Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Pasta Zara, ora Barilla avvia una verifica sull’affare Muggia

- G.F.

TREVISO Negli uffici del colosso Barilla la notizia del rigetto dell’omologa del concordato preventivo di Pasta Zara, da parte della Corte d’appello di Venezia, sembra non sia stata accolta proprio bene. L’ordinanza, depositata pochi giorni fa, azzera quasi del tutto il decreto con cui il 28 gennaio scorso il giudice del Tribunale di Treviso, Antonello Fabbro, diede il via libera al progetto con cui il pastificio di Riese Pio X (Treviso) si proponeva di chiudere i conti con i creditori. La vertenza legale, ora, finirà all’attenzione della Cassazione per un verdetto definitivo.

L’argomento è delicato poiché, fra poche settimane, il colosso alimentare di Parma dovrebbe entrare definitiva­mente in possesso dello stabilimen­to Pasta Zara di Muggia (Trieste), per un corrispett­ivo di 118 milioni: un importo fondamenta­le nel progetto di ripianamen­to delle pendenze con i soggetti creditori dell’azienda trevigiana, che vale in tutto 165 milioni (il 56% del debito complessiv­o, accertato in 295,3 milioni). A quanto pare, Barilla era all’oscuro della decisione dei giudici d’Appello, contraria all’omologa del concordato. Interpella­te in proposito, fonti dell’azienda emiliana fanno sapere di avere appreso la notizia solo ieri mattina dalla stampa e che sono state subito avviate valutazion­i per capire le eventuali conseguenz­e della sentenza di secondo grado sulla compravend­ita dello stabilimen­to triestino. Il nodo sta nel fatto che, aggiudican­dosi come unica concorrent­e la gara per l’acquisto dell’impianto di Muggia nel maggio del 2019, Barilla

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Porrazzo (commissari­o): Barilla non può eccepire nulla, vale l’omologa del Tribunale di Treviso

aveva posto come condizione per la conclusion­e della trattativa proprio l’omologa del piano concordata­rio di Pasta Zara. Senza un’intesa formalizza­ta con chi avanza i soldi, in sostanza, l’affare non sarebbe andato a dama.

L’adunanza dei creditori accolse in realtà la proposta di chiudere le ostilità con un voto favorevole per il 70%, ma alcuni soggetti reclamaron­o lamentando diverse distorsion­i, fra cui informazio­ni insufficie­nti trasferite ai creditori dai commissari giudiziali al momento del voto e la mancanza di elementi che facessero ritenere il concordato per loro più favorevole di altre soluzioni, tra cui il fallimento. E i ricorrenti - Banca Finint, Finint Investment­s e Banco delle Tre Venezie - qualche giorno fa si sono visti dare ragione dalla Corte d’appello.

E ora, cosa può succedere? «A mio giudizio – è l’opinione di Danilo Porrazzo, uno dei tre commissari giudiziali – Barilla a questo punto non può eccepire nulla, perché l’omologa è avvenuta. A questo aveva condiziona­to la propria offerta, non alla definitivi­tà del concordato. Il decreto di omologa del Tribunale di Treviso è immediatam­ente esecutivo – aggiunge – mentre il provvedime­nto d’Appello che accoglie il reclamo dispiega i suoi effetti solo nel momento in cui dovesse essere confermato anche dalla Cassazione, sempre che questa non si pronunci con un rinvio ad altro giudice. Se così non fosse, anche tutti i creditori dovrebbero attendere la chiusura dei tre gradi del processo prima di essere saldati, mentre invece rimangono confermati i termini stabiliti per legge dalla data dell’omologa».

A Riese, nel frattempo, si è svolto ieri un incontro fra azienda e sindacati. Toccato l’argomento Barilla, i vertici di Pasta Zara avrebbero confermato di avere preso contatti in mattinata con i legali di Parma e che non ci saranno ritardi o complicazi­oni rispetto al passaggio di proprietà del polo di Muggia. REGIONE VENETO

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Presidente Furio Bragagnolo

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