Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Fondamenta 187» a Venezia i libri dell’acqua alta
Nessuno sa dire quanti siano i libri andati perdut i sot to l ’ Acqua Granda che il 12 novembre dell’anno scorso ha sommerso Venezia. Migliaia, o decine di migliaia, si dice. Solo in una scuola ne hanno persi 3 mila. Allagati magazzini, androni, piani terra, fino a quei 187 cm a cui è arrivata l’acqua e che nessuno si aspettava.
Nei giorni successivi al disastro, Ivana Galli ha percorso la città, ha contattato biblioteche, librerie e privati e, con l’aiuto dei volontari di «Venice Call», ha raccolto centinaia di volumi destinati al macero. «E’ stato molto doloroso, dovevo fare qualcosa», dice.
Originaria di Lugo di Vicenza, veneziana di adozione, è una raffinata fotografa d’arte che ama creare anche installazioni ambientali. E così è nata Fondamenta 187: un grappolo di colonne esili e forti, ricoperte di libri impilati e arrotondati ai bordi.
Migliaia di anelli di carta che con l’umidità si compattano e scendono e l’artista ogni tanto deve rabboccare la pila.
All’altezza di 187 cm una riga rossa, per non dimenticare. Sei colonne, una per ogni sestiere in cui è divisa la città lagunare: «Ho pensato alla foresta di pali sott’acqua che sorregge l’intera città – racconta l’artista – . Ho immaginato le radici urbane, ricoperte di libri, rivoltarsi e uscire allo scoperto». E aggiunge: «In uno dei libri raccolti ho trovato una stella alpina essiccata: ho pensato a chi l’aveva nascosta là dentro, alla storia d’amore che custodiva».
L’installazione campeggia da ieri nel parco di Thetis (Castello 2737/f), la società di ingegneria ambientale che ha sede a fianco dell’Arsenale. Robert Phillips, il curatore, spiega che l’opera di Ivana Galli «rappresenta le fondamenta, termine che a Venezia rimanda a una via da percorrere e il riparo dalle onde, ma rievoca anche le fondazioni su cui poggiano gli edifici. Sono architetture astratte e pure oggetti modellati dalle intemperie».
Quello con la carta è un rapporto speciale che Ivana ha coltivato negli ultimi anni. Sempre allo Spazio Thetis, diventato un vero giardino di sculture, campeggia un’altra opera scultorea dell’artista veneta, che sembra dialogare con le colonne appena inaugurate.
E’ un grande libro appeso a una struttura metallica: lo ha realizzato con kleenex usati, raccolti per tre anni in giro per la città, sciolti e impastati. Sembra un libro sacro, lasciato esposto all’aperto, un archivio del dna intriso con tutti quegli umori che contiene.
«E’ destinato a dissolversi, ma nemmeno il vento, la pioggia, la grandine lo hanno distrutto – dice- . Perché la carta è un materiale resistente e vivo, ha in sé le fibre del legno da cui proviene».
Così succederà con le colonne dei libri affogati nell’acqua altissima. «E’ il segreto su cui poggia la città».
"Ivana Galli Ho pensato alla foresta di pali che sorregge Venezia. Le radici urbane ricoperte di volumi