Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tornano i primi tour operator e la Fenice «apre» San Marco

Coro e orchestra insieme per la prima volta da marzo. «Segnale importante»

- Camilla Gargioni

VENEZIA In città sono tornati i tour operator stranieri. Nel mese che un tempo era quello del turismo migliore, il turismo da Festival del cinema, Biennale Arte o Architettu­ra, c’è chi arriva a capire che aria si respira in città. Obiettivo: riportare i turisti, ma nella primavera del 2021 se tutto andrà bene. «Dei tour operator nostri clienti, giapponesi, contano di tornare a viaggiare in aprile», conferma Anna Rita Panebianco, assistente di direzione al Florian. E’ piazza San Marco la cartina tornasole di questa stagione mai decollata veramente. I conti di tutti i Caffè storici sono semplici: - 50 per cento di clienti, qualcuno anche -80. I fratelli Alajmo del Quadri hanno aperto l’Hostaria in Certosa per impiegare il personale, il Florian ha metà degli 85 lavoratori ancora in cassa integrazio­ne. «Il nostro caffè celebrerà 300 anni in dicembre, c’è un buon movimento di turisti europei — continua Panebianco – Forse non dovremmo più lamentarci, ma l’autunno fa paura». Raffaele Alajmo guarda anche più in là: «L’autunno e l’inverno preoccupan­o».

Per una sera, ieri, la seconda dopo il Campiello, ad alleviare le preoccupaz­ioni sono stati l’orchestra e il coro della Fenice, tornata in Piazza dopo 24 anni, sotto il Correr con la scritta

"Ortombina L’ultima volta che abbiamo suonato qui fu nel ‘96 dopo il rogo

«Pax Tibi» celata tra i fiumi dorati dell’artista Fabrizio Plessi. Occasione i 1600 anni dalla nascita di Venezia (anche se, ironizza Gianfranco Bettin su Twitter, «Secondo tradizione il 25 marzo 421 nasceva Venezia, 1599 anni e mezzo fa: ma siccome ci sono le elezioni, il Comune li festeggia oggi»). «Una Piazza che rimane aperta e non chiusa durante gli eventi ci dimostra che se impariamo a riempire la città di eventi all’altezza, le persone ci sono e rispondono – dice Claudio Vernier, presidente dell’Associazio­ne Piazza San Marco – È un segnale importante ma al contempo una piccola boccata d’ossigeno più per i pubblici esercizi che per brand e gioielleri­e. Ciò che preoccupa è la mancanza di sicurezze, l’acqua alta, il turismo e ciò che potrà accadere nei prossimi mesi».

Ma ieri sera la potenza e la bellezza sprigionat­a dalle note di Verdi, Puccini e Rossini ha fermato il tempo. «Non possiamo cominciare senza menzionare Mario Messinis, che è mancato. Che il primo applauso sia per lui» ha esordito il sovrintend­ente e direttore artistico della Fenice Fortunato Ortombina. «Per la prima volta da metà febbraio, orchestra e coro si ritrovano insieme – ha continuato Ortombina – L’ultima volta che abbiamo suonato qui è stato nell’estate del 1996 con la Nona di Beethoven, quando c’era stato l’incendio. Il programma del concerto viene dal Risorgimen­to, la pagina più gloriosa della nostra storia. Non è facile continuare a parlare in una piazza così». Davanti a lui 1200 persone, tra le quali il sindaco Luigi Brugnaro, Karole Vail (Guggenheim), Marco Vidal (imprendito­re di profumi), Fabio Cerchiai (Autostrade), Sonia Finzi (presidente di Musikamera), Carlo Alberto Tessarin (procurator­ia di San Marco), Fabrizio Plessi. Tra loro anche le 400 coppie sorteggiat­e dal Comune, cui si è aggiunto chi si affacciava dalle transenne, ammaliato dalle note del «Va’ pensiero sull’ali dorate».

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Verdi, Puccini e Rossini ieri sera in piazza San Marco hanno fermato il tempo. Molta emozione (foto Vision/Sabadin)
Il concerto Verdi, Puccini e Rossini ieri sera in piazza San Marco hanno fermato il tempo. Molta emozione (foto Vision/Sabadin)

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