Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Un prof tra Mestre e Venezia «Piazzale Roma? Senz’auto»
L’ex presidente della Municipalità vuole la prenotazione obbligatoria per i turisti e le navi via dalla laguna
Favaro La Piazza-Piaz- zale Roma, quaranta minuti. All’imbocco del Ponte della Libertà, dal finestrino del tram Giovanni Andrea Martini volge lo sguardo a sinistra, verso Cannaregio, verso San Michele dove ci sono i suoi cari. Ognuno ha il suo panorama preferito nel tratto di viaggio sospeso sulla laguna. «Io pendo a sinistra – sorride il presidente uscente della Municipalità di Venezia e candidato sindaco della civica Tutta la Città Insieme – A destra guardo con un po’ di timore: la chimica a Marghera, le grandi navi ora assenti dalla Marittima e fa strano anche questo mutamento di skyline. Si può fare di meglio, nella parte destra; e in quella sinistra bisogna non fare del male a Venezia. Anzi, per fare il bene di Venezia, bisogna migliorare ciò che c’è a destra». E qui si sprecano metafore e si intrecciano piani di discorso che vanno dalla militanza politica (Martini ha lasciato il Pd in polemica con la decisione di non fare le primarie per la scelta del candidato sindaco), alla campagna elettorale (in Comune siede una maggioranza di destra, a sinistra si contano tre o quattro candidati), al groviglio tra urbanistica, economia, sviluppo, sostenibilità e futuro per le famiglie che è il nodo gordiano del governare Ca’ Farsetti. Ciò che c’è da fare per mettere a posto la laguna sud, secondo Martini, è ripensare le vestigia industriali di Porto Marghera («In una si potrebbe pensare ad un museo dell’archeologia della Terraferma, dai tempi di Altino») e rendere permanente quello skyline sgombro della Marittima estromettendo prima di subito le grandi navi da crociera. E il pensiero va subito al turismo: mai visto un tram nell’ora di punta nel pieno settembrino della Mostra del Cinema con un tale distanziamento sociale. Prima faceva male per eccesso, ora per difetto. «Venezia è spesso abbagliata dal motto com’era, dov’era - analizza - Il turismo, il commercio, un certo tipo di economia: non torneranno come prima del Covid, è deleterio illudere e ingannare le persone. Questo è il momento di intervenire per cambiare le cose. Per il turismo, prenotazione obbligatoria, previsione e programmazione: altro che questa ingestibile tassa di sbarco con una marea di esenzioni. Per residenza e commercio promuovere un contratto sociale tra proprietari e inquilini di abitazioni o negozi affinché facciano insieme il bene della città. Le piazze hanno le vetrine spente ma devono tornare ad essere i centri commerciali». Le spese di abbigliamento, tutti i veneziani le fanno nei centri commerciali, a Mestre ci si passa di striscio col bus quando c’è da prendere un aereo. «Da insegnante del liceo Guggenheim ho sempre voluto lavorare sia nelle sedi di Venezia che di Mestre – racconta il candidato - Perché ero interessato a capire cosa vogliono i ragazzi della terraferma. Vogliono qualcosa di diverso dagli aperitivi e dalle passeggiate nei centri commerciali: c’è sete di spazi, attività, proposte, vita sicura nei parchi». In viale San Marco le sette fermate attraversano tutte le fasi dell’urbanizzazione, dell’esodo da Venezia con interi quartieri costruiti su terreni imboniti con scarti tossici industriali, il Parco di San Giuliano è ancora il riscatto a metà di quella storia. «Erano gli anni Cinquanta ma se ci pensiamo, si fa ancora adesso: si scavano canali, danneggiando la laguna e si portano i fanghi all’isola delle Tresse». In piazzale Roma, lo sguardo volge a destra, dove c’è la torre piezometrica che sarà abbattuta per allargare il garage San Marco. «Brugnaro è il sindaco dei parcheggi: Forte Marghera, Santa Marta, Pili – enumera Martini – E piazzale Roma. Che va ripensato per un futuro senza automobili, le autorimesse dedicate ai veneziani. La mobilità deve essere elettrica e sostenibile. Prendo volentieri il tram. Mi piace, permette di osservare, leggere, pensare. Andrebbe portato fino a San Basilio, all’aeroporto e all’ospedale all’Angelo. Quando arrivo al capolinea penso: ora smetto di essere seduto e comincio a camminare».