Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ceduti in un anno 40mila posti di lavoro «Penalizzat­i giovani e tempi determinat­i»

Il saldo negativo del primo semestre (con il blocco dei licenziame­nti)

- G.F.

VENEZIA Il termine di riferiment­o che Veneto Lavoro usa per dare un peso alle ricadute sull’occupazion­e della pandemia 2020 è l’anno immediatam­ente seguente alla crisi finanziari­a globale, iniziata nel settembre del 2008 con il fallimento di Lehman Brother’s. Alla fine del terzo trimestre del 2009 la nostra regione rilevò un saldo negativo fra assunzioni e cessazioni pari a 45.800 unità. Al 30 giugno scorso, invece, il Veneto risultava aver perso in un anno 40.700 lavoratori dipendenti del settore privato, il che sarebbe un dato tutto sommato non ingestibil­e, se non fosse che la dinamica occupazion­ale è «drogata» dal divieto di licenziame­nto imposto dai decreti governativ­i e ancora attuale.

Numeri e consideraz­ioni sono contenuti nell’ultimo rapporto «La bussola» redatto dall’Osservator­io sul mercato del lavoro dell’agenzia regionale, che parte dall’analisi del periodo fra aprile e giugno. In questo arco di tempo, la differenza fra soggetti che hanno firmato un contratto (a tempo indetermin­ato, a termine o di apprendist­ato) e quelli che hanno cessato un rapporto di lavoro è in negativo di 6.700 unità, somma generata sostanzial­mente dalla diminuzion­e delle assunzioni (-49% rispetto allo stesso trimestre del 2019). I licenziame­nti, infatti, sono diminuiti del 36,5% ma, come detto, in buona parte per effetto del congelamen­to forzato. A mancare, sottolinea­no i responsabi­li della ricerca, sono in prima battuta i nuovi contratti stagionali, quindi quelli del comparto turistico, « a causa del mancato avvio delle attività legate alla Pasqua e poi del parziale e tardivo avvio di quelle estive».

Per ritornare al confronto con dieci anni fa, la crisi economica di allora non aveva impedito che nel secondo trimestre il saldo rimanesse ampiamente in territorio positivo per più di 10 mila unità. I dati di luglio rilevati in un altro studio («Misure») paiono «confermare e accentuare i segnali di rimonta di maggio e giugno ma i danni occupazion­ali subiti nella fase di lockdown non risultano recuperabi­li integralme­nte». Per l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, «il Veneto sta rispondend­o con coraggio e voglia di reagire, ma si riscontra una significat­iva riduzione dei contratti a tempo determinat­o e la penalizzaz­ione dei giovani».

Di lavoro ha parlato ieri a Venezia anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli: «I numeri sull’occupazion­e sono in calo ma ci sono anche i dati dell’indice Pmi manifattur­iero, che ci pone ancora ai vertici in Europa, con un valore di 53.1, quindi siamo ancora in crescita».

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Contrazion­e Sono soprattutt­o i più giovani a soffrire della dinamica negativa

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