Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Bus privati, servono garanzie da Roma»
La capienza all’80% dei mezzi mette in crisi il Tpl
Più domande che risposte sul rebus trasporti-scuole. Con la capienza all’80% servirebbero 500 bus in più e una sessantina di milioni (che ci sono solo in parte).
VENEZIA Trasporto pubblico locale e scuole. Il rompicapo settembrino presenta infiniti punti di domanda e una sola risposta: «Il 14 settembre si capirà». Il presidente della Regione, Luca Zaia, ascrive al Veneto la «vittoria» d’aver scongiurato una capienza dei mezzi al 50% come inizialmente si ipotizzava ma ammette «Revocherò l’ordinanza regionale sul 100% di capienza prima dell’inizio delle scuole».
L’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti sospira «con l’autonomia potremmo organizzarci e l’avremmo fatto per tempo». Il tempo, invece, è agli sgoccioli e la necessità, per coprire quel 20% di servizio pubblico mancante, ammonta a 500 mezzi in più. Tanti dovrebbero essere i bus privati da mettere sotto contratto dalle aziende del Tpl. Con che soldi? Il governo ha messo sul tavolo 200 milioni per tutta Italia ma, per Zaia, soltanto al Veneto ne servono 30 fino a fine anno. Il conto totale per l’intero anno scolastico raddoppia. «Sessanta milioni sono una stima sensata - spiega Massimo Bettarello, presidente di Atv a Verona ma anche di Confservizi che riunisce buona parte delle aziende di Tpl in regione - e a questi va aggiunta la quota di navigazione per Venezia». Zaia snocciola numeri monstre uno via l’altro. In Veneto si contano 465 milioni di passeggeri l’anno di cui 45 milioni viaggiano su rotaia, 145 su acqua e la maggior parte, 275 milioni, su gomma. Al giorno i bus di linea veneti macinano 350 mila km, i vaporetti viaggiano per 1.000 ore al giorno e sulle rotaie venete corrono 700 treni sulle 24 ore. Ma limitiamoci ai bus: la prima criticità riguarda la domanda. Gli abbonamenti sembrano in netto calo ma forse si stanno ancora attendendo i voucher per quelli non goduti durante il lockdown per poi rinnovarli; calano anche i nuovi abbonamenti ma l’insicurezza delle ultime settimane può giustificare l’attendismo e poi, ancora, lo smartworking prorogato in molti settori quanto peserà sulla domanda dei pendolari? Potrebbe compensare quel 20% di servizio da appaltare ai privati? Potrebbe ma, appunto, lo si capirà dal 14 settembre in poi. Zaia evoca le «corse bis» d’antan che dovranno intervenire quando un bus che da Treviso va a Venezia si ritrova a Preganziol già carico all’80% ma che si fa? Si lascia a terra uno studente che va a scuola e che è pure minorenne? E poi, ancora, ad essere ottimisti, ci fossero anche i famosi «bis», la rete stradale cittadina terrebbe? Pre Covid sul ponte della Libertà giravano 122 bus dalle 7 alle 8 del mattino, con i bis si arriverebbe a 200. De Berti prevede tensioni sociali. Bettarello sottolinea contraddizioni e conditio sine qua non: «I pullmini scolastici al 100% senza distanziamento per i viaggi sotto i 15 minuti ma i bus urbani che hanno le stesse tempistiche all’80% me li devono spiegare. Quanto ai privati io, e come me le altre aziende del Tpl, non firmerò contratti se il governo non metterà nero su bianco una deroga al codice degli appalti per l’affidamento ai privati del servizio aggiuntivo, se non farà altrettanto per l’omologazione dei mezzi dedicati normalmente ai servizi commerciali e se non ci darà garanzia sui fondi. Che poi, sui fondi, si parlassero fra ministri capirebbero che quei soldi sarebbero risparmi sul fronte cassa integrazione per i trasporti privati fermi da 8 mesi...». Palazzo Balbi, per parte sua, ha stanziato 8 milioni «per far fronte alle prime necessità».
Gli abbonamenti Vistoso calo generalizzato degli abbonamenti, difficile prevedere la domanda
Il carico sulle strade Fra i punti di domanda, il carico di centinaia di bus aggiuntivi sulla rete stradale regionale