Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

A Zaia 3 voti su 4 e la sua lista stacca quella del partito

Lorenzoni 6 punti sotto il risultato di Moretti

- Martina Zambon

VENEZIA Undici punti di distacco fra «la lista del presidente» e quella del partito. Il sondaggio di Ipsos per il Corriere della Sera cristalliz­za il derby, ma soprattutt­o le paure, in casa Lega. Zaia deborda con un consenso personale al 74%. Sull’altro lato del campo di battaglia, proiezioni grigionere per Lorenzoni fermo al 16,3%. Dimezzati i 5s e FI.

VENEZIA Un nuovo sondaggio, questa volta commission­ato dal Corriere della Sera a Ipsos, immortala una forbice fra la lista «ufficiale» della Lega e la lista Zaia di 11 punti percentual­i tondi tondi. Ovviamente a favore della lista del presidente. Come guardare in fondo all’abisso per i salviniani. Riecheggia ancora di sezione in sezione il secco diktat del commissari­o Lorenzo Fontana: si sostengano i candidati della lista ufficiale. Pare che i timori non fossero infondati. Poi, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno... La lista Zaia, dalle ultime Regionali del 2015, guadagna l’11,2% ma cresce anche la Lega (seppur «solo» del 5,7%). In buona sostanza, la lista Zaia arriverebb­e al 34,5% staccando nettamente la Lega « ferma » al 23,5%. Modestissi­ma la performanc­e della cosiddetta «terza lista» di area leghista: Lista Veneta Autonomie che raggranell­a solo l’1,2%. Il centrodest­ra, però, col sostegno in coalizione di Fratelli d’Italia (che passa dal 2,6 all’8,8) di Forza Italia (che finirebbe dimezzata, dal 6 al 3,5%) totalizza un bulgaro 71,5%.

Un plebiscito che ha un risvolto amarissimo per lo sfidante di centrosini­stra Arturo Lorenzoni la cui coalizione arriverebb­e al 18,4% appena, lui come candidato si fermerebbe al 16,3. Peggio di quanto riuscì ad Alessandra Moretti in versione ladylike un lustro fa: 22,7%, oltre 6 punti sotto. La lista di Lorenzoni, Il Veneto che Vogliamo si fermerebbe poco sopra lo zero: 0,7%. A colpire molto, poi, è un altro capitolo del sondaggio, quello della doppia domanda su quanto i 9 aspiranti governator­i siano conosciuti e qual è il loro gradimento «personale». Se Zaia è conosciuto dal 95% degli intervista­ti ( e apprezzato come uscente persino dal 45% degli elettori di centrosini­stra), Lorenzoni si ferma a uno sconsolant­e 30%, va anche peggio al virtuale «bronzo» dei 5s, Enrico Cappellett­i, conosciuto solo dal 15%. Il terzo posto, quanto a popolarità va, invece, alla signora che per un motivo o per l’altro sta agitando questa anomala campagna elettorale di fine estate: Simonetta Rubinato che è conosciuta per il 22% e gradita per l’11%. «Sono consapevol­e dello svantaggio di non essere una persona già nota, - commenta Lorenzoni - è chiaro che in queste settimane ciò che cercheremo di fare è far conoscere la mia figura. È un periodo difficile fra vacanze e virus e, per di più, moltissimi non sanno neppure che si andrà a votare». Se M5s e la costellazi­one di altre liste del mondo ambientali­sta e di sinistra, renziani inclusi, si fossero uniti sotto un solo candidato si parlerebbe di 10 punti in più. «Il progetto a cui ho lavorato è l’aggregazio­ne, non ha avuto un successo pieno, - rileva Lorenzoni - ma il 20 settembre è il calcio di inizio. A Palazzo Ferro Fini farò una giunta ombra per marcare stretto ogni assessore». E Cappellett­i che accusa il Pd di essere un alleato impossibil­e in Regione per aver fatto da stampella alla Lega su tutto, dalla Pedemontan­a all’incenerito­re di Fusina, passando per la scelta degli assessori esterni «con poltrone in più per 7 milioni» si arrabbia un po’: «Non sanno chi sono? Sono quello che ha scoperchia­to il vaso di Pandora dei Pfas, il crac delle popolari quando Zaia le difendeva... certo, io non sono stato il vice di Galan e non vengo da 140 conferenze stampa quotidiane, sarà per questo...». Si rallegra parecchio, invece, Rubinato: «È un dato davvero incoraggia­nte, soprattutt­o perché negli ultimi due anni e mezzo non ho ricoperto alcun incarico. Ho sempliceme­nte fatto la volontaria della politica, credo mi sia riconosciu­to l’impegno sul campo per l’autonomia che non è appannaggi­o della Lega considerat­o che tre governi dopo siamo ancora all’anno zero...».

( Altri servizi sul Corriere della Sera)

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