Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
San Giuliano, via i sigilli dai cantieri
Arriva l’ok di Comune e Soprintendenza: verso il dissequestro dell’area concerti
VENEZIA Dopo il clamoroso sequestro del 24 luglio, presto dovrebbero essere tolti i sigilli all’area del «tamburello» del parco di San Giuliano a Mestre, che il Comune sta attrezzando per ospitare concerti e grandi eventi. Nei giorni scorsi gli uffici di Ca’ Farsetti hanno rilasciato l’accertamento di compatibilità paesaggistica, che chiude l’inchiesta aperta proprio perché – secondo la procura e il gip – mancava quell’autorizzazione. Il reato così sarà estinto.
MESTRE I carabinieri forestali si erano presentati a mettere i sigilli lo scorso 24 luglio, su ordine del gip Barbara Lancieri. Nei prossimi giorni dovrebbero tornare al cosiddetto «tamburello» del parco di San Giuliano, dove il Comune di Venezia sta realizzando i lavori di infrastrutturazione dell’area per i concerti e i grandi eventi, per toglierli. Lo sportello Autorizzazioni paesaggistiche di Ca’ Farsetti ha infatti rilasciato lo scorso 2 settembre l‘accertamento di compatibilità, che prevede come unica prescrizione da parte della Soprintendenza il ripristino della nuova viabilità in linea con quella di progetto: i lavori sono terminati proprio ieri, ora verrà chiesto il dissequestro dell’area e, non essendoci stato alcun aumento di cubatura, il reato dovrebbe essere dichiarato estinto dal pm Andrea Petroni, titolare dei vari fascicoli sui lavori del parco mestrino.
Questo filone è infatti il terzo che viene aperto dal pm Petroni sulla base delle indagini dall’ex Forestale, che ha acceso i fari su San Giuliano dopo gli esposti degli «Amici del Parco » . A luglio dell’anno scorso c’era stato il primo sequestro per la presenza di alcuni pezzi di eternit nelle terre di scavo ed erano stati indagati l‘ex direttore dei lavori e i titolari delle due ditte che li stavano eseguendo; a dicembre c’era stato un secondo blitz con la contestazione, ad altri tre funzionari comunali, della frode in pubbliche forniture, ritenendo che alcuni lavori fossero stati pagati prima di essere realizzati. Il terzo filone riguardava invece l’accusa che i cantieri non avessero l’autorizzazione paesaggistica, che peraltro avrebbe dovuto essere rilasciata dal Comune a se stesso ( e, così testimoniò il funzionario che dirige l’ufficio, non sarebbe stata chiesta): per questo era stato indagato anche il nuovo direttore dei lavori, oltre al predecessore, al Rup e al titolare di una delle due imprese.
Secondo l’accusa infatti quando il cantiere fu aperto il 15 aprile quell’autorizzazione non c’era; una ne fu rilasciata il 19 luglio, ma per la polizia giudiziaria, la procura e anche il gip riguardava il progetto del Polo nautico, che nel maggio del 2018 era stato separato anche formalmente (tanto da avere un codice diverso) con una delibera del consiglio comunale. La tesi delle difese è che in realtà in quell’autorizzazione ci fosse anche la documentazione relativa all’area grandi eventi. Il problema però non si pone più, dal momento che è arrivato l’accertamento di compatibilità paesaggistica a sanare tutto ex post. L’unico vincolo imposto dalla Soprintendenza riguarda le stradine di collegamento. Una in particolare era stata realizzata più larga del previsto e dunque è stata ristretta togliendo l’asfalto in più. Idem per un’area che era stata asfaltata per poter garantire l’accesso ad alcuni mezzi. Ora le foto aeree dovranno essere mandate a Palazzo Ducale per l’ok definitivo.