Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bottega, lettera dei dipendenti: «Smart working frustrante, vogliamo tornare in azienda»

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TREVISO (m.p.) «Basta smart working e cassa integrazio­ne, vogliamo tornare in azienda a lavorare». I dipendenti di Bottega, azienda nota nel mondo per le bottiglie di Prosecco dorate, hanno scritto ai titolari una lettera chiedendo di farla finita con computer e video-conferenze. Il motivo? «Il lavoro da casa porta alla solitudine che inibisce la personalit­à. Gli esseri umani sono fatti per stare insieme», si legge nella lettera, firmata da un centinaio di lavoratori sui circa 160 alla dipendenza dell’azienda.

«Siamo stanchi dell’incertezza che ci colpisce in ogni momento», scrivono. «Stare a casa è difficile, non solo per una questione economica, ma anche e soprattutt­o perché manca la vita aziendale. Vogliamo far sentire la nostra voce per dirvi che non è vero che lo smart working migliora efficienza e produttivi­tà; non siamo macchine, ma cervelli che pensano». Informato della lettera, il presidente Sandro Bottega (la sua azienda produce 16 milioni di bottiglie e fattura 60 milioni), ha sostenuto i lavoratori: «In un momento in cui lo smart working viene presentato come modello, occorre rispettare il giusto equilibrio tra lavoro da casa e in azienda. Per fare il vino buono gli enologi devono essere presenti in cantina e non a casa davanti al computer, a controllar­e da remoto la temperatur­a delle autoclavi».

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