Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Scuole, i parroci offrono i primi spazi Classi più grandi, arredi nei container
Più problemi in centro storico, accordi di Ca’ Corner con i privati. Porta-bici negli istituiti
VENEZIA Operai che trasportano armadi e arredi nei container per ricavare spazi nelle aule, e presidi che contattano privati per trovare edifici dove fare lezione. Continua la corsa contro il tempo per garantire la ripartenza della scuola il 14 settembre. E in campo è scesa anche la Diocesi, dopo che il patriarca Francesco Moraglia ha invitato le parrocchie a uno sforzo mettendo a disposizione spazi. Qualcuno ha già risposto all’appello. «Al momento non ci sono arrivate richieste dalle scuole anche perché tempo fa avevamo comunicato che gli spazi della parrocchia sarebbero stati a disposizione delle necessità del nostro centro infanzia che ha però spazi sufficienti — spiega don Gianni Antoniazzi, parroco di Carpenedo — e quindi abbiamo nove possibili aule che potrebbero essere a disposizione dalla mattina al primo pomeriggio». Anche qualcun altro si fa avanti. «Organizzandoci bene degli spazi ci sono — dice don Marino Gallina, parroco del Sacro Cuore in via Aleardi — ma servono delle richieste specifiche delle scuole per capire come poter rispondere».
Le richieste, dopo l’appello del patriarca, potrebbero però arrivare velocemente anche perché sono diverse le scuole in difficoltà e alcuni istituti hanno già adocchiato strutture della Curia. «Abbiamo individuato una struttura della parrocchia di San Lorenzo che potrebbe essere usata come palestra — rivela Concetta Franco, preside dell’Algarotti — siamo in attesa di capire la disponibilità ma è una convenzione che deve stipulare la Città Metropolitana». Proprio l’Algarotti è una delle scuole che sta affrontando le difficoltà maggiori per garantire il rientro in presenza a tutti gli studenti. «Stiamo anche cercando di chiudere accordi con privati per trovare aree dove fare lezione» aggiunge Franco. La Città metropolitana ha proposto di spostare un Triennio in spazi di proprietà della Scuola di San Giovanni Evangelista a san Polo. Insomma, si stanno studiando tutte le soluzioni con l’Algarotti che rappresenta bene le difficoltà delle superiori del centro storico dove il 20 per cento degli studenti rischia di proseguire con la didattica a distanza ( anche della stessa classe). E’ quindi caccia agli spazi nel cuore di Venezia, ma che siano vicino alle sedi perché i professori non possono fare continuamente avanti e indietro. Migliore la situazione in terraferma dove la Città Metropolitana ha firmato un accordo con i presidi dove si specifica che dopo le modifiche apportate si può garantire la ripartenza delle attività scolastiche. Nelle ultime settimane si sono infatti intensificati i lavori di edilizia leggera che hanno portato all’abbattimento di muri e tramezze per ricavare aule più ampie e a modifiche nell’organizzazione degli spazi. Interventi che non è stato possibile effettuare in modo massiccio in centro storico dove spesso le scuole hanno sede in palazzi storici. In tutto questo, operatori del Comune stanno ultimando lo svuotamento delle aule da armadi e arredi non necessari che vengono stoccati in container. E in terraferma Ca’ Farsetti sta anche spostando le vecchie rastrelliere — che sta sostituendo con nuove — nei giardini degli istituti per incentivare i ragazzi ad andare a scuola in bici: il nodo dei trasporti è intricato tanto quello degli spazi.
In provincia alcune situazioni sono state risolte. La parrocchia di Sant’Andrea a Portogruaro ha messo a disposizione del liceo XXV Aprile 4 aule dell’oratorio. «Un privato ha concesso in affitto il primo piano di un edificio che sarà utilizzato da alcune classi dell’istituto Belli», spiega la sindaca Maria Teresa Senatore. Il liceo Galilei di Dolo sposterà invece alcune classi in villa Mocenigo.