Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Tor in Gamba, Moreno e otto compagni sfidano le Alte vie
NOALE La Valle d’Aosta è un’icona a livello mondiale per chi ama la montagna. Per girare attorno ai suoi confini, nel corso degli anni sono stati disegnate due Alte Vie, la numero 1 e la 2, sentieri che tutti gli alpinisti sognano di portare a termine nel corso della vita. Qui si corrono anche le gare più importanti a livello mondiale, sfide di centinaia di chilometri nelle quali solo i più coraggiosi arrivano alla fine.
Ebbene, è questo lo scenario che Moreno Pesce, 44enne di Noale, ha scelto per la sua nuova impresa epica. Il suo volto è famoso tra gli appassionati di corsa in montagna. Non lo ferma la protesi che sostituisce la sua gamba sinistra, persa a causa di un incidente in moto del 1997. Anzi: l’essere amputato gli dona forza ed energia. Così, in questa estate senza competizioni a causa del Covid, ha deciso di tentare l’impossibile. Organizzare una staffetta di nove amputati capaci di percorrere i 342 chilometri necessari per partire da Courmayeur, girare attorno alla Valle d’Aosta e tornare alla base dopo aver scalato 24.000 metri di dislivello e aver percorso 31 tappe.
Ha ribattezzato l’impresa – progettata assieme a Francis Desandré, amputato di Quart dopo un incidente sul lavoro nel 1989 - «Tor in Gamba». Si parte il 12 settembre, i nove compagni di viaggio (Pesce è l’unico veneto, gli altri arrivano da mezza Italia) percorreranno quattro tappe a testa, e si dovrebbe finire il 19 settembre. Ad accompagnarli uno staff di guide alpine, videomaker e amici, che si assicureranno che tutto vada a buon fine. Il maltempo, l’infortunio, la fatica sono sempre in agguato, tanto più su sentieri crudeli e durissimi come quelli delle due leggendarie Alte Vie.
Quando gli si chiede il perché di un viaggio tanto folle e ardito, lui fonde la passione per la montagna e l’esempio resiliente che vuole dare al mondo. «Il progetto è nato con la voglia di trasmettere un messaggio sociale forte alle persone diversamente abili ma anche a quelle normodotate», spiega. «La disabilità aumenta con il pregiudizio: l’invalidità non è solo un concetto fisico ma un’ideologia radicata nel pensiero comune che immagina il disabile come persona emarginata e dalle poche possibilità fisiche. Con Tor in Gamba vorremmo provare ad abbattere la montagna psicologica per lasciare spazio alla montagna vera».
Per Moreno sarà il giusto epilogo di una estate costellata da tante altre imprese. È riuscito infatti a scalare il Gran Paradiso, ma anche la Punta Giordani del Monte Rosa e ha raggiunto il «Cor» di San Lucano, in Agordino, una conformazione di roccia a forma di cuore visitabile solo se accompagnati da qualcuno del luogo: il sentiero non è tracciato per evitare il turismo di massa. «Sono state esperienze meravigliose, che son riuscito a portare a termine solo grazie all’aiuto delle persone che mi sono state vicine», dice lui.