Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«I prof non vengono più dal Sud»
Caos graduatorie e attesa per i concorsi, 13mila cattedre vacanti. E manca il flusso dal Mezzogiorno
VENEZIA All’appello ne mancano 13.500 e anche se stanno partendo le chiamate ai supplenti annuali, c’è il timore che la carenza di docenti quest’anno sarà strutturale. Anche perché da sud pochi accettano le nomine.
VENEZIA Presidi con il fiato sospeso, famiglie preoccupate e sindacati sul piede di guerra. In Veneto mancano tanti, tantissimi, insegnanti: 13.500, quanti sono i residenti di Cavallino Treporti nel Veneziano. E non è certo che si troveranno, almeno a breve. Le graduatorie dell’ultimo concorso del 2018 sono state svuotate con 1.790 assunzioni (in realtà, il Miur ne aveva concesse alla nostra regione 8.800) e ora gli Uffici scolastici provinciali stanno iniziando le chiamate dei precari. «Siamo in ritardissimo - lamenta Sandra Biolo, segretaria Cisl Scuola del Veneto - Sono partite le nomine annuali ma già si sa che non ci sono docenti a sufficienza, specie nel sostegno». Ma non solo. Non si trovano prof di matematica e si fatica persino con materie come l’italiano. «Io oggi ho solo un terzo dei docenti necessari di matematica e metà di quelli di italiano - racconta Luigi Zennaro, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi del Veneto - il problema è che andrebbe modificato il sistema di reclutamento del personale docente, che andrebbe adeguato all’oggi».
Quest’anno poi da chi era abituato a fare le valigie e trasferirsi in Veneto dal Sud per lavorare stanno arrivando molti «no, grazie». Un problema in più che si accoda al già annoso tema della carenza di insegnanti (nel sostegno in Veneto è da anni che il mondo
"Zennaro (preside) Oggi ho un terzo dei docenti di matematica e metà di italiano attendiamo le nomine
della scuola denuncia carenze strutturali e chiede l’attivazione di corsi abilitanti alle Università). «Il Covid ha cambiato le cose - spiega Adriano Rizza, segretario Cgil Scuola Sicilia - premetto che io ho lavorato per dodici anni a Belluno ed è stata un’esperienza bellissima ma ora i precari hanno tra i 40 e i 50 anni, adulti cioè con famiglia: con il rischio di non riuscire a rientrare a casa se torna il lockdown non si trasferiscono».
Anche chi ha vinto il concorso è recalcitrante a cambiare regione: «L’obbligo di permanenza di cinque anni disincentiva - continua il sindacalista - Purtroppo, mi duole dirlo, quest’anno le regioni del Nord e di conseguenza i
"Rizza (Cgil Sicilia) Moltissimi hanno deciso di non allontanarsi da casa per insegnare il Covid ha cambiato le cose
loro studenti avranno i maggiori problemi nelle scuole». Conferma il segretario di Uil Campania, Salvatore Cosentino: «Decine di colleghi, specie tra chi opera nelle scuole d’infanzia e nelle primarie, hanno scelto di non tornare a Nord - dice - lo abbiamo registrato tra fine luglio e inizio agosto nella compilazione delle graduatorie provinciali, al massimo si sono spinti fino a Roma: un fenomeno già visto con le nomine dei dirigenti scolastici, il timore di restare di nuovo bloccati lontano da casa sta prevalendo». «Il precariato nella scuola è diventato insostenibile - rincara la dose Ottavio De Luca, Cgil scuola Campania - molti contano nei posti delle graduatorie Covid locali». Che in Campania, ad esempio, aggiungeranno tra i 5 e i 6mila posti nelle scuole: «Ma ne erano stati chiesti 22mila - conclude De Luca - ci saranno due o tre docenti in più per ogni scuola». Abbastanza da creare la speranza di un impiego vicino alla propria famiglia.
Intanto, i dirigenti scolastici fanno i salti mortali per coprire i buchi in organico: «Ho scelto di fare quattro e non cinque ore in classe ogni giorno - testimonia Pinuccia Ametta, preside dell’istituto comprensivo Galilei di Scorzè nel Veneziano - i docenti liberi così intervengono dove necessario, soprattutto nel sostegno». Al Galilei a fronte di un fabbisogno di 27 inse
gnanti per gli alunni disabili lunedì ce n’erano tre, saliti da mercoledì a otto. «Come sempre faremo tutto al meglio - dice Zennaro - e dobbiamo ringraziare i nostri collaboratori, i genitori e gli enti locali per l’aiuto che hanno dato e continuano a dare per il funzionamento degli istituti ma qualcosa sarà penalizzato». Ad esempio, «la continuità didattica», segnala Federico Giovannone, docente precario che ieri, a Mestre, ha manifestato contro la gestione dei concorsi e delle graduatorie. «Le nuove sono piene di errori, sono cambiati i punteggi e definite in troppo poco tempo: i dirigenti scolastici avranno molti problemi e saliranno in cattedra almeno per tre giorni insegnanti che poi, alla verifica dei titoli, saranno rimossi - denuncia - inoltre, il nuovo concorso doveva essere ad ottobre ma chissà quando sarà davvero, forse a febbraio, ormai troppo tardi: alcuni di noi non accetteranno supplenze per studiare ed essere pronti appena ci saranno le date».