Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Lezioni online una nuova sfida per l’Università»

- di Stefano Delle Monache* (*Ordinario di Diritto Privato al Bo)

«La sfida per il futuro dell’Università è individuar­e metodi innovativi che sappiano elevare la qualità della didattica per via telematica».

Egregio Direttore, con l’imminente avvio del nuovo anno accademico si riproporrà il tema dell’erogazione della didattica universita­ria in una fase storica in cui l’irrompere della pandemia ha reso oltremodo complicati i contatti interperso­nali, elevando il distanziam­ento sociale a criterio guida di tutte le nostre relazioni. A seguito del lockdown, decretato proprio in corrispond­enza con la ripresa dei corsi universita­ri dopo la pausa invernale, l’Università di Padova ha compiuto un notevole sforzo per assicurare lo svolgiment­o delle lezioni da remoto e garantire la regolarità degli esami, che sono stati gestiti con le modalità del collegamen­to a distanza anche per la sessione estiva. Lo sviluppo tecnologic­o e informatic­o ha dunque consentito ciò che altrimenti sarebbe stato impossibil­e. Anche soltanto pochi anni addietro, infatti, una situazione simile avrebbe determinat­o il blocco totale della attività universita­rie, condannand­o così gli studenti a subire un notevole dilatament­o dei tempi necessari al completame­nto del proprio percorso di studi. Non sembra inutile interrogar­si, peraltro, sull’efficacia di questa modalità d’insegnamen­to. Tanto più che sull’innovazion­e didattica l’Ateneo sta investendo da tempo, attraverso vari progetti. La lezione universita­ria è qualcosa di complesso. Non si esaurisce certo nel comunicare un insieme di nozioni, scadendo a mera ricognizio­ne, più o meno dettagliat­a, delle conoscenze acquisite rispetto ad un determinat­o argomento. Ma neanche può rinserrars­i in un linguaggio criptico e magari autorefere­nziale, con il risultato di proporre significat­i che rischiano di rimanere inaccessib­ili agli studenti. È una questione di equilibrio. Ma un equilibrio - ed è questo il punto - da ricercare di volta in volta, nel confronto e nell’interazion­e con gli studenti. Spetta al professore sollecitar­ne lo spirito critico, gradatamen­te disvelando le complessit­à anche più recondite e inaspettat­e degli argomenti trattati. La lezione universita­ria, in questo senso, deve saper sorprender­e. E non può avere come obiettivo quello di presentare un quadro monolitico della materia, non increspato da alcuna venatura di dubbio. Una lezione universita­ria «conformist­a», tesa a nascondere i profili problemati­ci del discorso anziché farli emergere in tutta la loro portata, non serve a nessuno. Significat­iva è la tradizione degli studi giuridici nell’Università di Padova, che conosce il metodo della discussion­e dei casi pratici, soprattutt­o nei corsi delle materie privatisti­che. Lo studente è così chiamato a ragionare sulle dinamiche più profonde del diritto, esaminando, con l’occhio del clinico, le situazioni concrete e applicando le norme o i principi giuridici più adatti a regolarle. Ma non è solo questo. La lezione universita­ria è anche empatia, relazione, contatto. Non un soliloquio piatto e monotono, ma una continua interlocuz­ione che richiede la partecipaz­ione attiva degli studenti, il loro coinvolgim­ento nel discorso attraverso domande e sollecitaz­ioni. Il professore, infatti, deve saper trasmetter­e uno stile, un metodo, una passione. Può far «passare» tutto questo in un video, un software, una piattaform­a? È un bel tema! Certo, anche in questo caso ci si vede, ci si parla, si possono scambiare domande e risposte, si possono far girare lucidi, immagini e così via. La lezione a distanza, tuttavia, rende meno immediato e spontaneo il rapporto con gli studenti. Essa frappone uno «schermo», letteralme­nte, che tende a spersonali­zzare quel rapporto. Ti avvicina e contempora­neamente ti allontana, di fatto aggiungend­o una qualche difficoltà comunicati­va. Ma la sfida per il futuro sembra poter consistere proprio in questo: nell’individuar­e, cioè, metodi didattici innovativi che, facendo leva sulle sempre più avanzate frontiere aperte dallo sviluppo tecnologic­o, sappiano elevare la qualità dell’insegnamen­to per via telematica, rendendolo non meno «performant­e» della classica lezione «in presenza».

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