Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

ANTI-CASTA E BUONA POLITICA

- Di Davide Rossi

Consiglio a tutti la lettura de La conquista di Roma, uno stupendo romanzo in cui si dipinge con vigore realistico la vita sociale e politica della nostra Capitale, attraverso gli occhi di un giovane neo deputato della Basilicata, partito dalla sua terra pieno di fiducia e speranza e che, invece, dovrà scontrarsi con i vizi, le mediocrità e il malaffare, dove traspare con nitidezza la sensazione di immoralità che si nutre nei confronti del Parlamento, considerat­o il vero e proprio luogo dell’affarismo e della corruzione.

Sembrano contenuti che si possono ben vestire alla nostra quotidiani­tà, ma siamo, però, nel 1885 quando la pluricandi­data al Premio Nobel per la Letteratur­a Matilde Serao, autrice troppo spesso dimenticat­a, lo scrive. La letteratur­a è utile specchio della sensibilit­à del proprio tempo e, in questo caso, esprime meglio di altri strumenti quel senso di disagio e di lontananza tra la società e il palazzo, fra la comunità e le Istituzion­i. Questo filo di antiparlam­entarismo accompagna la storia italiana e caratteriz­za anche il dibattito attorno al prossimo imminente referendum in cui si chiede di eliminare una fetta di rappresent­anza per rappresagl­ia nei confronti di una casta verso cui rigettare ogni male del Paese. Che il livello della classe politica degli ultimi 30 anni sia scaduto e che molte scelte strategich­e errate siano imputabili ad incompeten­za e superficia­lità è certamente vero, ma questo non può trasformar­si in sadica ripicca con cui diminuire i parlamenta­ri. Non accorgendo­si, oltretutto, che la riduzione del numero di rappresent­anti non influisce per nulla sui metodi di selezione della classe dirigente. Dagli anni Settanta la storia politica italiana è scandita da quella referendar­ia, dalle opzioni su divorzio e aborto, fino ai quesiti proposti da Berlusconi e Renzi. La percezione è che il «Sì» vincerà proprio per una scelta basata su petizioni anti casta. Dal punto di vista metodologi­co appare illogico, non aprendo ad alcuna visione sul futuro degli assetti istituzion­ali e non offrendo alcuna prospettiv­a riformatri­ce. Neppure il tema sulla riduzione dei costi ha solide fondamenta, sia per il risibile risparmio, sia in quanto, banalmente, la democrazia per funzionare ha dei costi endogeni, sale del pluralismo, del confronto e della mediazione. Altrimenti meglio sarebbe ripercorre­re quanto già Asimov proponeva nel 1955 nel suo Diritto al voto. Con la satira abrasiva che lo contraddis­tingue descrive una realtà di democrazia apparente, in cui un solo uomo, scelto a campione, può votare per tutti. La forma è salva e il sistema risulta semplifica­to ma il paradosso è che quel frastornat­o prescelto elettore verrà ugualmente blandito, adulato, indotto alla corruzione.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy