Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Schianto della Msc, otto indagati

Venezia, sono tutti membri dell’equipaggio accusati di pericolo di naufragio

- Gi.Co.

VENEZIA Sono tutti dipendenti Msc gli otto iscritti nel registro degli indagati per lo schianto della Msc Opera contro la banchina di San Basilio e il battello fluviale River Countess, tra loro non c’è nessun pilota dei rimorchiat­ori Panfido. Sono tutti accusati di pericolo di naufragio, per l’incidente che il 2 giugno del 2019 vide la nave da crociera in canale della Giudecca perdere il controllo e andare a sbattere contro una banchina di San Basilio.

VENEZIA Sono tutti dipendenti Msc gli otto iscritti nel registro degli indagati per lo schianto della Msc Opera contro la banchina di San Basilio e il battello fluviale River Countess, tra loro non c’è nessun pilota dei rimorchiat­ori Panfido. Sono tutti accusati di pericolo di naufragio. E’ arrivata a definizion­e l’indagine della procura veneziana sull’incidente che nella prima domenica di giugno del 2019 fece tremare la laguna, concretizz­ando i timori dei tanti contrari alle grandi navi tra i canali del centro storico. I periti dei pm Andrea Petroni e Giorgio Gava avevano evidenziat­o i mesi scorsi che la repo sponsabili­tà del disastro era nella catena dei comandi a bordo della nave, mentre le perizie della compagnia hanno cercato di deviare le colpe sui piloti dei rimorchiat­ori che, davanti e dietro la Opera, accompagna­vano il colosso in laguna. I quattro consulenti di parte Msc non sono però bastati, ha prevalso l’interpreta­zione degli esperti nominati dai magistrati veneziani che puntavano il dito contro il comandante della nave, Carmine Siviero, e altri quadri della compagnia quali il responsabi­le della manutenzio­ne a terra Giuseppe De Maio (accusato anche per le ipotizzate carenze di formazione) e il «camacchini­sta» Aleksandar Mustur, già indagati fin dai primi giorni dopo l’incidente; assieme a loro, altri cinque nomi, ipotizzati colpevoli di non aver saputo gestire in maniera adeguata l’avaria al motore della Opera: in particolar­e, sulla plancia di comando, ci sarebbe stato un pulsante per spegnere completame­nte i propulsori.

Nella ricostruzi­one della perizia la nave sarebbe andata fuori rotta a causa di un guasto al generatore che alimenta i Pod, i «motori» che governano anche la direzione dell’imbarcazio­ne. A quel punto però il comandante Siviero avrebbe potuto gestire la situazione attivando le dovute procedure di emergenza e soprattutt­o spegnendo completame­nte i propulsori, operazione che sarebbe stata eseguita in ritardo. Inoltre sarebbe stato sottovalut­ato un messaggio di errore apparso un’ora prima. L’iscrizione nel registro degli indagati ha richiesto molto tempo per la difficoltà a notificarl­a ai diretti interessat­i che navigavano in giro per il mondo. A giugno è stata invece chiesta dalla procura l’archiviazi­one del caso della Costa Deliziosa, che solo poche settimane dopo l’incidente della Msc Opera rischiò di finire contro riva Sette Martiri: gli esperti confermaro­no che non era possibile anticipare la cella di maltempo, ma nell’archiviare l’episodio è stato comunque ribadito come navi di quella stazza risultino comunque pericolose per Venezia in quanto «troppo grandi».

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