpaolo Campostrini, sta preparando degli emendamenti per aggiungere il Miur – che peraltro è già membro del Comitatone – agli altri quattro (Infrastrutture, Ambiente, Economia e Beni culturali) che dovranno espr imere un membro nel comitato di gestione. O perlomeno si chiede che il mondo della ricerca sia coinvolto nella nomina di quel «comitato consultivo» di esperti in cui peraltro il ministero dell’Ambiente, rispetto al primo testo, è riuscito a « piazzare » l’Ispra. « A mio giudizio dovrebbe esserci almeno un esperto nominato dal Cnr, che è il più grande ente di ricerca italiano, e un altro espressione del sistema delle università venete - dice Campostrini - Inoltre mi piacerebbe che all’articolo 3, dove si dice che l’Autorità promuove la ricerca sulla laguna, oltre al Centro sui cambiamenti climatici, che ancora non esiste, fosse citato anche il Corila, nato da una decisione del Comitatone nel 1997».
L’Ambiente, come visto, ha un ruolo importante, ma per Marco Zanetti, Antonio Rusconi, Roberto Casarin e Stefano Boato – «quattro pensionati», come si definiscono, che però si sono spesso confrontati professionalmente su questi temi – dovrebbe essere centrale. Per questo propongono si cambiare la frase «l’Autorità è sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti», appunto, con l’Ambiente, rifacendosi alla direttiva europea Acque del 2000. I quattro, che lanciano anche l’idea di chiamare l’ente «Magistrato alle Acque» invece che Autorità, puntano poi su un approccio allargato al bacino scolante, con l’elaborazione di un piano di rischio sulle alluvioni. Si chiede invece che vengano cassate alcune competenze, per esempio sugli edifici demaniali, o il supporto ad altre amministrazioni, per farle restare al Provveditorato. Vorrebbero inserire tra chi nomina gli esperti anche l’Autorità di bacino, poi chiamare la guida del nuovo soggetto «segretario» e non «presidente», incardinarvi la segreteria per la gestione del sito Unesco e prevedere una riforma della commissione di Salvaguardia